Il governo ha proposto un nuovo regime per gestire il Covid-19 nelle scuole. La riunione del Consiglio dei ministri in cui è stato approvato è stato una nuova prova della tensione che si sta accumulando in maggioranza: i ministri leghisti non hanno partecipato al voto sul decreto legge perché contiene norme “discriminatorie” che distinguono tra vaccinati e non.

A non piacere ai leghisti sono state in particolare le decisioni sulla didattica a distanza, esclusa per i vaccinati con ciclo completo e i guariti da meno di 120 giorni. In ogni caso, la didattica da remoto sarà applicata soltanto a partire dai 5 casi in su: altrimenti si proseguirà in regime di autosorveglianza.

La scelta del governo di distinguere i vaccinati «è un’indicazione di marcia» secondo il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. Certo, un’indicazione del tutto inaccettabile per la Lega, anche se il mininstro della Salute Roberto Speranza si affretta a specificare che «non c’è alcuna discriminazione e i vaccini sono lo strumento che ci sta consentendo di aprire uina fase nuova».

Le nuove regole

Agli alunni per i quali non sia applicabile il regime di autosorveglianza si applica la quarantena di cinque giorni, che termina con un test rapido o molecolare negativo e con l’obbligo di indossare per i successivi cinque giorni mascherine Ffp2. La riammissione in classe avviene dimostrando di aver effettuato un test rapido o molecolare negativo, anche in centri privati.

Fino a quattro casi di positività accertati tra gli alunni presenti in classe, quindi, l’attività didattica prosegue per tutti in presenza con l’utilizzo di mascherine Ffp2 da parte dei docenti fino al decimo giorno successivo alla conoscenza dell’ultimo caso accertato positivo. Tra le norme approvate c’è anche il prolungamento della durata della validità del booster da sei mesi a una durata illimitata in attesa dell’elaborazione di una strategia per la somministrazione di una potenziale quarta dose.

Per chi è in possesso del green pass rafforzato cadono pure le limitazioni sulla fruizione di servizi, lo svolgimento delle attività e gli spostamenti limitati o sospesi previste in zona rossa. Cambiano anche le regole dell’autosorveglianza: ora, in caso di contatto con un positivo, anche chi ha fatto due dosi ed è guarito potrà evitare la quarantena, indossando mascherine Ffp2 fino al decimo giorno successivo alla data dell’ultimo contatto stretto con soggetti. La nuova norma in sostanza equipara i guariti con due dosi a chi ha avuto anche il booster.

La sterzata leghista

Una scelta, quella della Lega, concordata dal capodelegazione Giancarlo Giorgetti con il segretario Matteo Salvini prima della riunione della cabina di regia precedente al Consiglio. Il ministro dello Sviluppo economico in ogni caso non ha preso parte né alla prima riunione né all’incontro dell’esecutivo. La decisione di insistere sulla volontà di non “discriminare” bambini non vaccinati è coerente con quanto emerso dal congresso federale di martedì.

Uno dei punti su cui i dirigenti leghisti avevano trovato l’accordo per l’attività di governo dei prossimi mesi recita proprio «No a nuove restrizioni e - in tema di Dad a scuola - nessuna differenziazione tra bimbi vaccinati e non vaccinati». La sterzata della Lega nel governo sembra andare incontro alle richieste dei pre

Una posizione in linea con il comunicato diffuso dalla delegazione governativa del Carroccio dopo la riunione: «Pur condividendo le misure di apertura contenute nel decreto approvato oggi in Cdm, in coscienza non potevamo approvare la discriminazione tra bambini vaccinati e non vaccinati. I dati ci dicono, per fortuna, che i contagi scendono quotidianamente e nostro dovere è lavorare con determinazione alle questioni concrete per risolvere i problemi del paese», scrivono i ministri.

La prospettiva che emerge dal Consiglio dei ministri di oggi non fa ben sperare per la prosecuzione del lavoro della maggioranza, già messa a dura prova dalla complicata settimana dell’elezione del presidente della Repubblica. La Lega, spiegano fonti parlamentari, «non accetterà più misure restrittive». Su questo punto, che potrebbe non essere l’unico su cui Salvini insisterà per recuperare consensi, il Carroccio proverà a mettere in difficoltà Draghi.

 

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