Al ministero della Salute nessuno fiata. «La questione è nelle mani del presidente Conte», è la frase con cui si viene declinata ogni domanda. Fino a sera si aspetta una telefonata da Palazzo Chigi. Bisognerebbe nominare in fretta un commissario straordinario alla sanità calabrese per mettere la parola fine, ammesso che sia possibile, al pasticciaccio brutto dei tre nomi saltati in meno di dieci giorni.

Ma la fretta di Palazzo Chigi ha già combinato disastri. E la verità è un’altra: l’elenco dei papabili ormai viene spuntato velocemente. Già prima era difficile, ma ormai in Calabria nessuno ci vuole andare. Al ministero dell’Economia le bocche sono ugualmente cucite. «Aspettiamo». Il ministro Roberto Gualtieri ha sentito più volte in giornata il premier Conte. Perché se sta al Tesoro e alla Salute, di concerto, la nomina, del commissario, è Palazzo Chigi a decidere. E infatti da lì, lunedì, era arrivata la notizia della nomina dell’ex rettore della Sapienza Eugenio Gaudio, e della «disponibilità a far parte della squadra, anche con una delega speciale» di Gino Strada, icona della sinistra radicale, medico e fondatore di Emergency.

La vicenda ridà fiato alle destre che ora chiedono le dimissioni di Speranza. Matteo Salvini propone il professor Pellegrino Mancini che subito si dice «pronto al servizio». In attesa di un promettente quarto episodio, la vicenda fotografa l’improvvisazione che in queste ore ispira le mosse di Palazzo Chigi, con buona pace dei meccanismi di comunicazione: ormai anche quelli sembrano fuori fase. Proprio mentre il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si appella per l’ennesima volta alla collaborazione fra istituzioni e forze politiche: «Il virus tende a dividere», dice, «dobbiamo far ricorso al nostro senso di responsabilità, per creare convergenze e collaborazione tra le forze di cui disponiamo perché operino nella stessa direzione. Anche con osservazioni critiche, ma senza disperderle in polemiche scomposte o nella rincorsa a illusori vantaggi di parte».

I dieci giorni del disastro

Salta dunque anche la terza nomina, in un crescendo di figuracce, errori inemendabili per il presidente del Consiglio e per il governo. È successo tutto in meno di dieci giorni, nel pieno di un’emergenza nazionale e di una pandemia che si porta via centinaia di persone ogni giorno. Durante la quale un’ala del ministero della salute si era impegnata a scrivere il decreto di conferma del commissariamento della sanità della Calabria, da subito regione in fascia rossa, e con strutture al collasso, dopo 11 anni di commissariamento.

Il primo a dimettersi, siamo al 7 novembre, è il generale dei carabinieri in pensione Saverio Cotticelli, dopo un’intervista in cui dimostra di non sapere di dover fare un piano Covid per la sua regione. Il secondo, lunedì 16 novembre, è Giuseppe Zuccatelli, dirigente della sanità con un curriculum lungo così ‘beccato’ sulla rete a fare uno show sulle le mascherine che «non servono a un cazzo». Il terzo, e siamo a martedì, è l’ex rettore Eugenio Gaudio, nominato la sera e autodimissionato la mattina ufficialmente per «questioni familiari»: la moglie, ha spiegato, non si sarebbe trasferita con lui a Catanzaro. E’ un’immagine edificante per un uomo di studi che si dilettava con i concorsi di Miss Università. Ma in realtà la mattina Palazzo Chigi ha letto i titoli dei giornali in cui accanto al nome è bene in vista la parola «indagato». E poco importa se dell’indagine si parla in termini di probabile archiviazione, e anche se il pm di Catania in questione è Carmelo Zuccaro, noto per aver tentato di incriminare le Ong più volte e a vuoto. La frittata è fatta, al rettore non è rimasto altro che raccontare la pietosa balla della moglie renitente al trasferimento e rassegnare le dimissioni. Il punto è che alle origini di tutte e tre le nomine c’è Palazzo Chigi: Soprattutto in due casi su tre. E cioè il premier Conte, sia nella versione gialloverde che in quella giallorossa.

«Contatto personale»

Se infatti Zuccatelli era considerato di area Leu, bersaniano in purezza, Gaudio, uomo di potere e del baronato universitario, cosentino e medico, già preside della facoltà di Medicina, è quello che dal ministero della Salute viene definito un «contatto personale» del presidente Conte. L’amicizia risale almeno ai tempi del concorso del premier per la cattedra di Diritto privato alla Sapienza lasciata da Guido Alpa. Gaudio alla rinuncia è arrivato in poche ore. «Per ragioni assolutamente personali», dice il ministro Francesco Boccia a La7, «La vicenda finisce lì». Ma come finisce?

Negli scorsi anni il commissario straordinario ha dovuto combattere un corpo a corpo con la regione. Il nuovo decreto, con nuovi poteri, cambiava anche questo. Il governo ha destinato 60 milioni per tre anni per risanare il debito. Poi 15 milioni per creare una struttura esterna – ci sono Asl che da anni non approvano il bilancio. Il rischio di dare lavoro alle procure è ovviamente all’ordine del giorno. «Quando se n’è andato Zuccatelli tutti dicevano ‘è un peccato, era il più bravo’. Poi è arrivato Gaudio, e dicevano ‘è calabrese, è potente e ha le spalle larghe’», c’è chi spiega per raccontare il pantano in cui è finito il premier, «ora in Calabria non ci vuole più andare nessuno». E forse neanche Gino Strada, irritato dal tira e molla sul suo nome: «Non ho ricevuto nessuna proposta formale e comunicherò le mie decisioni attraverso i canali ufficiali se ci sarà qualcosa di reale e concreto da comunicare».

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