Il caso della famiglia Bolsonaro conferma che la nostra legge sulla cittadinanza va riscritta. Rispondendo a un’interpellanza parlamentare presentata dal portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli, la Farnesina ha confermato che i due figli dell’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro hanno richiesto nel 2020 «di essere inseriti nella lista di attesa della cancelleria consolare dell’ambasciata d’Italia di Brasilia» per essere convocati «ai fini del riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis», grazie ai loro trisnonni italiani.

Al momento della risposta, alla Farnesina non risultavano domande presentate dall’ex presidente. Secondo la rivista brasiliana Istoè, il leader della destra avrebbe però presentato domanda alla stessa ambasciata d’Italia giusto prima di riparare in Florida e osservare l’assalto al parlamento e alle altre massime istituzioni del paese di centinaia di suoi sostenitori. Bolsonaro vorrebbe riparare in Italia, assicura Istoè.

Di certo al momento tutti e tre i membri della famiglia Bolsonaro hanno problemi con la giustizia, tutti e tre avrebbero molto da guadagnare in un paese governato da un esecutivo che non ha nemmeno inviato un rappresentate al giuramento di Luiz Inácio Lula da Silva come nuovo presidente del Brasile.

I guai con la giustizia

Il senatore Flavio è al momento implicato in una inchiesta per distrazione di fondi pubblici e per rapporti con i presunti responsabili dell’omicidio della deputata Marielle Franco. Eduardo, invece, deve affrontare una indagine per aver attaccato il tribunale supremo elettorale brasiliano.

Per l’ex presidente, già omaggiato con la cittadinanza onoraria del comune di Anguillara veneta, in provincia di Padova, il senato brasiliano è pronto a chiedere la messa in stato d’accusa per crimini contro l’umanità, tra le altre cose per la sua gestione della pandemia, che ha provocato secondo le ultime stime 600mila morti.

Il punto, come ha ricordato Flavio Bolsonaro, ai media locali che gli chiedevano conto della sua visita in ambasciata nove giorni dopo le elezioni che hanno visto suo padre perdere la presidenza, è che per la legge italiana sulla cittadinanza ha tutto il diritto di divenire italiano.

L’automatismo

La stessa Farnesina nella sua risposta ufficiale precisa che «il riconoscimento della cittadinanza italiana iure sanguinis non prevede un’attività di valutazione discrezionale da parte dell’amministrazione che esamina la pratica, ma solo l’accertamento» dei requisiti.

La norma risale al 1992, ministro degli Esteri Gianni de Michelis, è la trasposizione dell’idea di un’Italia che già allora non esisteva: un paese di emigranti e non di immigrati.

Ci sono due requisiti: l’antenato italiano (in questo caso i nonni di Bolsonaro padre da lato di madre e i bisnonni dal lato paterno) e la trasmissione all’interno della famiglia senza interruzioni della cittadinanza italiana.

A una famiglia da generazioni brasiliana, ma anche argentina o di altra nazionalità, basta provare una parentela e la non rinuncia alla cittadinanza italiana, per poi vedersi riconoscere la pienezza dei diritti civili e politici nel nostro paese, mentre cinque milioni di migranti presenti in Italia e i loro figli nati qui ancora combattono con una normativa che li ostacola. Un privilegio di sangue, da cui deriva anche gran parte del peso di quelle circoscrizioni elettorali all’estero, facilmente pilotabili, e la possibilità di usare la cittadinanza italiana come uno scudo giudiziario.

 

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