Il 6 aprile, nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, è andata in scena la galleria degli orrori. Il caso che Domani ha sollevato, rivelando la presenza di video che documentano le violenze, è arrivato anche in parlamento.

Il partito democratico ha presentato un’interrogazione parlamentare, firmata da Walter Verini, responsabile giustizia del Pd, e dai componenti democratici della commissione giustizia. I deputati chiedono, a seguito di quanto emerso, risposte al ministro della giustizia, Alfonso Bonafede.

«Occorre in ogni caso che il ministro e il dap, dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, per quanto di competenza, forniscano tutti gli elementi utili per avere un quadro della vicenda». Gli interroganti vogliono sapere dal ministero «di quali elementi conoscitivi disponga riguardo la vicenda esposta in premessa e se sia stata avviata un’inchiesta amministrativa per accertare le eventuali responsabilità, anche al fine di tutelare l’immagine del corpo della Polizia Penitenziaria».

In quei giorni di aprile, dopo la protesta da parte dei detenuti preoccupati dal primo caso di contagio in carcere, viene preparata una perquisizione straordinaria. Si procede al reperimento di personale proveniente da altri istituti di pena, come Secondigliano e Ariano Irpino.

Il padiglione Nilo viene occupato militarmente dagli agenti, entrano in ogni cella, i detenuti vengono picchiati sia dentro che fuori, nei corridoi, lungo le scale fino all’area destinata all’ora d’aria. La svolta è arrivata dai video e anche dalla verifica del contenuto dei cellulari, sequestrati agli agenti, lo scorso 11 giugno. A guardare i video, durante l’interrogatorio, è stato uno dei detenuti pestati che, oggi libero, ha raccontato quanto ha visto.

I video sono diversi, almeno un centinaio che riprendono gli episodi di violenza, e non uno come erroneamente riporta, ieri, dall’agenzia Ansa che riprendeva le dichiarazioni del garante regionale dei detenuti Samuele Ciambriello che, insieme ad Antigone, al garante nazionale ha sollevato, in aprile, il caso. Così come non risponde al vero che il 6 aprile sia intervenuto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere il Gom, gruppo operativo mobile.

Quel giorno sono intervenuti solo agenti provenienti da altre carceri. Proprio partendo dalle rivelazioni di questi giorni, anche Erasmo Palazzotto, deputato di Leu, interroga il ministro della giustizia. L’interrogazione inizia da una considerazione: «Alla base di quella che all’interrogante appare una vera e propria spedizione punitiva ci sarebbe la ritorsione per le proteste nelle carceri di marzo a causa delle restrizioni previste per l’emergenza del Covid-19».

Palazzolo parla di una «totale sospensione dello stato di diritto ai danni di cittadini che si trovano sotto la custodia dello stato». In chiusura il deputato chiede al ministro «se era a conoscenza dei fatti esposti in premessa, viste anche le ripetute denunce da parte dell’Associazione Antigone circa il clima che si era creato nelle carcere già a partire dallo scorso mese di marzo e quali iniziativa di competenza ha adottato per verificare e accertare la veridicità di quelle denunce».

Ma soprattutto: «quali iniziative intenda adottare (…) al fine di ricostruire le esatte responsabilità e la catena di comando che ha deciso e poi determinato quelle violenze ai danni di decine di detenuti». Una interrogazione è stata presentata anche dal deputato radicale, Riccardo Magi, che pone questioni che, ad oggi, non hanno avuto risposta.

«Se il dap abbia avviato, per quanto di competenza, delle indagini interne sui pestaggi illustrati in premessa, su quali aveva ricevuto una nota dall’associazione Antigone, prima che fosse avviate le indagini della magistratura, o se lo abbia fatto successivamente, e con quali esiti, anche in termini di accertamento delle responsabilità della catena di comando». Non arriva alcuna dichiarazione da Matteo Salvini, leader della Lega che il giorno 11 giugno andò a Santa Maria Capua Vetere per esprimere solidarietà agli agenti indagati per tortura, destinatari di un decreto di perquisizione. Quel giorno, Salvini disse: “Se uno su mille sbaglia, paga, ma non si possono indagare e perquisire come delinquenti servitori dello stato”.

I servitori dello stato che, ripresi dai video, hanno manganellato e pestato detenuti.


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