Dopo l’ennesimo vertice, è fumata bianca per il nome del candidato sindaco di Roma per il centrodestra: «Piena sintonia nel centrodestra, che ha scelto Enrico Michetti candidato sindaco, in ticket con Simonetta Matone che sarà prosindaco», ha annunciato il leader della Lega Matteo Salvini. All’incontro, oltre al Carroccio, Forza Italia e Fratelli d’Italia, hanno aprtecipato anche i partiti più piccoli come Coraggio Italia, l’Udc e anche Rinascimento di Vittorio Sgarbi. 

Avvocato amministrativista, professore universitario e speaker per l’emittente romana Radio Radio, Michetti ha scelto proprio il microfono della radio per lanciare la sua candidatura e dare un primo assaggio del tono: «Dobbiamo spolverare questa città e riportarla agli antichi fasti, a quella che era la Roma dei Cesari, dei grandi Papi, dove ogni cittadino è cittadino del mondo».

Pur non essendo iscritto a nessun partito, Michetti è considerato vicino a Giorgia Meloni. Il nome non entusiasmava soprattutto la parte più moderata dello schieramento che fino all’ultimo ha provato a saggiare la disponibilità di Guido Bertolaso, che pure da mesi si era ritirato dalla partita ma su cui pesava il no di Fratelli d’Italia. La mancanza di nomi di caratura nazionale ad aspirare alla guida di una delle città più complicate d’Italia ha fatto il resto. Del resto la partita romana è complicatissima: la città viene descritta come ingovernabile dopo cinque anni di governo Raggi, la competizione si trascinerà quasi sicuramente al ballottaggio e l’esito sarà incerto fino all’ultimo. Proprio questo avrebbe scoraggiato qualsiasi nome politico più di esperienza, soprattutto in questa delicata fase politica per il centrodestra.

Il risvolto politico della scelta di Michetti è duplice. Il sostegno a un candidato formalmente apartitico solleva di fatto i singoli partiti del centrodestra dall’entrare in concorrenza tra di loro: nessuno si è intestato il candidato e dunque la sua vittoria sarà di tutti, la sua sconfitta di lui solo, è uno dei ragionamenti. Tuttavia, in favore di Michetti potrebbe giocare favorevolmente la sua dimestichezza con gli ambienti della pubblica amministrazione e imprenditoriali cittadini. Non a caso uno degli endorsement più significativi viene dal neo-acquisto di Forza Italia, il presidente dell’assemblea capitolina ed ex Cinque stelle Marcello de Vito: «Avvocato lui, magistrato lei, quella di Enrico Michetti sindaco e Simonetta Matone vice è una grande scelta», ha commentato, aggiungendo che «I romani hanno la grande occasione di valutare non in base ai likes o al livello di esposizione mediatica, ma in base alla professionalità».

La partita romana è quella a cui più si è adoperata Giorgia Meloni che, avendo spuntato un candidato informalmente della sua area, ora dovrà presentarsi più malleabile al prossimo tavolo per la scelta del candidato a Milano.

Candidata vicesindaca, invece, è la magistrata Simonetta Matone, di area Forza Italia e che dovrebbe essere chiamata a “normalizzare” l’esuberanza di Michetti: sostituto procuratore presso la corte d’Appello di Roma, è stata anche capo di gabinetto di Mara Carfagna e dovrebbe accontentare chi predilige profili più istituzionali. Proprio la sua candidatura, però, potrebbe sollevare qualche contraddizione per la Lega: il 19 giugno sarà in piazza proprio a Roma per promuovere i referendum sulla giustizia che dovrebbe “ridimensionare” il potere dei magistrati. Il palco leghista potrebbe essere una buona occasione per lanciare i due candidati, ma intersecare il piano cittadino con quello nazionale potrebbe risultare problematico proprio per Matone.

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