«Chi pagherà per queste falsità? Ilaria Capitani e Rai3 si aspettano delle scuse che temo non arriveranno mai da alcuna parte, ne ho certezza», il direttore di Rai3, Franco Di Mare, non arretra di un passo, sostiene che Fedez abbia manipolato il caso, facendo apparire la discussione sul suo intervento sul Ddl Zan tra Rai, ICompany e il rapper un tentativo di censura che per la Rai non c’è stato: «E del resto già prima di salire sul palco si era spostato l'asse sulla Rai cattiva che l'aveva censurato, ma non è vero, tutta la narrazione è fondata su un dato corrotto».

Franco Di Mare in Commissione (LaPresse)

Di Mare ha anche attaccato l’influenza di Fedez: «Intanto i diritti del lavoro spariscono, anche i diritti Lgbt, Ilaria Capitani viene considerata autore della narrazione e questo è infamante». Per lui sono “tempi orribili”: «Nessuno si prende il tempo per una verifica più attenta, tutti sono stati vittime di una manipolazione, di una verità aggiustata». Stiamo vivendo«tempi orribili, dove la verità è morta e annientata dalla velocità del web. Tutti dicono “niente censure io sto con Fedez” ancora prima di conoscere le cose. È stato un danno gigantesco perché la bugia corre più veloce della verità».

La telefonata

La ricostruzione in commissione del direttore è stata quella anticipata nei giorni scorsi: «La telefonata (quella che Fedez ha pubblicato immediatamente dopo il concerto su Twitter, ndr) viene montata spostando domande e risposte e tagliata, così diventa un’altra cosa, con un tono e un significato completamente diversi» anzi, ha detto, «non è la stessa telefonata, il testo pubblicato da Fedez non è neanche un riassunto, è una manipolazione per alterare il senso delle cose. Vorrei anche concedergli la buonafede ma il giorno dopo lui accusa la Rai, dice che la colpa è della Rai, dice che Ilaria Capitani alla domanda 'allora posso salire sul palco o no?' c'è un silenzio assordante ma non è vero, lei risponde “assolutamente”».

Per lui si prefigura un reato: «La manipolazione in alcuni paesi è un reato e forse si configura come tale anche nel nostro quando si diffama una rete e un'intera televisore. Si tratta di un imbroglio».

Le reazioni dei partiti

Tutti i partiti hanno detto a Di Mare dopo le sue accuse di passare alle vie legali. Il Pd e Leu però hanno difeso Fedez. Valeria Fedeli (Pd) ha detto: «Le cose che ha detto Fedez sono parte integranti del Primo Maggio». Il problema è «chi è che ha detto di adeguarsi al sistema? Questa è la domanda a cui bisogna dare risposta». Se i testi sono manipolati «andrei alla procura della repubblica, non credo che ciò sia avvenuto». Alle parole «gravi», ha aggiunto, «devono seguire i fatti». Il testo di Fedez, ha ricordato, è stato inviato agli organizzatori ICompany, Rai e Cgil,Cisl e Uil «i sindacati non hanno risposto, invece oggettivamente ha risposto la Rai, e la telefonata oggettivamente ha visto pressioni».

La Lega ha ribattuto dando «piena solidarietà al senatore Ostellari», il presidente della commissione Giustizia che dopo aver osteggiato la legge contro l’omotransfobia adesso è diventato relatore del disegno di legge Zan e degli altri testi affini. Il deputato Massimiliano Capitanio ha «dato la solidarietà alla vice direttrice Capitani, anche come donna, prima aggredita al telefono in maniera arrogante e maleducata» senza pensare «al codice rosso» contro la violenza sulle donne. 

Nonostante l’ex premier Giuseppe Conte, leader in pectore del Movimento 5 stelle si sia detto dalla parte di Fedez in linea con il Pd, il vice presidente della commissione, Primo Di Nicola (M5s), ha criticato l’organizzazione e ha chiesto «se sia il caso per la Rai di affidarsi a soggetti esterni. Capitani non doveva essere presente alla conversazione con Fedez». Ma ha criticato con forza l’influencer. Ha segnalato, come il leader della Lega, Matteo Salvini, già il primo maggio, che Fedez ha esposto al pubblico il simbolo Nike, e ha detto che comunque «alla fine non c’è stata censura». Comunque Di Nicola ha proposto: «Mi chiedo se non sia il caso che Fedez sia audito». Il presidente però ha bocciato la proposta.

Italia viva ha parlato del caso di Renzi e Report. Secondo il partito renziano infatti l’ex premier è vittima di un attacco da parte della trasmissione di inchiesta. Il capogruppo al Senato di Italia viva, Davide Faraone, ha detto che si tratta di «un caso ugualmente delicato, meritavano tutte e due pari attenzione e dimostrano come la Rai stia vivendo una situazione di abbandono rispetto alla governance». Per il senatore «Di Mare contesta a Fedez quello che noi contestiamo a Report, un atteggiamento censorio su come si è svolta la conversazione». Accuse che Report ha rigettato.

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