Il corpo del poeta ridotto a poltiglia, a immondizia. Il corpo del presidente della Dc «acciambellato in quella sconcia stiva», la Renault 4 dove l’hanno depositato i suoi assassini. I resti insepolti di due uomini diversissimi, ma accomunati dalla loro fine, continuano a parlare al nostro vuoto quotidiano. Come ««un punto irriducibile di contestazione e di alternativa»
Una foto li ritrae seduti uno accanto all’altro. Pier Paolo Pasolini in smoking, Aldo Moro in doppiopetto. Le mani giunte, timidissimi, due uomini giovani, fragili, inflessibili. L’occasione è la Mostra del cinema di Venezia del 1964, dove Pasolini è in concorso con Il Vangelo secondo Matteo. Moro è presidente del Consiglio, guida un governo di centrosinistra, i democristiani con i socialisti, sta finendo l’estate 1964 del fantasma del golpe contro la svolta a sinistra pilotato dal Quirinale. Il


