«La stabilità di cui si avverte l’esigenza è fatta di dinamismo», è lo slogan con cui Sergio Mattarella ha inaugurato il suo secondo mandato, il 3 febbraio del 2022.

Un ossimoro che si è infranto nel momento chiave della legislatura, l’elezione del capo dello stato. La rielezione di Mattarella al Quirinale ha coinciso con la bocciatura di Mario Draghi.

In una giornata in cui perfino un ministro del suo governo, Stefano Patuanelli del Movimento 5 stelle, confessava alla buvette che impedire il trasloco del premier da palazzo Chigi al Colle era per Giuseppe Conte un obiettivo in sé.

«Ora possiamo votare per chiunque, anche per Casini». E, ancor di più, per Mattarella, che infatti fu rieletto poche ore dopo. È in quel passaggio che va ritrovato il senso dello scontro di questi giorni tra Draghi e Conte.

E anche di un impalpabile, sotterraneo, invisibile filo di divisione tra i due presidenti, Mattarella e Draghi, nella gestione di questa crisi.

Inabissarsi sempre

Invisibile, del resto, è la mano di Mattarella nella soluzione delle crisi di governo del suo primo settennato. Inabissarsi, è la regola numero uno del manuale Mattarella. Sparire. Non lasciare tracce, al contrario di quanto fece prima di lui Giorgio Napolitano con la scelta di Mario Monti nel 2011, più volte rivendicata, e ancor prima Sandro Pertini e Oscar Luigi Scalfaro, presidenti interventisti e creativi.

I primi incarichi a esponenti non democristiani per il socialista Pertini, il primo tecnico ed extra parlamenatare Carlo Azeglio Ciampi nominato a palazzo Chigi per il democristiano Scalfaro.

Di Napolitano si ricordano anche gli scontri pubblici con Silvio Berlusconi e il dissenso dalla scelta di Romano Prodi di andare a cadere con il suo governo in parlamento nel 2008, sottolineata dal premier dell'Ulivo nel suo intervento al Senato: «Rileggiamo la Costituzione. Non vi troviamo la debolezza dell’esecutivo che paralizza chiunque segga a palazzo Chigi, né la prassi delle crisi extraparlamentari».

Regola numero due del manuale Mattarella. Non forzare, let it be, lascia che sia. I giri di consultazione infiniti nella crisi del 2018, la più lunga della storia, durata 88 giorni.

Tre giri di consultazioni, due mandati esplorativi ai presidenti delle Camere Casellati e Fico, tre incarichi (due a Giuseppe Conte, uno a Carlo Cottarelli). Nel 2019 la crisi aperta da Salvini in spiaggia va al rallentatore e scavalca il ferragosto, Conte nel frattempo diventa il punto di riferimento del Pd.

Il presidente procede con la «abituale lentezza silenziosa» di Aldo Moro di cui scrisse Vittorio Gorresio sulla Stampa quasi cinquant’anni fa: «Se Moro tace e si muove adagio (avanti adagio – quasi indietro, come è nel gergo dei macchinisti navali) è segno che padroneggia la situazione. È quasi un arabo, assomiglia per qualche verso al compianto re Feisal. Molto più che parlare, Moro ascolta, così che c’è chi immagina che non abbia nulla da dire. Alla fine, però, riesce a concentrare in una specie di sintesi chimica di eccezionale densità i fiumi di parole che sono scorsi dalle fonti alla foce, infilzando le argomentazioni degli altri con l’abilità del collezionista di farfalle. Con un presidente di simili attitudini, la speranza che sia possibile venire a capo del groviglio è fondatamente giustificata».

Come collezionista di farfalle, nelle crisi Mattarella ha superato il suo maestro e punto di riferimento politico. In questi anni ha dovuto smontare nella prima crisi (dicembre 2016) la furia di Matteo Renzi che voleva andare a votare subito per trasformare il 40 per cento della sconfitta nel referendum costituzionale nella base di una vittoria elettorale.

E poi per romanizzare i barbari, come si disse, ovvero far accomodare i neoeletti del Movimento 5 stelle nelle stanze del governo.

Regola numero tre del manuale Mattarella. Intervenire al momento giusto. Come fece la sera del 2 febbraio 2021 alle nove di sera quando si appellò ai partiti «perché conferiscano la fiducia a un governo di alto profilo, che non debba identificarsi con alcuna formula politica».

La mattina dopo Mario Draghi era al Quirinale per ricevere l’incarico. È stato il momento più politico della sua presidenza, il gesto politico per eccellenza, il cambio del gioco. Da cui è partita l’avventura del governo Draghi, una maggioranza di unità nazionale ma senza politica, perché da nessuna formula politica è retto il governo oggi a rischio se non l’emergenza, l’urgenza e il sostegno del suo inventore al Quirinale.

Nulla di più lontano dal presidente della figura del demiurgo. Anche in queste ore dal Quirinale arriva il consiglio di consumare tutti i passaggi, uno ad uno. Con il dogma della stabilità che ancora una volta viene tirato in ballo per far accettare l’ultima sceneggiata di quel che resta del Movimento 5 stelle.

Stabilità senza dinamismo

Una stabilità senza dinamismo, però. In questi quattro anni di legislatura, in una fase drammatica per l’Italia e per l’Europa, Mattarella si è trovato a governare una situazione impossibile, una prolungata crisi di sistema senza più un principio d’ordine: né i partiti, come nella Prima repubblica, né il tentato bipolarismo della Seconda.

Un mosaico impazzito che ha trovato come unica regola la necessità di governare tutti insieme, senza un progetto. Ma perfino Draghi è finito intrappolato nel vuoto della politica, il buco nero che inghiotte leadership, partiti, ambizioni, furbizie, vanità personali, e sensibilità, partecipazione, fiducia nelle istituzioni.

C’è un momento in cui il fallimento della politica diventa pericoloso perché corrode i vincoli più delicati, il senso dello stare insieme.

La legislatura del tutti contro tutti e poi del tutti con tutti coincide con la massima distanza dei cittadini dalla politica. Prevedibile che si preparino come reazione nuove risposte radicali e semplificate, le stesse che oggi spingono un pezzo del Movimento 5 stelle a buttare giù Draghi.

Il manuale Mattarella, come quello del maestro Yoda, è caro alla saggezza dei cavalieri antichi, ma non si vince il corpo a corpo con il populismo senza tornare nella società. È il capitolo del manuale che non è stato ancora scritto.

© Riproduzione riservata