Dopo le immagini della guardia costiera libica che spara a un’imbarcazione di migranti con una motovedetta donata dall’Italia, è arrivato in parlamento il decreto sulle missioni internazionali: il governo ha deciso di aumentare i fondi, sia diretti a supporto della guardia costiera libica sia alle missioni europee in mare che cooperano con l’apparato militare libico. «Il governo deve spiegare quali sono le reali intenzioni dietro l’aumento di questi fondi – dice Paolo Pezzati di Oxfam – , e i parlamentari devono porre dei limiti perché questo non significhi cooperare con i respingimenti dei migranti».

I conti

La verità è contenuta nelle schede delle missioni internazionali che il governo ha approvato in via definitiva il 17 giugno ma che sono giunte alle Camere solo il 30. L’approvazione era stata discussa e nei giorni scorsi più voci dal Partito democratico e di Liberi e uguali si sono levate contro le intenzioni non ancora dichiarate dell’esecutivo.

Il governo ha infatti deciso di destinare 500 mila euro in più nel 2021 per sostenere le attività della guardia costiera libica, che sono così arrivati a 10,5 milioni: la missione ha l'obiettivo di supportare «le autorità libiche preposte al controllo dei confini marittimi ai fini della prevenzione e repressione dei traffici illeciti via mare». In particolare, la missione prevede l'impiego di personale della Guardia di finanza in Libia per l'addestramento di personale appartenente alle Istituzioni Libiche preposte al controllo dei confini marittimi e il mantenimento in esercizio delle unità navali appartenenti al naviglio libico.

Le altre missioni

Il punto però non è solo quello. Oxfam lancia l’allarme sulle altre missioni: per le missioni navali nel Mediterraneo è stato registrato un aumento di 17 milioni rispetto al 2020 per la missione Mare Sicuro e 15 milioni per Eunavfor Med Irini: «Nessuna – sottolinea Pezzati - ha compiti di ricerca e soccorso in mare».

Irini, la missione europea, si legge nei documenti, tra le altre cose, oltre al contrasto del traffico illegale di armi, ancora una volta contribuisce allo sviluppo delle capacità e alla formazione della marina libica, inclusa la Guardia costiera. In particolare «nei compiti di contrasto in mare, in particolare per prevenire il traffico e la tratta di esseri umani», un compito «svolto in alto mare» ma anche «nel territorio, comprese le acque territoriali, della Libia o di uno Stato terzo ospitante vicino della Libia». Inoltre sostiene «l'individuazione e il controllo delle reti di traffico e tratta di esseri umani attraverso la raccolta di informazioni e il pattugliamento in alto mare effettuato con mezzi aerei, nel teatro dell'operazione convenuto».

Il dispositivo aeronavale Mare Sicuro, italiano, si occupa di sorveglianza e protezione delle piattaforme dell’Eni ubicate nelle acque internazionali prospicienti la costa libica, e «svolge compiti di sorveglianza e sicurezza marittima nel Mediterraneo centrale, allo scopo di assicurare adeguate condizioni di sicurezza in mare operante in area, il supporto alla missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia». Le unità navali impiegate in Mare Sicuro dovranno operare per «protezione delle unità navali nazionali impegnate in operazioni di ricerca e soccorso (Sar)».

Frasi che prendono un’altra luce dopo che le Ong hanno filmato come la cosiddetta guardia costiera libica abbia cercato di colpire e speronare un’imbarcazione di migranti, o ancora prima come ne abbia fermate altre picchiando le persone a bordo, o peggio ancora dopo i mancati soccorsi libici che continuano ad accrescere il numero di morti nel tratto di mare che separa la Sicilia dalla Libia.

Spiega Pezzati: «Ci sono stati aumenti molto importanti alle missioni navali collegate alle attività per le missioni in mare. Ci sono tre missioni nel Mediterraneo e non ci preoccupiamo se non di intercettare, mentre non ci sono fondi per i salvataggi».

L’unica missione in Libia ad essere stata tagliata – da 47,9 milioni a 46,8 -  è Miasit, che fornisce supporto sanitario e umanitario, e in parte anche formazione e addestramento sia in Italia sia in Libia. Il comando della missione è schierato a Tripoli e il Comandante è il colonnello Roberto Vergori, mentre la dipendente Task Force “Ippocrate”, che include l’ospedale da campo, è schierata a misurata, e di recente, come rivelato da Domani, è stata al centro di un braccio di ferro diplomatico.

In totale, le missioni collegate alla Libia – in Mediterraneo e direttamente riferite alla Libia, senza aprire il capitolo dei paesi confinanti - pesano sul bilancio dello stato per oltre 207 milioni, mentre l’anno scorso avevano raggiunto i 177 milioni. Quello che chiede la Ong è chiaro: «A pochi giorni dalla discussione parlamentare sul rinnovo delle missioni militari italiane all’estero, - si legge in una nota diffusa da Oxfam – chiediamo perciò ai partiti di maggioranza di interrompere immediatamente gli stanziamenti per il 2021 diretti alla Guardia Costiera libica, che solo quest’anno ha intercettato e riportato in un paese non sicuro il triplo dei migranti, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno».

Inoltre «è necessaria – aggiunge Pezzati - una revisione delle missioni che contengono iniziative legate alla sua formazione e al suo supporto. Quello che serve è un cambio deciso di approccio, una gestione diretta dei flussi e non la mera chiusura delle frontiere delegata a paesi come la Libia o la Turchia».

L’occasione per discuterne sarà prossima, mercoledì il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e il ministro della Difesa Lorenzo Guerini sono stati già convocati in parlamento in audizione per illustrare il decreto.

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