Nella bozza del disegno di legge sui diritti sportivi, viene prevista una fonte di finanziamento agli impianti sportivi direttamente dai ricavi delle scommesse. Incentivi anche per il rapporto con i privati
La raccolta delle scommesse e le sponsorizzazioni (sia pure indirette) delle società di betting potranno essere il volano per finanziare i lavori degli impianti sportivi. Insomma, dalla puntata allo stadio.
Lo prevede il governo nella bozza del disegno di legge delega, visionata da Domani, sui diritti sportivi, che a differenza di quanto ipotizzato non dovrebbe essere esaminato dal consiglio dei ministri in programma giovedì 12 giugno.
I decreti attuativi, da emanare entro un anno dall’approvazione della legge delega, devono essere emanati dal ministro dello Sport, Andrea Abodi, di concerto con il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, il ministro delle Imprese, Adolfo Urso e il sottosegretario alla trasformazione digitale, Alessio Butti.
Scommesse per gli stadi
Tra le novità c’è infatti la «predisposizione per finalità di formazione ed educazione dei tesserati in tema di divieti di giochi e scommesse e di rischi della ludopatia» e «riconoscendo sia la sponsorizzazione sportiva, sia pure nella sola forma indiretta, da parte degli operatori di giochi e scommesse che sono inseriti nel registro tenuto dalla Agenzia delle dogane e dei monopoli, sia una quota della raccolta dei giochi e scommesse anche a favore degli organizzatori (le leghe, ndr) e dello sviluppo dell'impiantistica sportiva».
Inoltre, si legge ancora nel testo che entrerà nelle prossime ore a palazzo Chigi, «una parte della mutualità generale di sistema professionistico della lettera sarà destinata al fondo per il contrasto al gioco d’azzardo patologico». Le scommesse vanno ad alimentare questo apposito fondo.
Partenariato pubblico-privato
Lo sviluppo degli stadi è dunque una delle priorità della legge delega sui diritti audiovisivi. Una priorità in vista dell’Europeo 2032 che vede l’Italia co-organizzatrice insieme alla Turchia, tanto da prevedere la nomina di un commissario ad hoc. Intanto viene previsto un potenziamento del rapporto con i possibili investitori privati.
La riforma vuole poi intervenire «sull’estensione delle forme di partenariato pubblico-privato contrattuale e istituzionale».
L’operazione è pensata «al fine di agevolare il reperimento di risorse e capitali privati (ove del caso mediante ricorso a forme di partenariato pubblico-privato) complementari alle risorse pubbliche e contribuire alla attrattività e sostenibilità degli investimenti nel settore per associazioni e società sportive, operatori di mercato ed investitori, avuto riguardo all’impatto sociale degli investimenti medesimi».
I diritti della Lega di A
Secondo quanto prescrive il disegno di legge, le leghe sportive possono cedere i diritti audiovisivi per una durata massima di tre anni. L’unica eccezione potrebbe essere inclusa per la Lega di serie A che potrebbe dare un affidamento più lungo, ma spetterà all'Antitrust la valutazione sul contesto di mercato.
La delega sui diritti audiovisivi
Il disegno di legge punta dunque a riscrivere le normative sulla gestione dei diritti audiovisivi in ambito sportivo. Le leghe organizzatrici degli eventi saranno contitolari dei diritti con le società. Nel dettaglio le leghe avranno «il diritto esclusivo di commercializzare in forma centralizzata tutti i diritti audiovisivi, tutti i diritti digitali e tutti i diritti accessori degli eventi sportivi».
Alle singole società spetterà invece «la titolarità del diritto di conservazione delle fissazioni delle immagini ai fini della costituzione di un archivio di immagini fisse o in movimento e conservare le stesse in una banca dati» e «dei diritti di sfruttamento dei dati relativi alla gestione dei rapporti con i propri tifosi e con i propri atleti».
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