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Il Movimento trumpiano sulla carta  ma senza mostrarlo troppo

LaPresse
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Nessun volto di prima linea del Movimento 5 stelle si è posizionato nella corsa al voto americana. Nemmeno per Trump, che pure nel 2016 era stato elogiato dal fondatore Beppe Grillo per il suo «V-Day» all’establishment statunitense. Oggi, però, il M5s guarda molto più verso Oriente

  • Non c’è stato nessun esponente del Movimento 5 stelle che si sia esposto sulla campagna elettorale americana. Eppure i grillini, almeno secondo il loro fondatore, sarebbero trumpiani.
  • Invece, da quando è alla Farnesina, l’ex capo politico Luigi Di Maio guarda molto più a Oriente, «da dove vengono rapporti più proficui», dice un senatore. 
  • Negli ultimi tempi il rapporto con l’amministrazione Trump è però migliorato, tanto che Di Maio ha lodato ampiamente gli Accordi di Abramo tra Israele e gli Emirati arabi uniti e il Bahrein mediati dagli Stati Uniti.

«Tra Trump e Biden? Innanzitutto gli Stati Uniti». La risposta del ministro degli Esteri ed ex capo politico del Movimento 5 stelle intervistato nelle scorse settimane dalla Stampa riassume al meglio la situazione in cui si trovano i vertici del partito oggi, restii a esporsi sull’esito delle elezioni americane. E se negli altri schieramenti è partito il tifo per Joe Biden o Donald Trump, a seconda dell’inclinazione, i volti più in vista del Movimento si sono ben guardati dall’esprimere pubblic

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