Prima c’erano le campagne contro le città, oggi c’è il centro città contro i quartieri più periferici. Votano in modo opposto e certificano di essere mondi diversi, anche se separati solo da una linea immaginaria che separa le sezioni elettorali. E il referendum costituzionale non ha fatto eccezione.

Il partito della Ztl, quello che abita la zona a traffico limitato fatta di passeggiate pedonali e salotto buono dei centri urbani, ha trascinato quel 30 per cento di No al referendum: addirittura, lo ha fatto vincere nel cuore del centro storico delle due maggiori città italiane. Milano e Roma, diverse in tutto, si sono scoperte sorelle di centro storico: a Milano è il centro storico della zona 1, a Roma sono i municipi 1 e 2 che corrispondono al centro storico e al quartiere borghese Trieste-Parioli. In queste enclavi il No ha toccato picchi da 65 per cento, contro il 60 per cento del Sì della zona 9, stazione Garibaldi-Niguarda e il 70 per cento del municipio VI detto “delle Torri” perché comprende i quartieri popolari di Torrespaccata, Torre Angela, Torre Maura, Torrenova, Torre Gaia, Tor Bella Monaca e Tor Vergata.

Il dato non raggiunge le stesse proporzioni di Roma e Milano, ma è ben visibile anche nelle due capitali del Meridione: Napoli e Palermo. Nella città partenopea il No non ha ottenuto la maggioranza in nessun quartiere della città, ma la percentuale di Sì scende a mano a mano che ci si avvicina al cuore della città. Sul lungomare di Posillipo, nel quartiere del centro storico di Chiaia e sul promontorio del Vomero il Sì non ha superato il 55 per cento. Picchi ben superiori al 70 per cento di media nazionale, invece, si sono registrati in tutta la cintura sud di Napoli: a Barra, Secondigliano, Miano, Scampia, la percentuale di favorevoli al taglio dei parlamentari ha toccato l’85 per cento. Lo stesso fenomeno si riscontra anche a Palermo: nelle circoscrizioni centrali prima e ottava - dove si trovano la zona dei tribunali, palazzo Reale, il quartiere Libertà e il quartiere Montepellegrino delle ville storiche e della fiera del Mediterraneo – il Sì non ha superato il 60 per centro. All’opposto, nella seconda circoscrizione – la zona industriale e i quartieri sì popolari Brancaccio e Settecannoli – hanno votato sì più del 75 per cento dei cittadini.

La roccaforte democratica

La mappa geografica della scelta referendaria offre un elemento in più. Le vie dei centri storici delle grandi città dove abitano i sostenitori del No, sono anche i quartieri che, alle elezioni politiche del 2018, hanno sostenuto il Partito democratico. Un Pd che si è a lungo interrogato sul quesito referendario, fino a convergere sulla linea ufficiale del Sì. Dal punto di vista della tattica politica, la collocazione sul Sì è stata vincente: così Zingaretti ha tolto al Movimento 5 Stelle lo scettro del vincitore referendario all’interno alla maggioranza. Eppure, dal punto di vista culturale, i grafici del voto nelle città pone un interrogativo sullo scollamento tra il Pd e il suo elettorato, almeno nella parte borghese che si è rivelata essere sempre più lo zoccolo duro dei democratici. Sovrapponendo la mappa del voto al referendum con quella del voto alle politiche 2018, si nota come a Roma i quartieri che hanno votato No sono gli stessi in cui il Pd è stato il primo partito con il 42 per cento dei voti; nei quartieri periferici del Sì, invece, il Pd dimezzava il consenso al 20 per cento, risultando il terzo partito. Lo stesso confronto vale anche per Milano, dove il Pd tocca quota 41 per cento nel centro storico. Anche a Napoli e Palermo il dato è simile, anche se il Pd non è maggioritario in nessuna zona delle città. Prendendo sempre a riferimento le politiche, nel centro storico di Napoli dove si è votato No il Pd è al 20 per cento, mentre nei quartieri popolari del Sì il suo risultato si dimezza all’11 per cento. Il dato è pressoché identico a Palermo: nelle circoscrizioni centrali, il Pd è al 20 per cento; nelle zone periferiche si ferma all’11 per cento.

Le ragioni del No, dunque, sono risultate tanto più forti proprio negli ultimi avamposti “rossi” delle grandi città. Non a caso Zingaretti ha dichiarato che «Il Pd farà di tutto per rappresentare le preoccupazioni di chi ha votato no. Molte le sentiamo come nostre, come quelle in difesa delle istituzioni».

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