È arrivata la seconda ondata, e rischia di essere più alta e pericolosa della prima. Il virus Sars-Cov 2 non è mutato, il vaccino non è ancora disponibile, cure specifiche non esistono. Il sistema del tracciamento dei positivi e dei loro contatti è saltato, e in alcune aree metropolitane l’epidemia è fuori controllo. Le terapie intensive sono poche per garantire un trattamento efficace a una massa crescente di malati, e il governo è costretto a una nuova stretta.

La politica a livello centrale e regionale si è mossa tardi ignorando i segnali dello tsunami in arrivo. Ma è un fatto che oltre ai decisori anche la comunità scientifica ha qualche responsabilità. Soprattutto sulla gestione della comunicazione del rischio, un elemento decisivo durante crisi sanitarie gravi come questa. Messaggi contraddittori alla pubblica opinione, litigi sui media, presenzialismo e toni da bar hanno provocato spaesemento e incertezza e, in qualche caso, favorito l’abbandono di comportamenti prudenziali. Ecco una classifica degli esperti più in vista, divisi tra tra chi aveva previsto tutto e chi, al contrario, ha sbagliato ogni previsione.

Walter Ricciardi (Foto: LaPresse)

WALTER RICCIARDI

Epidemiologo di fama, consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza ed ex presidente dell'Istituto superiore di Sanità, dopo una prima defaillance a fine febbraio («è necessario ridimensionare questo grande allarme, solo il 5 per cento muore, tutte persone che avevano già problemi di salute») lo scienziato le ha indovinate tutte.

Già a giugno, mentre in molti festeggiavano il calo delle curve epidemiche, diceva di «ritenere improbabile che il virus sparisca», e annunciava che bisognava «prepararsi ad affrontare un terremoto, una seconda ondata». Spiegava che era necessario potenziare il tracciamento, e che «l'80 per cento dei contagi avviene in famiglia: il Covid ha elevata contagiosità e se non vengono isolati i focolai ti ritrovi con 2 mila casi in una settimana».

In piena estate – mentre colleghi di fama affermavano che l'emergenza «era finita» – Ricciardi ammoniva: «I virus respiratori non vengono bloccati dal caldo ma solo rallentati. Si ingenera confusione nella gente se gli scienziati parlano di “ridotta pericolosità”. Rischiamo con questi messaggi di allentare la guardia». Il 20 luglio, come una Cassandra, ammoniva giornalisti distratti e gli italiani ancora stretti in spiaggia come sardine: «Bisogna fare di tutto per non arrivare impreparati alla battaglia di ottobre, quando il virus rialzerà la testa». Profetico

Matteo Bassetti

MATTEO BASSETTI

Il direttore del reparto Malattie Infettive dell’Ospedale San Martino di Genova è ospite fisso dei talk show da otto mesi. Nemico giurato degli allarmisti, a fine lockdown spiegava chissà perché come «il nuovo coronavirus potrebbe essere diverso: la potenza di fuoco che aveva due mesi fa non è la stessa che ha oggi».

Dimostrazioni scientifiche per avvalorare l'affermazione? Nessuna, ma «sono un medico che lavora sul campo». Il 2 giugno l'infettivologo propone di riaprire gli stadi, perché «c'è bisogno di tornare a parlare di altre cose: il virus si è indebolito, e i coronavirus in passato sono diventati poi forme influenzali».

Il 14 luglio: «La proroga dell'emergenza voluta dal governo mi pare esagerata, rischiamo di perdere reputazione all'estero: dire “lo faccio” perché forse ad ottobre avremo qualche caso mi è difficile da comprendere». I casi sono oggi arrivati a 20 mila al giorno. Ancora: «Il virus tornerà, ma non sarà come la spagnola, non chiamiamola seconda ondata. La spagnola è arrivata nel 1918 quando non c'erano antibiotici, vaccini, macchinari per la ventilazione», dice lo scienziato ad agosto. Dimenticando che per il Covid non ci sono ancora vaccini, l'antibiotico è inutile e i ventilatori sono pochi rispetto alle esigenze pandemiche. Ottimista inguaribile

Ilaria Capua (Foto: LaPresse)

Ilaria Capua

Costretta a lasciare l'Italia per un'inchiesta sbilenca della procura di Roma, la virologa si è presa una rivincita mediatica partecipando a decine di talk show e prevedendo gli eventi con precisione.

Tra i primi scienziati italiani a mettere in guardia dagli effetti devastanti del Covid («arriverà in Italia, farà danni giganteschi in giro del mondo, cerchiamo di implementare subito lo smart working», dichiarava ancor prima della scoperta dei paziente zero di Codogno), la Capua a giugno dice non solo che il virus non «è cambiato, siamo solo diventati noi più bravi a gestirlo», ma aggiunge pure che «la seconda ondata è legata ai nostri comportamenti. La curva è solo appiattita, non azzerata: questa infezione non andrà via e rimarrà con noi per un po' di tempo. Serve una responsabilità collettiva». Affidabile

Franco Locatelli (Foto: LaPresse)

FRANCO LOCATELLI

Il presidente del Consiglio superiore di sanità è il membro del Comitato tecnico scientifico con maggiore “peso” politico. Nella prima fase pandemica si è battuto contro una riapertura troppo affrettata, spiegando che senza tutela della salute la ripresa economica era impossibile.

Da giugno lo scienziato ha però cambiato il suo refrain. «Una seconda ondata? Se dovesse esserci non avrà le dimensioni e la portata della prima», diceva. A luglio: «La situazione è sotto controllo, l'Italia è la migliore in Europa». Ad agosto: «Riapriremo le scuole ad ogni costo, siamo ancora in vantaggio e possiamo contenere l'epidemia».

Il 2 ottobre: «Non rivivremo il lockdown, la chiusura non si prende in considerazione, ora il Paese è preparato, ci prendono a modello, ci sono comunque terapie, presto arriveranno vaccini». Il 4 ottobre, con i contagi in crescita esponenziale: «Voglio essere razionalmente rassicurante: non ci sono minimamente le condizioni per ipotizzare un lockdown».

E, se a settembre affermava che non era possibile «fare scommesse sui tempi del vaccino», solo un mese dopo si smentiva chiarendo che «si potranno far partire a primavera». Confuso

Massimo Galli (AP)

MASSIMO GALLI

Il numero uno del dipartimento di Malattie infettive del nosocomio Sacco di Milano è ormai una star tv. Ma, a differenza di altri colleghi, non ha mai sbagliato una predizione edipemiologica. A maggio diceva che «il virus Sars-Cov2 non ha attenuato la sua virulenza».

Ha chiesto senza successo un potenziamento della medicina territoriale, ha supplicato maggiori forze per i tracciamenti in Lombardia, e segnalato l'evenienza di una seconda ondata devastante in tempi non sospetti. «Sarà probabile» spiegava ad agosto «se non individuiamo subito i nuovi focolai e non manteniamo misure prudenziali».

Il 25 agosto: «Siamo ancora lontani dal poter brindare». Il giorno dopo: «Vacanze allegre, e sul rientro comportamenti imprudenti». 

A settembre, quando l'allenatore della Nazionale Roberto Mancini ipotizzò di riaprire gli stadi, si scagliò anche contro la decisione di far entrare solo mille spettatori: «È un messaggio sbagliato». Inappuntabile

Alberto Zangrillo (Foto: LaPresse)

ALBERTO ZANGRILLO

La nemesi di Galli è sicuramente Zangrillo. Il direttore della terapia intensiva del San Raffaele di Milano, medico personale di Silvio Berlusconi e Flavio Briatore, passerà alla storia della pandemia per aver detto a Lucia Annunziata, il 31 maggio scorso, che «clinicamente il virus non esiste più». Di più: «Terrorizzare il paese è qualcosa di cui qualcuno si deve prendere la responsabilità».

Il messaggio del medico libertario è stato usato dai politici e imprenditori che chiedevano all’esecutivo limiti meno stringenti, e dagli italiani (tanti) che aspettavano un permesso per sbracare. «Tra poco potremo buttare le mascherine», ha aggiunto Zangrillo all'inizio dell'estate. «Gli italiani sono stati disinformati abbastanza, diciamogli le cose come stanno. Dicono che arriva la seconda ondata? Io credo che il virus si possa fermare qua».

D'accordo con la tesi dell' «affievolimento» propugnate dal medico, due leader come Matteo Renzi e Attilio Fontana. E naturalmente, come Salvini: non è un caso che Zangrillo insieme a Bassetti e Massimo Clementi, anche lui del San Raffaele, sia intervenuto al convegno negazionista organizzato da Vittorio Sgarbi in Senato («io non credo al coronavirus, ci deve essere qualche cosa dietro, questo è il virus del buco del culo», l'ipotesi del critico d'arte). Sgarbi e Zangrillo verranno ancora invitati in tv a dire la loro sul virus? Certamente sì. Pericoloso

Roberto Burioni (Foto: LaPresse)

ROBERTO BURIONI

Il professore del San Raffaele dopo l'inchiesta firmata da chi vi scrive e Giovanni Tizian sulle consulenze d'oro ottenute da lui e dal suo socio in affari Roberto Bedin (la società Lifenet di Bedin firmò contratti da centinaia di migliaia di euro con Tim, Snam, Marelli, Gucci e altri marchi) ha deciso di prendersi un periodo sabbatico dai programmi televisivi.

Considerato da molti colleghi troppo presenzialista, è un fatto che, sull’epidemia da Covid, il virologo non abbia quasi mai sbagliato la comunicazione del rischio ai telespettatori. Pessimista fin da gennaio, prudente e cauto nelle dichiarazioni, a maggio diceva che «l'Italia ha rimesso in piedi una partita che perdevamo tre a zero. Ora siamo tre a tre: prendere un gol in contropiede sarebbe da polli».

A ottobre: «Le cose cominciano a mettersi male: state attenti, mantenete le distanze, portate le mascherine, il virus è lì fuori, infettivo e nocivo come nella scorsa primavera». Superstar in sonno

Maria Rita Gismondo (Foto: AdnKronos)

MARIA RITA GISMONDO

Anche la virologa del Sacco, diventata celebre per aver paragonato il Covid all'influenza stagionale e per volersi appendere al collo «un ciondolo a forma di coronavirus, che è bellissimo», ha partecipato all'evento in Senato organizzato da Sgarbi e dal leghista (indagato per corruzione) Armando Siri.

La Gismondo all'inizio dell'emergenza era presenza fissa in tv, ma il suo ottimismo senza se e senza ma («l'emergenza? È una follia») e l'aumento rapido del numero dei morti in primavera l'ha confinata tra le le colonne del Fatto Quotidiano. Da lì, ha continuato a lanciare messaggi discordanti dalla sua rubrica.

A luglio: «Dobbiamo stare attenti, vero, però è anche vero che non ci si ammala più, e che i tamponi positivi sono una rarità». L’esempio per confortare le sue tesi? Quello dei tifosi del Napoli che hanno festeggiato ammassandosi in piazza dopo la vittoria della Coppa Italia. «Non è accaduto nulla: per chi è credente San Gennaro ha fatto la sua parte, per noi virologi laici il virus è presente con una carica virale molto bassa».

I conduttori che l’hanno abbandonata? «Preferiscono invitare in studio le Cassandre». Anche lo scorso primo settembre, con i contagi in netto aumento, la Gismondo va dritta per la sua strada: «Coloro che avevano incautamente presagito una sicura seconda ondata stanno abilmente scivolando verso dichiarazioni meno catastrofiste». Come no. Catastrofica

ANDREA CRISANTI

I vaticini del microbiologo che ha salvato il Veneto (insieme ai medici di prossimità che la regione di Zaia non ha mai smantellato) sono come quelli dell'oracolo di Delfi: infallibili. Fanatico del tracciamento e del contact tracing, già a fine giugno asseriva che «la dinamica dell'epidemia nel mondo non ci lascia ben sperare».

Mentre litiga con chi ipotizza mutazioni benigne e virulenza calante, evidenzia inutilmente che «l'italia, non potendo essere in una bolla, è sicuramente a rischio, e questo salirà con l'autunno». Il 9 luglio: «Lo scenario di oggi era prevedibile, siamo in post lockdown. Il problema sarà in autunno e in inverno: avremo molti più casi con dimensioni più importanti».

E se il gruppo del San Raffaele lo sfotte («Crisanti è stato catapultato in questo problema, lo inviterei alla prudenza: io faccio il virologo, lui si occupava di malaria», lo attacca Clementi), lui risponde con dati, analisi e curve.

«Non credo nel vaccino entro fine anno, e riaprire gli stadi è da irresponsabili. Le scuole? Dobbiamo ancora metabolizzare la loro apertura, e vedere come va». Per qualcuno Crisanti più che un eretico è uno iettatore. «Le nostre scuole sono sicurissime», gli rispondono. Poi uno studio pubblicato su Lancet qualche giorno fa conferma che i plessi scolastici sono tra i principali focolai Covid. Un Ronaldo incompreso

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