Il progetto di creare una federazione dei partiti di centrodestra che oggi fanno parte del governo di Mario Draghi è nell’aria da settimane, soprattutto nelle parole del leader della Lega, Matteo Salvini. Ora, però, potrebbe concretizzarsi grazie al sì di Silvio Berlusconi che ha spiazzato anche i suoi: “Federarsi non significa diluirsi nella Lega ma è una opportunità”, avrebbe detto il presidente, che solo fino a un anno fa aveva respinto in modo categorico l’ipotesi.

Forza Italia si è riunita per discutere del progetto e l’inaspettato favore del Cavaliere al progetto unitario ha alzato la tensione dell’incontro: non è da oggi che dentro Fi convive un’anima più filo-leghista e una invece affezionata al ruolo di polo moderato e liberale. I no sarebbero pesanti perché sono quelli di due ministre: Mariastella Gelmini e Mara Carfagna, infatti, avrebbero evidenziato il rischio concreto di una annessione di fatto alla Lega e la necessità di rilanciare l’anima moderata di Fi in chiave autonoma. A favore del progetto, invece, si sarebbero espressi la capogruppo Annamaria Bernini, Giorgio Mulè e Alessandro Cattaneo.

Gelmini e Carfagna avrebbero chiesto la convocazione degli organi del partito, perchè iscritti e dirigenti possano esprimersi su quella che viene percepita come una svolta fondamentale per il futuro di Forza Italia. Su posizioni simili si è collocato anche Maurizio Gasparri, che non si è detto pregiudizialmente contrario ma ha chiesto una proposta più articolata.

Le ragioni di Berlusconi

Chi lo ha ascoltato ha parlato di scelta «pragmatica» da parte di Berlusconi. Il Cav, infatti, avrebbe interpretato l’offerta di Salvini di una federazione di centrodestra come un chiaro segno di difficoltà dell’alleato, tallonato da Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Per questo accettare ora di federarsi in un unico gruppo può significare la possibilità di strappare condizioni migliori. Berlusconi avrebbe in mente per sè il ruolo di padre nobile e quindi di presidente della federazione e intravedrebbe in questa nuova formazione una possibilità di rilancio dei migliori rappresentanti di Forza Italia, anche in ottica elettorale futura. Non solo: la mossa spiazzerebbe anche i recenti fuoriusciti di Fi, che si sono collocati con Giovanni Toti e Luigi Brugnaro nel nuovo contenitore Coraggio Italia. La nascita della federazione, infatti, chiuderebbe loro lo spazio che speravano di ritagliarsi tra il centrismo di Fi e la destra della Lega. Addirittura, rischierebbero l’imbarazzo di trovarsi a dover chiedere di rientrare in un gruppo da cui sono appena usciti.

L’apertura di Berlusconi è stata subito colta da Matteo Salvini, che ha già fissato una roadmap e punterebbe a far nascere il nuovo soggetto: «Credo e spero entro giugno di arrivare alla federazione delle forze di centrodestra, almeno di quelle che sostengono il governo Draghi. Per esempio creando gruppi unici alla Camera e al Senato».

Proprio questo è uno dei veri nodi della questione. La federazione, infatti, riguarderebbe solo Forza Italia e Lega, sparigliando così lo storico tridente di cui fa parte anche Fratelli d’Italia che per ora vive questa contraddizione: siede al tavolo del centrodestra per decidere i candidati comuni alle amministrative, ma si colloca all’opposizione del governo Draghi.

Una posizione che sta pagando e che permette a Meloni di guardare alle mosse degli alleati storici tenendosi a debita distanza. Fratelli d’Italia, infatti, si considera necessariamente fuori da un progetto di federazione che nasce proprio alla luce del ruolo al governo ricoperto da Fi e Lega: «Si tratta di uno strumento per difendersi dallo strapotere della sinistra nella  maggioranza». Del resto, è il ragionamento di FdI, fino a quando le alleanze sui territori rimangono forti, non c’è da temere nulla e anzi una federazione di centrodestra accentuerebbe la specificità del partito di Meloni.

Il ruolo di Draghi

Certamente, l’avvicinamento a un polo di centrodestra non può che essere gradita al presidente del Consiglio, Mario Draghi. Il leghista Giancarlo Giorgetti è il ministro con cui Draghi intrattiene i rapporti più stretti e tra i due l’intesa è forte.

Entrambi sanno quanto sia necessario “diluire” la carica oppositiva di Salvini e la formalizzazione dell’asse con Forza Italia servirebbe a tranquillizzare il leader sul suo ruolo e a rafforzare la tenuta del governo. Proprio il ruolo di sostegno alla maggioranza di Draghi, infatti, è il collante esplicito del progetto.

Del resto, polarizzare il centrodestra in un unico soggetto innestando nella Lega una componente moderata e centrista sarebbe anche un passo nella direzione di portare Salvini fuori dall’orbita europea di Victor Orban e avvicinarlo a quella del Partito popolare europeo dove è saldamente ancorato Forza Italia. La nascita di una federazione di centrodestra, inoltre, semplificherebbe anche la sfida per il Colle del prossimo anno, riducendo le incognite di gruppi separati e pronti a giocare una partita individuale. Chi ha più da guadagnare da questa unione, dunque, è proprio il presidente del Consiglio.

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