Un giro di telefonate del pomeriggio avrebbe chiuso la questione. Alla presidenza della commissione Finanze della Camera - la più importante insieme alla Affari costituzionali perché si occupa di tutte le questioni economiche - il nome di Fratelli d’Italia dovrebbe essere quello di Marco Osnato.

La scelta, nata nel cerchio degli storici fedelissimi di Giorgia Meloni, ha lasciato sul campo un contendente di peso: il quattro volte ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Lui, candidato voluto con forza dalla stessa Meloni come padre nobile del nuovo corso conservatore, era il candidato naturale per statura politica e preparazione economica. Invece, con gran scorno del diretto interessato, Tremonti è stato dirottato a forza verso la commissione Esteri.

Fatto fuori senza complimenti è stato anche l’altro nome che era nell’aria nei giorni scorsi: Andrea De Bertoldi, commercialista stimato dal mondo bancario, che invece potrebbe finire verso una commissione bicamerale.

Fastidio e nervosismo per la scelta trapela dal mondo vicino all’ex ministro dell’Economia, che era stato valorizzato in campagna elettorale e poi è stato messo in un angolo al momento della distribuzione dei posti di comando, ma anche da una parte di una parte degli eletti di Fratelli d’Italia, che definiscono «incomprensibile» la probabile scelta di Osnato.

O meglio, comprensibile per logiche che poco sono legate alle competenze in materia economica.

Laureato in giurisprudenza, imprenditore, una legislatura all’attivo e poca attività parlamentare svolta, Osnato vanta il ruolo di responsabile Commercio del partito e una rete di amicizie molto solida: il presidente del Senato, Ignazio La Russa, è lo zio della moglie (Osnato ha sposato la figlia di Romano La Russa) e si sarebbe speso in prima persona per garantirgli la presidenza insieme al suo amico fraterno, l’eurodeputato Carlo Fidanza indagato per finanziamento illecito al partito e riciclaggio legato ai fondi utilizzati da Fratelli d’Italia nella tornata elettorale per il sindaco di Milano.

Altro amico stretto è Galeazzo Bignami, che nel governo ha ottenuto il ruolo di viceministro alle Infrastrutture e di cui è pubblica la fotografia del suo addio al nubilato vestito da nazista. Il giro è quello degli ex ragazzi del Fronte della gioventù, di cui anche Meloni è stata tra le esponenti più giovani, e tutti stanno trovando collocazioni di rilievo.

«Chi è costui?», la domanda riferita a Osnato è stata ripetuta anche in ambienti vicini al ministero dell’Economia e alle partecipate. Il suo nome non è legato in alcun modo al mondo economico, ma è finito – senza alcuna imputazione a suo carico – in una indagine sugli appalti truccati alla Fiera di Milano. Nell’agosto scorso è finito agli arresti l’ex responsabile acquisti dell’ente fieristico, Massimo Hallecker, accusato di dirigere i subappalti verso gli amici con cui condivideva la militanza in Fratelli d’Italia. Con Hallecker, Osnato ha condiviso quattro partecipazioni societarie (se ne è liberato a giugno 2022) in settori diversi, dall’immobiliare alle pompe funebri fino alla consulenza e al catering. 

Forza Italia forza la mano

Accanto alla vicenda Osnato che agita Fratelli d’Italia, anche le caselle degli altri partiti sarebbero quasi chiuse. In particolare Forza Italia, le cui scelte sembravano ancora in alto mare, avrebbe trovato la sintesi intorno a nomi proposti da Silvio Berlusconi. Il leader ha scelto di assegnare le sue cinque commissioni a parlamentari del centro-sud, con l’obiettivo di ricomporre i malumori dei giorni scorsi e valorizzare i territori che erano rimasti senza rappresentanza.

Per questo, i nomi che proporrà Forza Italia dovrebbero essere Stefana Craxi (eletta in Sicilia) alla commissione Esteri, Ugo Cappellacci alla commissione Affari sociali della Camera, Nazario Pagano alla commissione Affari costituzionali della Camera e la commissione Lavori Pubblici al Senato a Gianfranco Miccichè, con Claudio Fazzone dirottato come membro del Copasir. Infine, l’ultima e la più pesante presidenza, Forza Italia reclamerebbe anche la commissione Bilancio della Camera per il calabrese Giuseppe Mangialavori, che era in predicato di ottenere il sottosegretariato alle Infrastrutture ma è stato lasciato fuori dopo che, pur non essendo indagato, il suo nome è finito sui giornali perché citato in due indagini per ‘ndrangheta.

Riproporre il suo nome per la presidenza di una commissione così importante potrebbe sembrare avventato, ma Forza Italia sarebbe decisa a sanare il torto subito dal suo parlamentare. Fratelli d’Italia, che pure ancora non è convinta di voler lasciare la commissione Bilancio a FI, sarebbe orientata in questo caso a non sollevare veti: «Sui ruoli di governo il vaglio è stato molto selettivo, sulle commissioni è giusto che gli alleati individuino i gli eletti che ritengono più adatti ai ruoli», spiega una fonte di FdI. Per il Senato, però, c’è ancora un po’ di tempo: l’elezione dei presidenti avverrà giovedì, con un giorno di ritardo rispetto alla Camera.

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