Oscar Camps, lei è il fondatore della Ong Open Arms che salva le vite dei migranti in mare. Avete protestato contro i finanziamenti italiani alle missioni a beneficio della Guardia costiera libica. Come mai siete contrari?

Sono contrario perché l'Europa e l'Italia hanno riconosciuto la zona Sar (di salvataggio e soccorso) libica, per avere una zona SAR è necessario che ci sia uno Stato dietro e tutti gli elementi tecnici, il coordinamento e le risorse necessarie. Non si tratta solo dei 350mila km2 della zona Sar, non hanno risorse sufficienti. La Libia è uno Stato fallito, se non possono garantire un istituto giuridico che tuteli i diritti dei loro cittadini, come faranno a garantire un corretto intervento in quella zona?

La politica si giustifica dicendo che è importante che ci sia la presenza italiana e che si tratta di addestramento non di finanziamenti diretti, inoltre che chiuderanno i campi di detenzione in Libia.

Sono molto rammaricato, la presenza dei paesi europei in Libia è dovuta a diversi interessi, geopolitici ed energetici, niente a che vedere con la pacificazione e i diritti umani, per questo sono pronti a fermare violando i diritti senza scrupoli chiunque abbia intenzione di fuggire dalla Libia.

Come dicevo all'inizio, l'esistenza di un Corpo di Guardia Costiera non va riconosciuto, soprattutto quando dietro non c'è uno Stato che ne garantisca il coordinamento, si tratta di diversi gruppi armati, di milizie che governano in autonomia le risorse che gli vengono date, e ora tutti hanno visto le conseguenze di questa cattiva gestione.

Il Pd ha proposto la mediazione: in vista del voto del decreto, ha chiesto al governo di valutare di superare la missione l’anno prossimo e di spostare il coordinamento del supporto alla guardia costiera sotto la missione europea Irini. Sarebbe una buona soluzione?

La proposta del Pd è l’ennesimo compromesso, il tentativo di scaricare la responsabilità delle scelte ad altri. Che sia l’Italia o l’Europa, la verità è che si dovrebbe dire chiaramente che non si fanno accordi con chi viola diritti umani, con chi uccide e tortura.

Enrico Letta subito dopo essere diventato segretario del Pd ha parlato con lei e ha pubblicato una vostra foto insieme. Indossava la felpa di Open Arms. Cosa vi siete detti?

Beh, abbiamo parlato a lungo della situazione attuale e della deriva politica dei "governi" che ci sono, certamente più pacati di Salvini-Conte, che hanno dichiarato i porti chiusi. Abbiamo parlato anche di come la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese e il presidente del consiglio Mario Draghi bloccano le navi umanitarie nei porti italiani con fermi amministrativi.

E Letta cosa ha risposto?

Nulla, ha ascoltato.

L’appoggio al decreto missioni l’ha delusa o ha inciso nei rapporti della Ong con il centrosinistra?

Il sentimento è di delusione per tutte le morti insensate che si contano a migliaia ogni ogni anno.

Avete manifestato a Montecitorio prima che la Camera votasse la risoluzione sul decreto missioni, farete qualcosa in vista dell’approdo al Senato?

Continueremo con le iniziative di protesta ma il nostro modo di protestare è tornare in mare il prima possibile con tutte le risorse disponibili, e sostenere tutte le organizzazioni umanitarie che stanno rischiando in prima persona per accendere i riflettori dove vogliono che ci sia il buio.

© Riproduzione riservata