Il 18 gennaio, durante un’audizione alla Commissione Affari sociali della Camera, il ministro della Salute Orazio Schillaci ha annunciato: «Intendo proporre l'aggiornamento e l'ampliamento della legge 3 del 2003 per estendere il divieto di fumo in altri luoghi all'aperto in presenza di minori e donne in gravidanza; eliminare la possibilità di attrezzare sale fumatori in locali chiusi; estendere il divieto anche alle emissioni dei nuovi prodotti come sigarette elettroniche e prodotti del tabacco riscaldato; estendere il divieto di pubblicità ai nuovi prodotti contenenti nicotina».

La legge 3 del 2003 a cui si riferisce è la “Legge della Tutela della Salute dei non fumatori”, più nota come Legge Sirchia, dal nome del ministro della Salute del secondo governo Berlusconi, Girolamo Sirchia, che la propose.

Questa legge, approvata il 16 gennaio del 2003 e entrata in vigore il 10 gennaio 2005, introdusse il divieto di fumare nei luoghi pubblici al chiuso. Adesso il ministro Schillaci vuole estendere questo divieto anche ai luoghi pubblici all’aperto.

Il ministro Schillaci ha spiegato che: «Il governo intende affrontare la prevenzione e il contrasto del tabagismo per conseguire l'obiettivo sfidante del Piano Europeo contro il cancro 2021 di creare una "generazione libera dal tabacco", nella quale meno del 5 per cento della popolazione consumi tabacco entro il 2040».

Per farlo, ha aggiunto, è necessario contrastare “i molteplici interessi economici legati al tabacco” che non devono prevalere sulla “tutela della salute”: in primo luogo recependo «entro il 23 luglio 2023 la direttiva delegata della Commissione relativamente all'eliminazione di alcune esenzioni che riguardano i prodotti del tabacco riscaldato, per consentirne l'entrata in vigore dal 23 ottobre 2023».

Quindi, il ministro Schillaci pare voglia proibire di fumare anche le cosiddette sigarette elettroniche al chiuso.

Il ministro e la scienza 

Secondo il Rapporto sul Fumo dell’Istituto Superiore di Sanità del 2022, un italiano su quattro (il 24,2 per cento per cento della popolazione) è un fumatore: una percentuale così alta non si registrava dal 2006.

La pandemia ha provocato un’inversione di tendenza. Dagli anni Sessanta - quando fumava circa il 60 per cento degli italiani- fino al 2019, anno in cui fumava il 22 per cento degli italiani, la percentuale di fumatori in Italia era andata quasi costantemente diminuendo.

Invece, dal 2019 ad oggi la percentuale di chi fuma è per la prima volta risalita di netto, passando dal 22 al 24,2 per cento. Infine, sono in aumento anche le persone che fumano sigarette a tabacco riscaldato: dal 1,1 per cento del 2019 al 3,3 per cento del 2022, e più di una persona su tre (il 36,6 per cento) le considera meno dannose di quelle tradizionali.

Quindi: il fumo fa male? E il fumo passivo fa danni? Infine, le sigarette elettroniche e le svapo sono pericolose?

Oggi in Italia fumano sigarette, sigari o pipe 12,4 milioni di persone; 7,5 milioni sono uomini e 4,9 donne. Circa 1,2 milioni di persone fumano sigarette elettroniche.

In Italia il fumo è un enorme problema di sanità pubblica. Il fumo è al primo posto tra le cause di morti prevenibili; al secondo posto viene l’obesità e al terzo il fumo passivo.

Si calcola che ogni anno in Italia il fumo provochi circa 95.000 morti; di questi, circa 35.000 muoiono per cancro ai polmoni, i restanti per altre patologie legate al fumo.

I primi studi che sostenevano che il fumo favorisse il cancro, l’infarto e altre patologie risalgono agli anni Quaranta e Cinquanta del secolo scorso, e furono compiuti da scienziati ed epidemiologi quali Richard Doll, Ernst Wynder, Bradford Hill e Evarts Graham.

I risultati dei loro studi non furono immediatamente accettati dall’opinione pubblica, grazie anche alla massiccia opera di controinformazione delle grandi compagnie del tabacco, che sostenevano che il fumo non provocasse alcun danno alla salute.

Ma oggi che il fumo e il fumo passivo provochino il cancro e molte altre patologie è una verità provata da migliaia di studi scientifici e accettata da tutti.

Cos’è il fumo

Quando fumiamo un sigaro o una sigaretta noi inaliamo più di 4.000 sostanze chimiche diverse: circa metà di queste sono contenute nella sigaretta e nel sigaro e si liberano nel fumo che aspiriamo, e metà sono prodotte dalla combustione.

La combustione della sigaretta libera molte sostanze, tutte nocive: il catrame, che è cancerogeno; composti organici volatili tra cui il benzene, cancerogeni; idrocarburi policiclici aromatici quali benzopirene e benzoantracene, cancerogeni; particolato, e principalmente particolato carbonioso, cancerogeno; nicotina, contenuta nelle foglie della pianta del tabacco e volatilizzata col calore, che dà dipendenza; monossido di carbonio, tossico; sostanze irritanti quali acroleina, acetaldeide, cancerogene; acidi organici carbossilici, tossici e cancerogeni; fenoli, tossici e cancerogeni; ammine e ammoniaca, tossiche e cancerogene; idrocarburi non aromatici, tossici; e altre sostanze ossidanti, tossiche.

Inoltre, il fumo da sigaretta libera polonio, arsenico, berillio, cadmio, cromo, ossido di etilene, nichel, cloruro di vinile, anch’essi tossici o cancerogeni.

Il fumo provoca molteplici malattie, con meccanismi diversi. Il fumo, grazie al suo calore e al suo potere di irritazione meccanica, provoca uno stato di infiammazione cronica che causa danni a livello della bocca – ai denti e alle gengive-, della gola, dell’esofago, dei bronchi e infine soprattutto dei polmoni.

Perciò, chi fuma ha un elevato rischio di sviluppare la bronco-pneumopatia cronica ostruttiva, l’asma, o infezioni respiratorie ricorrenti.

Il fumo, a causa delle numerose sostanze chimiche cancerogene in esso contenute, aumenta il rischio di molti tipi di cancro. Innanzitutto, il fumo fa aumentare enormemente il rischio di cancro ai polmoni (il 90 per cento dei cancri al polmone sono provocati dal fumo), ma anche di cancro del cavo orale, della gola, dell'esofago, del pancreas, del colon, della vescica, della prostata, del rene, del seno e delle ovaie, e anche certe forme di leucemia.

Il fumo, inoltre,  a causa di certe sostanze tossiche e lesive in esso contenute che dai polmoni penetrano nei vasi sanguigni - come il monossido di azoto - è uno dei più importanti fattori di rischio cardiovascolare: un fumatore ha un rischio di sviluppare l’aterosclerosi e di morire a causa di una coronaropatia, di un infarto o di un ictus superiore da 3 a 5 volte rispetto a un non fumatore.

L'esposizione cronica al fumo può anche causare  danni all’apparato genitale maschile, aumentando il rischio di impotenza, e femminile, provocando menopause più precoci; inoltre, una donna gravida che fumi ha un aumentato rischio di aborto, di partorire  un feto morto, o un neonato sottopeso.

Un individuo che fuma per tutta la vita ha il 50 per cento di probabilità di morire per una patologia direttamente correlata al fumo, e la sua vita potrebbe non superare un’età compresa tra i 45 e i 54 anni. 

Inoltre, la nicotina è una droga che induce una dipendenza fisica pari a quella dell’eroina, della cocaina o degli oppiacei. Come le altre droghe, la nicotina attiva i centri del piacere e della ricompensa cerebrali determinando benessere, aumento della concentrazione e riduzione dell’ansia; e smettere di fumare provoca la comparsa dei sintomi di astinenza. 

Il fumo passivo

Ormai una mole sempre più grande gli studi scientifici dimostrano che anche il fumo “passivo”- quello che viene inalato involontariamente dalle persone che si trovano a contatto con uno o più fumatori "attivi" ed è il principale inquinante degli ambienti chiusi – provoca gli stessi danni del fumo attivo.

Il fumo passivo comprende sia il fumo prodotto dalla combustione lenta della sigaretta, del sigaro o della pipa, sia quello emesso dal fumatore quando espira.

Chi inspira il fumo passivo inala involontariamente tutte quelle sostanze tossiche, nocive o cancerogene inalate anche dal fumatore attivo, seppure in concentrazione inferiore, e quindi rischia di sviluppare le sue stesse patologie: malattie polmonari e cardiocircolatorie, infarto o ictus, svariati tipi di cancro – ai polmoni, al pancreas, alla vescica, eccetera.

I bambini esposti al fumo passivo possono sviluppare infezioni respiratorie o asma. Inoltre, il fumo passivo può facilitare la cosiddetta Sudden Infant Death Syndrome, cioè la Morte infantile improvvisa del neonato, altrimenti detta “morte in culla”. Infine, molti studi hanno dimostrato che non esiste un livello di esposizione al fumo passivo al di sotto del quale si può stare al sicuro.

Persone che non fumano e che sono esposte al fumo passivo anche per un tempo brevissimo possono subire danni alla salute. Si calcola che in Italia il fumo passivo provochi circa 1000 decessi all’anno.

Quindi, vietare il fumo anche in certi ambienti al chiuso – dentro un’auto con passeggeri, per esempio- o all’aperto, come intende fare il ministro Schillaci, è una misura giusta e giustificata.

Speriamo che non si ripeta quel che è accaduto quando venne approvata la legge Sirchia: alcuni protestarono perché a loro dire venivano privati dal piacere di una sigaretta al cinema o al ristorante, ma molte di queste argomentazioni erano alimentate dalla potente lobby delle compagnie del tabacco che temeva di perdere una grande fonte di guadagno.

I rischi delle e-cig

E le sigarette elettroniche sono sicure? Pare che non lo siano al cento per cento, anche se sono forse meno pericolose delle sigarette tradizionali.

Sempre più ricerche dimostrano che le sigarette elettroniche provocano effetti negativi sul polmone e sul sistema cardiovascolare.

Alcuni studi scientifici dimostrano che le sigarette elettroniche e gli oli da utilizzare nelle svapo contengono sostanze tossiche che possono provocare danni al polmone, come il fumo di sigaretta.

Altri studi suggeriscono che l’utilizzo di sigarette elettroniche possa aumentare il rischio di sviluppare un cancro a lungo termine.

Per esempio, il vapore delle sigarette elettroniche e i liquidi da aerosolizzare contengono molte sostanze cancerogene, come il fumo di sigaretta.

Forse il fumo delle sigarette elettroniche e delle svapo, che non brucia, libera meno composti cancerogeni rispetto a quelli prodotti da una sigaretta elettronica durante la combustione, e tuttavia ne contiene in discreta quantità.

I vapori delle sigarette elettroniche contengono composti del carbonio - come formaldeide, acetaldeide, acroleina, e diacetile -, tutte sostanze cancerogene.

Metalli tossici e carcinogeni come il cromo, il nichel e il piombo, che perlopiù vengono rilasciati dalle parti in metallo sottoposte al riscaldamento, sono stati rinvenute nei vapori aerosolizzati delle sigarette elettroniche e delle svapo.

Diversi studi preclinici dimostrano che il vapore delle sigarette elettroniche provoca danni biologici quali lo stress ossidativo e le risposte infiammatorie delle cellule epiteliali del polmone, che si sa possono essere lesioni precancerose.

Studi recenti paiono confermare il sospetto che il fumo vaporizzato della sigaretta elettronica possa provocare il cancro del polmone. Un gruppo di scienziati della New York University guidati da Herbert Lepor ha dimostrato che nel topo il fumo di sigaretta aumenta il rischio di sviluppare un cancro al polmone o della vescica: per esempio, 9 topi sui 40 - pari al 23 per cento - esposti per 54 settimane al fumo di sigaretta elettronica hanno sviluppato un cancro al polmone, mentre non lo ha sviluppato nessuno dei topi non esposti al fumo.

Questa e molte altre ricerche suggeriscono che le sigarette elettroniche possano provocare il cancro, ma dato che sono state introdotte sul mercato solo nel 2007 e che nell’uomo occorrono da 20 a 30 anni prima che i potenziali effetti carcinogeni si manifestino, è probabile che noi riusciremo ad avere prove chiare del loro impatto solo tra qualche decennio.

Oltre la nicotina

Le cose poi sono ulteriormente complicata dal fatto che molte delle sigarette elettroniche e dei liquidi da vaporizzare non contengono più solo nicotina ma anche molte altre sostanze chimiche e additivi usati per aromatizzarli.

Per esempio, dal 2019 ad oggi negli Usa almeno una settantina di giovani sono morti e altri 2800 sono finiti in terapia intensiva perché hanno sviluppato la cosiddetta EVALI, che sta per “E-cigarette or Vaping use-Associated Lung Injury”, ovvero “danno ai polmoni associato all’uso della sigaretta elettronica o dello svapo”.

Ora sappiamo che la vitamina E acetato contenuta nell’olio alla cannabis di una certa marca – poi ritirato dal mercato – che questi ragazzi inalavano regolarmente ha provocato una bronchiolite ostruttiva che ha causato una grave insufficienza respiratoria e portato alcuni di loro alla morte.

Dato che le proprietà tossiche o cancerogene di molte di queste sostanze sono ancora da verificare, molte associazioni sanitarie, come la American Medical Association, consigliano l’uso della sigaretta elettronica come mezzo per interrompere la dipendenza dal fumo solo agli adulti, e lo sconsigliano ai minorenni.

Perché anche se la sigaretta elettronica sembra provocare meno danni di una sigaretta classica, non è certo che non ne faccia nessuno.

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