- Matteo Salvini non ha nemmeno finto che la scelta di votare Sergio Mattarella avesse un qualche orizzonte ideale: era soltanto l’esito esausto di una impotenza.
- Di fronte a tanta goffaggine qualcuno può pensare a un sovrano disprezzo per i princìpi costituzionali. Ma sbaglierebbe. Non è disprezzo. Si tratta piuttosto dell’estraneità di una classe politica a quei princìpi.
- In Italia, ancora pochi anni fa, dava segni di esistenza una cultura delle istituzioni. Ma una generazione sta per lasciare il campo e non ha eredi. L’ha sostituita un rappattumato populismo.
Omaggi a Sergio Mattarella, ça va sans dire. Aveva dichiarato alto e forte i princìpi costituzionali ai quali si era attenuto per respingere l’ipotesi di un secondo mandato. Matteo Salvini, l’inetto che tutti lasciano che si autoproclami supremo tessitore, non ha nemmeno finto che la scelta di votarlo avesse un qualche orizzonte ideale: era soltanto l’esito esausto di una impotenza (le abbiamo provate tutte. E in effetti, la pesca a strascico – con qualche bomba di profondità – ha portato a r



