L’ora della verità dura per tutto il giorno ieri al Senato ma finisce come talvolta capita nella politica e cioè nel suo esatto contrario. Il leghista Andrea Ostellari, il presidente della commissione Giustizia del Senato che per sette mesi ha tenuto la legge Zan contro l’omofobia inchiodata al palo e ha disposto 170 audizioni, poi calate a 70 in presenza e 70 scritte – sono ancora in corso – accusa Pd e Cinque stelle di fare «una forzatura» e di «non voler discutere» per aver imposto, con la forza dei numeri, di calendarizzare la legge in aula, dove arriverà il 13 luglio.

Le destre di governo e di opposizione, che fino a due mesi fa sostenevano che «non c’è bisogno di una legge», adesso accusano Pd e Cinque stelle di voler affossare la legge.

Ma c’è una ragione più eclatante del mondo alla rovescia. Da giorni Matteo Renzi e i senatori di Italia viva paventano, avvisano, profetizzano la modifica in aula della legge Zan sotto i colpi dei voti segreti, che verranno chiesti e concessi nel corso della discussione (in forza dell’art.113 del regolamento del Senato, su richiesta da 15 senatori o da presidenti di gruppi di pari consistenza su temi che «incidono sui rapporti civili ed etico-sociali»). Ieri però, a voto palese, la ex maggioranza giallorossa (M5s, Pd, Leu e Iv più un plotoncino del gruppo misto e delle autonomie), il calendario d’aula è stato approvato. «Quindi vuol dire che i voti ci sono», twitta il segretario Pd Enrico Letta dopo una giornata di malumori per aver deciso la linea di mediazioni zero, «Allora, in trasparenza e assumendosi ognuno le sue responsabilità, andiamo avanti e approviamolo». I voti ci sono, a voto palese però.

Sospetti e dispetti incrociati

Il Pd sospetta Renzi di essere pronto a votare con le destre per fare un dispetto a Letta. Renzi “rivela” che nel Pd e nei Cinque stelle ci sono malpancisti. Il senatore Ettore Licheri, grillino, sostiene che sono «cinque o sei» i colleghi in preda a tormenti etici. Nel Pd sono due le senatrici che apertamente hanno espresso dissenso sulla legge, Valeria Valente e Valeria Fedeli, assicurando però che voteranno sì. Un senatore cattolico ha confidato ai suoi colleghi la sua difficoltà a votare sì, il suo nome viene protetto ma dovrebbe trattarsi del piemontese Mino Taricco.

In realtà forse i voti non mancano. Abbondano però i veleni. Al Senato c’è qualche malumore off the record sul no alla “mediazione” proposta in extremis dalla Lega e da Italia viva. La campagna pro Zan «Dà voce al rispetto» dà voce anche al sospetto che «i componenti della corrente franceschiniana non voterebbero il ddl Zan» e come indizio viene utilizzato un «no comment» espresso dal ministro Dario Franceschini in mattinata sulla legge. Per il senatore Franco Mirabelli, che ha condotto la battaglia in commissione, «il Pd tiene e non credo che dal voto segreto avremo sorprese negative. Potremmo perderne qualcuno dalla maggioranza, ma acquisirne qualcuno dall’opposizione».

Del resto per il Pd e i Cinque stelle la mediazione proposta da Ostellari è «una schifezza inaccettabile». Per rendere potabili per la Lega le proposte che ha fatto Italia viva, viene cancellata le definizione «identità di genere» (si offre tutela «contro ogni forma di discriminazione fondata sul sesso, genere e orientamento sessuale nonché contro ogni forma di discriminazione fondata sulla disabilità») e si depennano le iniziative nelle scuole. Niente da fare. Dopo la riunione, una nuova riunione fra Pd, Cinque stelle, Leu con il Gruppo delle autonomie che spinge per accettare la proposta della Lega, altre 24 ore per mediare ancora.

Verso il verdetto

Nel pomeriggio l’aula conferma il calendario d’aula. Il 13 luglio la legge inizia il suo iter. La votazione conferma che la maggioranza c’è, a voto palese e con Italia viva. Davide Faraone, capogruppo renziano, appoggia la richiesta di rimandare la discussione al 20 luglio, o al 22, che arriva dalle destre: «Il presidente Ostellari ci ha sottoposto una proposta che per noi è perfettibile, ma è una proposta che ha avvicinato tantissimo le posizioni presenti in questo Senato. La data certa veniva mantenuta, erano chieste 24 ore per votare il calendario mercoledì invece che martedì». Ma poi si arrende e vota con i giallorossi. La forzista Anna Maria Bernini, che pure definisce la Legge Zan «un importante passo in avanti per la nostra civiltà» promette collaborazione vera in cambio di modifiche. Il leghista Massimiliano Romeo racconta di aver ricevuto le preghiere di Arcilesbica «per favore cambiate questa legge» e accusa Pd e Cinque stelle di «avvelenare il clima politico della maggioranza di governo».

Letta è consapevole dei pericoli che corre la legge. «Oggi abbiamo messo la parola fine a sette mesi di ostruzionismo e di giochi al ribasso sui diritti», è il ragionamento che circola al Nazareno, «Da qui al passaggio in aula ci sono sette giorni. Che siano quelli della serietà e della coerenza. In ballo c’è una legge di civiltà e il Senato è la sede in cui tutti devono assumersi la responsabilità di fronte al paese»

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