Le commissioni prima di tutto. Alla Camera il calendario settimanale dei lavori prevede una serie di discussioni proprio sugli organismi di inchiesta che per la loro istituzione devono essere approvati con una legge. In particolare si punta a far nascere, in tempi brevi, due strumenti parlamentari per fare chiarezza su alcuni dei misteri italiani, vecchi e nuovi, come la scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori e la morte dell’ex capo della comunicazione di Mps, David Rossi.

C’è poi all'ordine del giorno il via libera alla commissione di inchiesta sul degrado delle città e delle periferie, che si pone lo scopo «di individuare le aree del territorio nazionale nelle quali ancora persiste il fenomeno dell’abusivismo edilizio». Da qui si devono indicare le soluzioni.

Gli obiettivi sono nobili, ma sorprende che stiano diventando addirittura prioritari in una fase storica delicata, dall’inflazione ai rischi per il sistema bancario. Il motivo di tanta attenzione verso le commissioni non è solo pratico, connesso alla volontà di perseguire degli obiettivi: c’è un aspetto che riguarda anche la necessità di garantire delle poltrone, sotto forma di presidenza, agli esponenti dei gruppi della maggioranza che hanno vissuto ai margini questo inizio di legislatura.

E siccome la guida delle commissioni garantisce visibilità, insieme alla possibilità di reclutare staff aggiuntivo, non si può perdere troppo tempo.

Stallo incrociato

Il reticolo di accordi è davvero intricato, tanto che si estende ai due organismi più importanti, ancora fermi. La commissione Antimafia è stata formalmente istituita lo scorso 2 marzo, ma al momento si sono perse le tracce. Non risultano convocazioni ai componenti designati (sono 25 senatori e 25 deputati ripartiti in maniera proporzionale in base alla rappresentanza dei gruppi).

Il nodo è quello della presidenza, che divide le forze di maggioranza: ognuno la rivendica, ma resiste il diktat di Fratelli d’Italia che non vuole cederla agli alleati. Il nome avanzato dal partito di Giorgia Meloni è quello di Carolina Varchi. Alla fine dovrebbe spuntarla, ma la situazione si può sbloccare solo collocando pedine di Lega e Forza Italia in altre caselle.

Per la stessa ragione, è in standby la vigilanza Rai: sembrava ci fosse stata l’accelerazione decisiva nei giorni scorsi; poi, come raccontato da Domani, la faccenda si è ingarbugliata anche a causa del mancato quorum per rieleggere Gian Carlo Blangiardo alla presidenza dell’Istat.

L’istituto di statistica non c’entra con le commissioni, ma è pur sempre legato a un passaggio a Montecitorio e Palazzo Madama: sono necessari i voti delle minoranze. Così la prima seduta della vigilanza Rai, che era stata annunciata in via informale per martedì 21 marzo, non è stata ufficializzata. Il nodo sulla presidenza non è stato sciolto: è pur vero che andrà a un rappresentante dell’opposizione, ma i voti decisivi sono inevitabilmente della maggioranza che deve cercare una squadra al suo interno, e non solo.

Più commissioni per tutti

Così per sbloccare gli stalli, stratificati a più livelli, è fondamentale aggiungere altre poltrone, strizzando l’occhio alle minoranze che hanno insistito per la commissione sul caso Orlandi: le proposte di legge sono di Filiberto Zaratti (Avs), Francesco Silvestri (M5s) e Roberto Morassut (Pd). Tocca capire se pure la presidenza andrà a un esponente dell’opposizione: evento improbabile, ma non impossibile, se si pesca tra i moderati del centrosinistra.

Mentre le altre due, sulla morte di David Rossi e sul degrado delle periferie, saranno sicuro appannaggio delle destre. La prima non andrà al deputato di Fratelli d'Italia, Walter Rizzetto, solo perché è già presidente della commissione Lavoro a Montecitorio. Bisogna trovare un altro nome nel partito di Meloni. Sulla seconda bisognerà capire come si sistemeranno i pezzi degli altri organismi: visto il tema, piace molto a Forza Italia.

Un’ipotesi è quella di Alessandro Battilocchio, primo firmatario della proposta di legge. Altre commissioni arriveranno, tra cui quella molto cara al parlamentare di FdI Giovanni Donzelli, che mira accertare i fatti del Forteto, la cooperativa in Toscana al centro di uno scandalo nei decenni scorsi.

Intanto, mentre la maggioranza si avvita sulle nomine alla Camera, al Senato si frena sul decreto Pnrr. Dopo il diluvio di emendamenti presentati bisogna provvedere alla scrematura dei “segnalati”, che saranno circa 250. La scadenza per la segnalazione era fissata al mezzogiorno di lunedì. Adesso è slittata alle 18 del martedì. Il termometro di un’atmosfera non proprio rilassata.

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