Il segretario del Pd Enrico Letta forte della vittoria del centrosinistra nelle maggiori città italiane si prepara a fare il suo ingresso nel parlamento della XVIII legislatura dopo la vittoria, alle suppletive dello scorso 3 e 4 ottobre, nel collegio di Siena e Arezzo. Nel frattempo la mozione antifascista per lo scioglimento di Forza nuova, battaglia che il Pd ha subito lanciato dopo l’assalto alla sede della Cgil dello scorso 9 ottobre, rischia di impantanarsi di fronte al calendario della Camera. Mentre al Senato, lì dove i numeri costringono con più forza a una mediazione, il calendario potrebbe essere modificato martedì nel corso della riunione dei capigruppo.

Il centrodestra formato da due forze di governo – Lega e Forza Italia –  e una di opposizione – Fratelli d’Italia – si è detto pronto a presentarsi con una posizione unitaria alternativa a quella dell’alleanza Pd-M5s, ma finora nessuna mozione è stata presentata e domani dovrebbe tenersi un vertice per stabilire la linea.

Sempre domani, nel pomeriggio, si svolgerà in parlamento l’audizione della ministra Luciana Lamorgese che dovrà spiegare cosa è successo e cosa non ha funzionato in piazza lo scorso 9 ottobre, quando Roberto Fiore e Giuliano Castellino, i leader di Fn, sono arrivati alle porte di Montecitorio e alla sede dei sindacati.

Letta e il campo largo

Il segretario del Pd, dopo la vittoria ai ballottaggi di Roma e Torino (ma anche di altri capoluoghi come Latina e Varese) rilancia la leadership del partito all’interno della coalizione. «Non ce lo vedo il Pd a inseguire altri» ha detto guardando al «campo largo del centrosinistra» dove «il Pd resta leader e federatore».

A fronte del successo alle comunali, il segretario ha ribadito che anche se al Pd «converrebbe andare a votare» resta saldo il sostegno all’esecutivo guidato da Mario Draghi. Anche per questo l’iniziativa sullo scioglimento di Forza nuova, ha spiegato, non sarà divisiva: «Rivolgo un appello a tutte le forze politiche a urne chiuse, credo che votare tutti insieme la mozione che chiede al governo lo scioglimento di un movimento neofascista chiaramente protagonista di un gesto eversivo e criminale, applicando la Costituzione, può essere votato da tutti». La mozione, ha ribadito, «può essere votata da tutti. Il nostro non è un intento divisivo, c’è totale disponibilità» per arrivare «a un testo comune che porti allo scioglimento di Forza nuova e non che parli d’altro, un obiettivo che è raggiungibile e più raggiungibile dopo le elezioni».

Il centrodestra

Fratelli d’Italia si è già detto contrario al testo, chiedendo al governo di intervenire in autonomia qualora ritenga opportuno procedere allo scioglimento. I tre maggiori partiti del centrodestra avevano inizialmente chiesto che il testo facesse riferimento a tutti i movimenti «eversivi». Una modifica che, se accolta, avrebbe però disinnescato il richiamo alla legge Scelba per lo scioglimento dei partiti neofascisti. 

In ogni caso, a oggi, non è arrivata alcuna mozione alternativa. Elio Vito, vicepresidente del gruppo di Forza Italia alla Camera, ha deciso in autonomia di firmare la mozione del Pd. Di fronte al salto in avanti di Vito, altri deputati non garantiscono sulla posizione che assumerà Forza Italia. Una situazione di imbarazzo che dovrebbe essere risolta da una riunione di tutti i partiti del centrodestra in programma domani.

All’incertezza sulla mozione si aggiunge il delicato passaggio di consegne all’interno del gruppo azzurro. Mercoledì infatti ci sarà una riunione per eleggere il nuovo capogruppo dopo che Roberto Occhiuto è stato eletto presidente della regione Calabria. E se Forza Italia naviga nell’incertezza, sia Meloni che Salvini continuano ad attaccare il centrosinistra per la partecipazione alla manifestazione antifascista dei sindacati, a cui comunque i forzisti, a eccezione di Vito, non si sono uniti. 

Il calendario

Mentre i parlamentari dibattono, la discussione della mozione alla Camera va verso un rinvio. Il documento è al punto due di un ordine del giorno che vede prima la discussione del decreto sulle crisi d’impresa e di risanamento aziendale. Questo potrebbe comportare uno slittamento a giovedì o addirittura alla settimana prossima. Al Senato, dove sono state depositate quattro mozioni – una Pd, una del Movimento 5 stelle, una da Iv-Psi, una LeU – ci sarà una riunione dei capigruppo e si deciderà sul da farsi. Al momento le mozioni sono state fissate per mercoledì, ma il responso si saprà solo martedì pomeriggio.

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