Con i suoi oltre 375 positivi, il comune di Vittoria in provincia di Ragusa nella parte più a sud della Sicilia, la Regione si chiede se è il caso di farla diventare zona rossa, anche perché il reparto di terapia intensiva dell’ospedale Guzzardi non ha più posti. Nel frattempo un gruppo di circa 500 cittadini domenica sera ha deciso di dare vita a una manifestazione non autorizzata contro il dpcm.

Una situazione poco chiara sfociata in lanci di bottiglie e bombe carta su cui adesso indaga la digos. Dopo il corteo una parte si è spostata sotto casa del candidato sindaco Francesco Aiello, eletto per la prima volta nel 1978 con il Pci, che è sceso a fare un discorso e a raccogliere applausi. Lo scrive il giornale online Ragusa Oggi.

La testata locale racconta che tutto è partito da una riunione di alcuni commercianti per a parlare dei problemi collegati al nuovo Dpcm che anticipa le chiusure di bar e ristoranti alle 18, da lì ha preso il via un corteo. Via via che si ingrossava con nuovi partecipanti, da pacifico che era ha cambiato volto e alcuni manifestanti hanno iniziato a lanciare bottiglie e bombe carta sulla polizia arrivata in tenuta anti sommossa.

Una parte di corteo si è staccata ed è arrivata alla casa di Aiello, in corsa – per la sesta volta - alle elezioni che si terranno il 22 e 23 novembre. Il candidato è sceso al portone facendo un breve discorso alla folla e raccogliendo applausi e ovazioni, come dimostrano dei video su Facebook.

Il candidato sindaco, che è stato eletto in passato anche all’assemblea regionale, ha dato la sua versione.

«Può accadere in questa città che un cittadino, che sta a casa sua, già a letto per risposare, venga svegliato da urla grida e bombe carta, che venga disturbato col suono continuato del citofono, per non meno di 10 minuti, chiamato per nome e cognome da gente di ogni specie, mista, di serpenti e persone per bene, lì dove si aggirano pregiudicati noti per gli attacchi personali ad Aiello, e bravi ragazzi trascinati nella mischia».

Sul suo discorso dice: «Ho visto subito qualche volto amico e facce di giovani, tante facce, occhi vivaci, dispersi. Ed è con loro che ho parlato. Solo per loro. Invitandoli a rientrare a casa, a battersi correttamente, senza fare del male a nessuno».

Ma, dice ancora, «mi bruciava e rasserenava il disagio di vedere quei giovani che gridavano il mio nome sotto la mia casa, che chiedevano una via di sbocco alla loro inquietudine».

Conclude: «Solo per dignità, perché non sono un vigliacco, ho scelto di scendere, di andare fuori: e perché, in ogni caso, mafiosi, banditi e fasciocamorristi non mi fanno paura».

Le dinamiche della protesta restano ancora da accertare.

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