Il decreto agosto, pensato per affrontare la crisi economica legata alla pandemia da coronavirus, finanzierà anche le missioni militari internazionali, tra cui quella che prevede la cooperazione con la Guardia costiera libica. La misura, che prevede un incremento di undici milioni di euro per il finanziamento delle missioni internazionali, è contenuta nel testo bollinato ieri dalla Ragioneria generale dello stato, e pubblicato il 14 agosto sulla Gazzetta ufficiale, martedì dovrebbe arrivare in Senato dove inizierà il suo iter per la conversione in legge.

In una delle prime versioni circolate nei giorni scorsi, oltre al rifinanziamento, era previsto anche l’invio in Libia di due navi guardacoste e due motovedette della Guardia di finanza. Ma l’opposizione del Pd, ha detto il deputato Matteo Orfini, ha fatto sì che questa parte venisse cancellata. Alla fine, anche se le imbarcazioni sono scomparse, restano gli 11 milioni e una domanda: perché in un decreto pensato per sostenere il paese in questo momento di crisi si prevede uno stanziamento di risorse per le missioni all’estero?

Scontro in parlamento

Il rifinanziamento è previsto dal decreto approvato lo scorso luglio dal parlamento. Un testo che aveva diviso la maggioranza. Infatti oltre all’avvio della missione europea Irini per il contrasto al traffico di armi nel Mediterraneo, il testo ha sancito anche il prosieguo della cooperazione italiana con la Guardia costiera libica, per una spesa complessiva di oltre dieci milioni di euro.

La decisione ha scatenato le reazioni negative delle forze della maggioranza. Durante il voto finale alla Camera il gruppo di Italia Viva è uscito dall’aula in polemica, mentre diversi parlamentari del Pd e del Movimento 5 stelle, oltre a tutto il gruppo di LeU, hanno deciso di votare no agli interventi sulla Libia e in favore della Guardia costiera libica.

L’ex presidente del Pd, Matteo Orfini, nel suo discorso in aula, annunciando il suo voto contrario, aveva detto: «Qualche anno fa avremmo potuto fare finta di non sapere. Oggi no, oggi sappiamo che dire Guardia costiera libica vuol dire traffico di esseri umani, stupri, torture, omicidi. Finanziarla significa finanziare chi uccide, chi stupra, chi tortura».

Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, aveva risposto inviando una lettera a Repubblica per difendere il decreto: «La Libia è una priorità assoluta della politica estera italiana e la sua stabilizzazione risponde a specifici interessi nazionali in termini di contrasto al terrorismo, di lotta al traffico di esseri umani e di rapporti economico-commerciali». La lotta ai trafficanti di esseri umani «è per il governo italiano di fondamentale importanza».

Il memorandum

La cooperazione con i libici è il frutto del Memorandum d'intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all'immigrazione illegale, al traffico di esseri umani, al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere, firmato nel 2017 dall’allora presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, e dal capo del governo libico, Fayez al Serraj. Un testo molto criticato perché, secondo i suoi detrattori, non offre garanzie sul rispetto dei diritti umani da parte della Libia.

Nella sua lettera, Di Maio ha ricordato che il memorandum è «in fase di aggiornamento». E mercoledì scorso, il 5 agosto, la vice ministra degli Esteri, Marina Sereni, in audizione davanti alla commissione Esteri della Camera, ha detto ai parlamentari che «il nostro ambasciatore a Tripoli riceverà nelle prossime ore indicazioni di sottoporre il nuovo testo alle autorità libiche per la prosecuzione del negoziato».

C'è sempre una "manina"

Il cosiddetto decreto agosto è stato varato dal consiglio dei ministri “salvo intese” lo scorso 7 agosto. Nella bozza entrata in consiglio dei ministri non c’era alcun articolo che facesse riferimento alle missioni internazionali. Eppure, nella bozza del 5 agosto, non solo era previsto il rifinanziamento delle missioni, ma anche «la cessione a titolo gratuito di n. 2 unità navali, da 27 metri, classi Corrubia, e di n. 2 vedette veloci V500 in dotazione alla Guardia di Finanza».

La bozza del 5 agosto del decreto Agosto

La Guardia di finanza, si leggeva, avrebbe dovuto provvedere «con le risorse finanziarie, umane e strumentali disponibili a legislazione vigente, al ripristino in efficienza, al trasferimento al destinatario, a alla manutenzione dei materiali» nonché «ad attività addestrativa e di formazione del personale libico interessato» sulla falsariga di quanto già accaduto in passato con il decreto numero 84 del 2018 approvato dal governo Lega-M5s alla vigilia della crisi di governo.

Il decreto 84/2018 infatti ha previsto la cessione a titolo gratuito di dodici unità navali di cui «dieci unità navali CP, classe 500, fra quelle in dotazione al Corpo delle capitanerie di porto - Guardia costiera» e «due unità navali, da 27 metri, classe Corrubia, fra quelle in dotazione alla Guardia di finanza». Il nuovo passaggio di navi, tuttavia, nella bozza arrivata sul tavolo del consiglio dei ministri è scomparso. «Confermo, nella prima bozza circolata c’era, ma prima del consiglio dei ministri è stato tolto perché il Pd non lo voleva», dice Matteo Orfini.

Dal testo, in realtà, era stato tolto anche il riferimento al finanziamento delle missioni che però è stato reinserito dal governo. E così ecco l’articolo 92 che stabilisce, senza fornire troppi dettagli, che vengano stanziati 11 milioni a integrazione del Fondo per il finanziamento delle missioni internazionali istituito presso il ministero dell'Economia. Sulle finalità la relazione tecnica si limita a spiegare che «la misura si rende necessaria in relazione agli impegni imposti dal parlamento al governo in sede di autorizzazione delle missioni internazionali per il 2020». Restano però delle domande che meriterebbero risposta: chi ha reinserito la norma? Ma, soprattutto, cosa c’entra il finanziamento delle missioni militari con le misure anticrisi?

L'articolo 92 del decreto Agosto pubblicato in Gazzetta ufficiale

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