L’annuncio era stato dato quattro giorni fa dal segretario del Partito democratico in persona alla camera di commercio di Siena, il suo collegio elettorale. «Il biotencopolo di Siena potrà essere l’hub del Paese, quel soggetto che in prospettiva incrocia quei 340 milioni di euro che sono compresi nel Pnrr per i prossimi sei anni e che rappresentano una grande operazione Paese e che possono fare di Siena sempre più la capitale italiana delle scienze della vita». 

«Credo», aveva aggiunto Letta, «che questa legge di bilancio sia molto importante per il territorio senese perché siamo alla finalizzazione di questa importantissima realizzazione». E ancora: «Il biotecnopolo avrà un finanziamento strutturale che ne consentirà la partenza ma anche la durata nel tempo. Sarà una grande operazione frutto di un lavoro di squadra».

L’emendamento Manca

La promessa, che ha ricevuto il plauso dei sindacati, è stata mantenuta con l’approvazione alle cinque della mattina di un emendamento a prima firma del senatore democratico Daniele Manca. 

La fondazione di Siena, secondo l’emendamento, riceverà una dotazione iniziale di 37 milioni per tre ann e poi sarà finanziata con 16 milioni l'anno dal governo. Una scelta a spese dei contribuenti che non si basa su alcun criterio di merito sulla ricerca, come ha subito sottolineato la senatrice a vita Elena Cattaneo, che di ricerca se ne intende. 

Il rischio dell’ennesimo centro in mattoni

«L'emendamento, a prima firma del senatore Manca (104.0.16 T2) - ha scritto Cattaneo in una nota, «mira a creare una nuova Fondazione denominata Biotecnopolo di Siena con una dotazione di 30 milioni di euro. A meno di non prevedere una riformulazione, siamo di fronte al rischio di veder nascere l'ennesimo "centro in mattoni" per “realizzare programmi di ricerca” sulle scienze della vita, in un contesto nazionale e regionale già ricco di iniziative e soggetti attivi e produttivi proprio sullo stesso tema, da alimentare negli anni a venire bloccando risorse pubbliche che potrebbero essere meglio utilizzate». 

Cattaneo che in passato si era spesa con forza per procedure competitivi sull’assegnazione dei fondi alla ricerca, anche in occasione dei maxi finanziamenti all’istituto italiano di tecnologia, chiede alla commissione bilancio di scongiurare il ripetersi di esperienze poi corrette dal parlamento. E ricorda: «Le regole per un buon investimento in ricerca, in grado di produrre valore aggiunto, sono poche e semplici: analisi del bisogno, accesso libero e competitivo alle risorse pubbliche, confronto ad armi pari tra idee e gruppi, valutazioni competenti e trasparenti di più proposte, per assicurare una sana concorrenza».

Hub nazionale

Eppure Letta definiva il biotencopolo di Siena come il potenziale «hub del Paese», «quel soggetto che in prospettiva incrocia quei 340 milioni di euro che sono compresi nel Pnrr per i prossimi sei anni e che rappresentano una grande operazione Paese e che possono fare di Siena sempre più la capitale italiana delle scienze della vita». 

La Cgil aveva accolto l’iniziativa celebrando «la capacità di tutto il sistema produttivo senese di fare squadra su un tema estremamente strategico per un futuro occupazionale di qualità, capace di attrarre nuovi investimenti e sviluppare una filiera inclusiva per imprese e lavoratrici/lavoratori». E anche quella di Letta di incidere a livello nazionale: «Il lavoro portato avanti dall’Onorevole sul Biotecnopolo già nella legge di bilancio è encomiabile sia per i tempi brevissimi in cui è stato elaborato che per la quantità e qualità delle risorse che questo progetto porta con sé, anche a lungo termine». Non proprio la descrizione di come dovrebbero assegnati i fondi per la ricerca e lo sviluppo, ma nel territorio segnato dalla crisi del Monte dei Paschi di Siena per ora si festeggia. 

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