La musica non smette di suonare per le vie di quello che fu il cuore delle Olimpiadi invernali del 2006: Sestriere. Un effetto straniante, perché il buon umore diffuso dagli altoparlanti posti sui pali della luce si perde nel vuoto di una località montana rimasta senza turisti, spazzata dalla neve e dal vento ghiacciato. Lungo la via centrale ci sono solo trattori, spazzaneve, l'automobile dei Carabinieri, qualche furgone: fine. Ristretto anche il parterre linguistico che un tempo caratterizzava queste vie: idiomi di tutto il mondo si confondevano, mentre oggi si può distinguere l'ormai rarissimo dialetto piemontese.

In alta val di Susa sarebbe una stagione perfetta: un manto abbondante è sceso nelle scorse notti e i pochi passanti ricordano quanto in passato questa neve copiosa sia stata  molto agognata e quasi mai ottenuta. Si è materializzata in questo beffardo 2020, dopo anni e anni di precipitazioni micragnose, amara condizione.

Sestriere è passata da ventimila passaggi dell'otto dicembre 2019 alle 600 del 7 dicembre: i residenti, qualcuno che ha fatto un giro nella seconda casa, sparuti ciaspolatori e appassionati di sci alpinismo. Le vie sono vuote, i negozi vuoti, i bar a fine giornata contavano trenta scontrini.

Il lavoro è un'ecatombe: i posti precari, legati alla stagionalità e al flusso turistico, ruotavano intorno alle tremila unità. Uomini e donne che sono atterrati sul duro, perché senza cassa integrazione: cuochi, camerieri, baristi, commessi, autisti, accompagnatori, preparatori atletici, musicisti, teatranti e attori, un elenco lungo di uomini e donne di tutte le età.

Poi ci sono i maestri di sci, che lamentano risorse insufficienti se paragonate a quelle francesi – seicento euro mensili contro mille e cinquecento –  e gli artigiani senza nulla da riparare nelle seconde case che riaprono.

Un esercito del lavoro

La montagna del Sestriere che complessivamente garantisce non meno di seimila posti di lavoro stabili da novembre a marzo, distribuiti su val Susa e val Chisone, l'otto dicembre 2020 non supera le duecento unità.

Il sindaco, Gianni Poncet: «La chiusura del periodo natalizio farà scendere il fatturato del 45 per cento complessivo: nonostante i cosiddetti ristori la situazione non è sostenibile: prepareremo un piano alternativo per attrarre turisti nonostante la chiusura degli impianti. La nostra montagna non può resistere ad un anno di chiusura. Le attività che proporremo per il periodo natalizio saranno tutte gratuite e un severo controllo sarà esercitato sull'intrattenimento».

Gli impianti sono fermi e le piste non vengono battute dagli spazzaneve; in pochi pensano che l'ipotetica apertura del prossimo sette gennaio possa materializzarsi: lo sconforto generale abbonda, e non bastano le allegre canzoni natalizie della filodiffusione a rialzare un mesto morale.

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