Nel primo giro di consultazioni ha soprattutto ascoltato, e preso molti appunti. Nel secondo, iniziato ieri pomeriggio a Montecitorio, Mario Draghi ha soprattutto parlato. Così dalla tribuna della sala della Regina dove sono sfilati i “piccoli” all’uscita dagli incontri, l’Agenda Draghi si è composta come un puzzle, tessera dopo tessera. Ma siamo ancora ai titoli. Fuori dal palazzo impazza il totoministri: si parla della conferma del ministro della Salute Roberto Speranza, e della ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, considerata «un punto di equilibrio» di un esecutivo che avrà l’appoggio e i ministri del Pd ma anche della Lega. Il presidente incaricato ha tenuto le sue carte ancora coperte.

L’agenda Draghi

Draghi ha spiegato che il suo governo sarà «europeista». Con nettezza, non come riferimento generico e ideale, ma perché avrà obiettivi precisi verso «una maggiore integrazione» e «bilancio comune». La «scelta atlantica sarà netta». Insomma: i folgorati sulla via di Bruxelles dovranno fare una scelta di campo, senza spazio per sfumature. Sulla scuola, il presidente incaricato si è detto preoccupato per i troppi giorni di didattica persi dagli studenti: chi lo ha ascoltato ha pensato a un possibile allungamento del calendario scolastico. Il nuovo ministro lavorerà da subito in modo che all’inizio del nuovo anno scolastico tutte le cattedre siano assegnate e i prof siano in classe dal primo giorno. L’esatto contrario di quello che è successo lo scorso anno. Draghi è intenzionato ad accelerare le vaccinazioni, «in ogni maniera». Quanto al Recovery plan, la delegazione di Cambiamo guidata dall’ex forzista Paolo Romani ha riferito che «ci sarà un approfondimento sulla governance», sulla quale la maggioranza giallorossa si è spaccata. Ma è ovvio: è una delle condizioni di Bruxelles per inviare i fondi del Next Generation Eu. Draghi ha parlato delle riforme che ci chiede l’Unione: fisco, pubblica amministrazione e giustizia civile. «Da questo punto di vista abbiamo aggiunto anche la giustizia penale, con la situazione drammatica delle carceri italiane», riferisce Emma Bonino a nome di +Europa. «Il nostro appoggio continuerà anche in tempi difficili che evidentemente non mancheranno», è la promessa della senatrice. «Abbiamo suggerito di verificare la possibilità di produrre anche Italia i vaccini già approvati», aggiunge Riccardo Magi, «Non vorremmo che il fatto che il nostro governo ha investito risorse pubbliche per un vaccino “nazionale” che sarà approvato tra molti mesi, ci impedisca di verificare rapidamente se sia fattibile produrre quelli già approvati». Draghi ha ascoltato con attenzione. Il tema impatta sulle scelte fatte fin qui dal commissario straordinario Domenico Arcuri.

Il Pd e l’«unità» del Colle

Dopo i giorni dello sbando, dal Pd ormai arrivano i sì «a prescindere». Ne ha pronunciato uno il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, lo ha ripetuto in coro la corrente Base riformista guidata da Lorenzo Guerini e Luca Lotti che ieri ha riunito parlamentari e amministratori. Eppure nel Pd sono forti le pressioni perché Nicola Zingaretti all’incontro di oggi pomeriggio “spinga” per un governo composto da tecnici ed esperti, e non direttamente da politici. Sarebbe la soluzione più potabile per i dem, ma anche la più semplice: il segretario è anche presidente della regione Lazio, carica che non ha intenzione di lasciare; Matteo Renzi, leader di Iv, ha detto di non voler fare il ministro, almeno fino a che non ci ripensa. Matteo Salvini invece spingerebbe per il proprio ingresso nell’esecutivo. Forte del fatto che dal Colle il mandato affidato a Draghi è quello dell’«unità» delle forze politiche. La Lega ormai è lanciatissima verso l’ex presidente Bce. Ieri fonti leghiste di Bruxelles «non hanno confermato» la notizia della richiesta di allontanamento dei parlamentari della destra radicale tedesca di Afd dal gruppo Identità e democrazia. Ma gli europarlamentari si preparano alla conversione: aspettano l’incontro con Draghi, questo pomeriggio, per cambiare atteggiamento sul Recovery fund. Con Conte si sono astenuti. «Ma se invece dell’austerity si passasse a una fase di investimenti, di crescita e di rilancio economico, senza aumento di tasse ma liberando energie e risorse, lo scenario cambierebbe», fanno sapere.

Oggi a Montecitorio andranno in scena gli incontri cruciali: in mattinata Maie-Centro democratico, Leu, Iv e Fratelli d’Italia. Nel pomeriggio Pd, Forza Italia, Lega e M5s (stavolta senza Grillo). Domani l’incontro con le parti sociali. Il leader Cgil Maurizio Landini su Repubblica è esplicito: «Con Draghi possiamo far uscire l’Italia dalla precarietà del lavoro», «Sarebbe un suicidio politico non saper cogliere e utilizzare la sua competenza e la sua autorevolezza per ridisegnare il futuro del paese». La sua è una parola che pesa sulle scelte della sinistra. Leu è divisa: possibilista sul sì Art.1, incompatibile con la Lega invece Sinistra italiana. Dipenderà dal programma. Ma anche dalla squadra di governo. È possibile che Draghi possa prendersi ancora qualche giorno prima di annunciarla.

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