Il dpcm firmato dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, prevede che i ristoranti e i bar di tutta Italia chiudano alle 18 fino al 24 novembre, ma l’Alto Adige ha già approvato una ordinanza che ritardi le chiusure: alle 20 per i bar e alle 22 per i ristoranti. E il Trentino dovrebbe fare lo stesso.

La decisione è stata presa dal presidente della provincia autonoma di Bolzano, Arno Kompatcher, la mattina stessa dell’entrata in vigore del dpcm. L’articolo 40 dell’ordinanza prevede che «le attività degli esercizi di ristorazione sono consentite dalle ore 5.00 fino alle ore 20.00 per i bar, le gelaterie e le pasticcerie e fino alle ore 22.00 per i ristoranti. Il consumo al tavolo è consentito per un massimo di 4 persone, salvo che siano tutti conviventi». 

Una differenza sostanziale dalla norma più controversa del Dpcsm, che mette in salvo i ristoratori dal fatto di dover rinunciare al turno serale delle cene. Inoltre, rimarranno aperti anche i cinema e gli eventi teatrali al chiuso, ma con un massimo di 200 persone all’interno.

Curiosamente, Arno Kompatcher ha definito «più incisive» le misure altoatesine rispetto a quelle del governo, forse riferendosi al fatto che nella provincia di Bolzano l’ordinanza introduce un “coprifuoco” dalle 23 alle 5. «Il numero delle persone positive al Covid-19 stanno rapidamente aumentando in tutta Europa, in tutta Italia e in tutto l’Alto Adige. Dobbiamo intervenire subito con misure più incisive per fermare la catena dei contagi e ridurre la pressione su ospedali e strutture sanitarie, cercando comunque di salvaguardare il più possibile scuole e attività economiche», sono state le esatte parole di Kompatscher.

In Alto Adige la situazione dei contagi è ci sono stati complessivamente 6755 positivi al Covid (+321), mentre attualmente i positivi sono 3501 (+314). 

Anche il governatore del Trentino, il leghista Maurizio Fugatti, sta predisponendo un’ordinanza analoga che dovrebbe essere presentata oggi e che prevede anche per la provincia di Trento la chiusura di bar alle 20 e ristoranti alle 22. Inoltre, il presidente ha detto che «non c’è necessità di didattica a distanza», dunque in Trentino non si applicherà la norma del Dpcm che prevede lezioni online per 75 per cento degli studenti.

Le due provincie autonome si sono confrontate e, secondo Fugatti, «possono esserci margini per consentire di tenere aperti ristoranti fino alle 22 ed i bar fino alle 20 anziché le 18 previste dal decreto nazionale. Abbiamo posto particolare attenzione ai protocolli sanitari e non c'è ragione di non ritenerli efficaci a cena, se per il pranzo vanno bene. Oltretutto già ieri, assieme agli altri presidenti di Regione, abbiamo fatto presente al Governo che precludere il pasto serale significa di fatto costringere alla chiusura la maggior parte degli esercizi».

Il presidente trentino è anche intervenuto sulla questione delle aperture degli impianti sciistici: «Siamo già impegnati con le altre regioni simili alla nostra per adottare specifici protocolli che possano consentire di svolgere le attività in sicurezza. Naturalmente se la curva dei contagi non dovesse imporre ulteriori restrizioni».

Si può fare?

«Di fatto - spiega Kompatscher - recepiremo gran parte del nuovo Dpcm nazionale con alcuni adattamenti alla realtà locale in virtù dei margini di manovra che ci sono concessi dalla nostra autonomia e dalla legge provinciale sulla fase 2 dello scorso maggio.

La legittimità delle misure, però, è controversa, perchè – almeno in linea teorica – le regioni potrebbero derogare alle misure del Dpcm nazionale solo con norme più restrittive. Dunque il governo centrale avrebbe il diritto di impugnare le ordinanze, che però nell’attesa della decisione continuerebbero ad avere effetto.

Nel caso dell’Alto Adige, Kompatcher ha dichiarato che la sua ordinanza si legittima in forza dei «margini di manovra che ci sono concessi dalla nostra autonomia e dalla legge provinciale sulla fase 2 dello scorso maggio». L’8 maggio, infatti, il consiglio provinciale ha approvato  una legge che fissava autonomamente tempi e modi della Fase 2 dell’uscita dall’emergenza. «La Provincia vuole affrontare questa Fase 2 all'insegna dell'applicazione della nostra autonomia», aveva sottolineato il presidente Arno Kompatscher. 

Il Trentino, invece, non avrebbe questo appoggio normativo che consenta decisioni autonome in materia di covid.

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