Non è semplice preparare un discorso per l'apertura dell'Anno giudiziario se ci si è appena insediati nel ruolo di vertice di una Procura generale, come è accaduto a Francesca Nanni che da pochissimi giorni è arrivata a Milano. Per giunta di fronte a un’aula Magna pressoché vuota per le prescrizioni di sicurezza anti Covid. Ma, nonostante questa premessa esplicitata dal nuovo capo della procura generale milanese – una delle più importanti d'Italia –, non sono certamente mancati gli spunti sui quali nei prossimi mesi si discuterà non poco nei corridoi e nelle stanze del Palazzo di giustizia di corso di Porta Vittoria.

Le parole chiave per il pg Nanni, in tempi di Covid che anche nel 2021 impatterà fortemente anche in ambito giudiziario dopo il faticoso 2020, sono «cooperazione», rivolta agli avvocati, e «sinergia», «comunicazione» e «tecnologia» che guardano alle singole procure presso i tribunali e all'organizzazione amministrativa interna.

Cooperazione

«Sono sicura che troverò negli avvocati, categoria della quale ho fatto parte nei primissimi tempi della mia carriera, validi e leali contraddittori con i quali cooperare fattivamente per lo sviluppo e l’efficienza degli uffici» ha detto il nuovo capo della procura generale rivolgendosi ai legali rappresentati dai vertici del loro Ordine, dove per cooperazione si intende il «raggiungimento di un fine comune ma svolgendo autonomamente le singole attività».

Ai magistrati delle varie procure del distretto la Nanni chiede invece di attivare «la sinergia fra uffici di primo e secondo grado, che presuppone una approfondita conoscenza dei rispettivi compiti e soprattutto un dialogo costante magari realizzato attraverso forme di comunicazione tecnologicamente avanzate».Il pg vorrebbe, ad esempio, accedere direttamente agli atti precedentemente scannerizzati dei procedimenti potenzialmente avocabili, invece di chiedere il fascicolo in visione, così come agli atti dei fascicoli soggetti a impugnazione. Una misura che farebbe risparmiare un'enormità di tempo in un distretto giudiziario grande e complesso come quello milanese.

Snellire il lavoro

Lavorare in maniera sinergica è fondamentale adesso, perché la «sola denuncia delle gravissime criticità esistenti» non basta in questo momento. Basta verificare i dati 2020 sull'attività in aula, scodellati dal neo capo della procura generale, per rendersi conto che è necessario semplificare e snellire il lavoro nei prossimi mesi e recuperare il tempo perso.

Nel raffronto con l’anno precedente nel periodo aprile-giugno emergono «dati impressionanti»: le udienze penali in Corte d'Appello sono diminuite del 73 per cento, quelle davanti alla sezione minori del 33 per cento, le udienze civili sempre in Corte d'Appello del 70 per cento. Aumentate solo le udienze davanti al Tribunale di Sorveglianza del 14 per cento. «Quanto tempo sarà necessario per ritornare ad una situazione normale»? si chiede Nanni.

«Nessuna croce manca»

Dal lato dell'andamento dei reati il pg ha evidenziato la crescita dei maltrattamenti contro le donne e i minori accentuate dal lockdown e dalle restrizioni varie, nonché quelli dei reati informatici, la nuova frontiera del crimine in tempi in cui, ad esempio, scendono i furti in casa per comprensibili motivi. Guardando ai dati delle singole procure è stato sottolineato il rallentamento dell'attività dovuto al Covid, con punte presso la procura di Milano e Busto Arsizio, dovuto alle minori iscrizioni per un calo di certe tipologie di reati e a difficoltà organizzative interne.

Il presidente reggente della Corte d'Appello di Milano, Giuseppe Ondei, che ha aperto i lavori di oggi, oltre ad aver ricordato le vittime del Covid con una colta citazione del poeta Giuseppe Ungaretti – «nel cuore nessuna croce manca», dalla poesia San Martino al Carso – e le limitazioni di alcune libertà personali alle quali tutti siamo stati assoggettati e che proseguiranno anche nei prossimi, duri, mesi, ha rivolto un appello al Ministero di Giustizia perché «occorre passare al più presto dal linguaggio dei proclami a risultati attesi, verificabili e misurabili» nel colmare le carenze di organici e l'arretramento informatico nel quale si muove il sistema giudiziario e che causa rallentamenti e interruzioni dell'attività.

Mancano magistrati

C'è una carenza di magistrati nelle sedi del distretto milanese, molto importante soprattutto a Varese e Lodi, ma il nodo è la macchina amministrativa, che distretto di Milano segna una scopertura del 31,8 per cento, dove quella nazionale è del 25 per cento. Insomma, un dipendente amministrativo su tre a Milano c'è solo sulla carta e non in ufficio.

Un'ultima notazione sul consueto coro che allietava la serata di gala dell'inizio dell'anno giudiziario milanese, organizzato da circa venti anni dal giudice Lucio Nardi, in pensione da qualche mese dopo una carriera passata tra Milano e Pavia, dov'è stato presidente di sezione civile. Quest'anno non è previsto per la pandemia ma l'Ordine degli avvocati, che lo ha sempre patrocinato, ha tenuto comunque a ricordarlo organizzando nell'aula magna dove si è tenuta la cerimonia togata una toccante Ave Maria di Gounod. La composizione è stata eseguita da Lorenzo Meraviglia al violino, Luigi Palombi al piano con il soprano Cristiana Faricelli.

«Pur non potendo organizzare il coro non abbiamo voluto interrompere la tradizione proprio in un momento difficile e tragico come questo. E l'Ave Maria di Gounod ci ricorda che è necessaria anche la benevolenza del Sovrannaturale per resistere e mettersi alle spalle il prima possibile questo periodo» ha commentato Nardi a Domani.

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