Una partita di calcio di prestigio come la Supercoppa italiana tra Milan e Inter ha presentato all’Arabia Saudita, ospite della sfida, l’occasione perfetta per costruire o cementare il rapporto con i parlamentari italiani, attraverso l’invito ad assistere all’evento a spese del regno.

L’offerta, promossa direttamente dall’ambasciata saudita a Roma, aveva lo scopo dichiarato di coniugare la tradizione calcistica tricolore e la cultura dell’Arabia Saudita, nel più classico dei tentativi di usare il pertugio dello sport per mettere un piede nelle istituzioni. Così il risultato sul campo si riduce a questione marginale, poco conta chi ha portato a casa il trofeo.

Sfida araba

Detto in termini più diretti: un’operazione di lobbying, portata avanti con una strategia sottile, che non può non suggerire un parallelo con quanto fatto dal vicino Qatar, seppure in maniera diversa.

Questo è diventato l’appuntamento, calendarizzato nella cornice dello stadio di Riad, con buona pace del presidente della Figc, Gabriele Gravina. «La finale in Arabia mi rattrista», ha infatti dichiarato il numero uno della Federcalcio.
Come da accordo tra Lega calcio e le autorià di Riad, sulla base di 25 milioni di euro, la partita è stata organizzata per la terza e ultima volta, stando all’attuale contratto, nel King Fahd International Stadium, nella capitale del regno. Dopo le soluzioni alternative individuate degli anni scorsi a causa della pandemia, il trofeo è tornato di nuovo oltre confine, nel rispetto dell’intesa sottoscritta con Riad

Tuttavia, potrebbe essere solo il viatico di un rapporto tra sport e affari destinato a consolidarsi: non è un mistero che l’Arabia Saudita voglia ospitare sul territorio nazionale, pagando somme ancora più sostanziose, un numero maggiore di eventi.

Invito dell’ambasciata

L’invito formale è stato recapitato ad alcuni parlamentari, sostenitori dell’Inter e del Milan. Profili decisamente più interessati all’appuntamento, essendo parte in causa per questioni di tifo, tra cui spicca il presidente del Milan club di Montecitorio, l’ex ministro e leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi, che ha però declinato.

Non una pesca a strascico, ma una strategia mirata. La lettera d’invito, vista da Domani, reca la firma dell’ambasciatore in Italia, Faisal bin Sattam bin Abdulaziz, con l’intestazione della “reale ambasciata dell’Arabia Saudita a Roma”. «In occasione delle celebrazioni dei 90 anni di relazioni diplomatiche tra Italia e Arabia Saudita, volte a rinnovare lo spirito di amicizia tra i due popoli, attraverso i ponti della cultura e del dialogo», è l’esordio dell’invito che viene giustificato nelle righe successive con l’interesse calcistico dell’onorevole contattato. Un intervento mirato, dunque.

E la missiva prosegue indicando la sede dell’evento, quella ben nota dello stadio di Riad per la gara di Supercoppa.
Nell’invito l’ambasciatore scrive, senza giri di parole, che lo sport rappresenta «uno dei canali più efficaci per promuovere il dialogo e la conoscenza reciproca tra la gente», per cui «l’iniziativa rappresenterà senza dubbio una proficua occasione per approfondire i vari aspetti della ricca cultura e tradizione saudita».

Un riferimento, dai toni felpati, al fatto che il derby di Supercoppa, e il calcio in generale, è molto più di una semplice partita. È un’opportunità di approfondire la conoscenza con i rappresentanti eletti nelle istituzioni. In calce campeggiavano, poi, i riferimenti per aderire alla trasferta organizzata dall’ambasciata.

Senza risposte

La lista completa dei destinatari resta tuttavia misteriosa. Vari parlamentari contattati da Domani hanno riferito di non aver ricevuto l’invito, nonostante il cuore batta per l’Inter o il Milan, a differenza di altri. 

Alla richiesta di chiarimenti rivolta all’ambasciata saudita e sollecitata sia attraverso email che telefonate, non sono giunti riscontri.

Secondo quanto riferito dai funzionari, la domanda è stata girata a chi deve svolgere questi compiti, ma nessuno ha dato le informazioni necessarie  per chiarire la vicenda.
Resta comunque l’allettante operazione di avvicinamento di uno stato straniero agli eletti nel parlamento.

In tempi di Qatargate, in molti hanno drizzato le antenne, nonostante l’evidente differenza nell’approccio portato avanti con gli europarlamentari. Nel caso della finale per l’assegnazione del trofeo di calcio, c’è un documento che attesta l’invito.

Niente valigette piene di soldi o contatti per vie traverse, ma aperto uso di canali ufficiali. Con una chiamata diretta per mettere a disposizione degli invitati tutto ciò che occorre per apprezzare la «ricca cultura» saudita.

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