Basta con la gara «a chi la spara più grossa». In una conversazione con Repubblica, quasi uno sfogo amaro, il segretario del Pd Nicola Zingaretti se la prende con il ministro grillino Luigi Di Maio che chiede di rafforzare il peso dei Cinque stelle nel governo. Ma in realtà considera una vera «sparata» anche quella di David Sassoli, uno dei più autorevoli rappresentanti del suo partito a Bruxelles.

Il presidente del parlamento europeo domenica scorsa ha chiesto di riformare il Mes, ricevendo gli applausi interessatissimi dei Cinque stelle, che l’hanno presa come la certificazione del fatto che anche il Pd si sta ricredendo sulla richiesta del prestito da investire sulla sanità: «Dobbiamo prendere atto che su quello strumento pesa il ricordo della crisi del 2008 e che ormai è anacronistico», dice Sassoli. Che ragiona anche sulla cancellazione dei debiti dei governi contratti per l’emergenza: «Un’ipotesi di lavoro interessante, da conciliare con il principio cardine della sostenibilità del debito. Nella riforma del patto di stabilità dovremmo concentrarci sull’evoluzione a medio termine di deficit e spesa pubblica in condizioni di crisi e non solo ossessivamente sul debito». Temi che del resto sono nel dibattito europeo. E che ieri sera Sassoli ha rilanciato su Rai2: «Il Mes è uno strumento del passato. Dobbiamo farne uno strumento comunitario. La Commissione nel 2017 aveva già proposto questa riforma», «Tanti mi dicevano che era velleitaria la web tax e la tassa sulle transazioni. Con Merkel abbiamo negoziato e ora ci sono». E infine l’affondo all’indirizzo del suo segretario: «In questo momento serve coraggio».

Per tutto il giorno in Italia le sue parole avevano scatenato un putiferio. Compreso nel Pd, che più che di attardarsi nell’area più moderata dei progressisti, teme che aperture del genere possano rendere meno credibile la posizione del premier Conte ai tavoli delle trattative europee. Insomma non se ne può neanche parlare.

Argomento tabù

Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri infatti sentenzia che «il debito si cancella con la crescita». E «non credo che i debiti si cancellino», avverte anche il commissario all’Economia Paolo Gentiloni, «Sicuramente c’è un problema in futuro, ma sarà una discussione da aprire in una situazione meno incerta». Ma la smentita politicamente più severa è proprio quella del segretario dem. E pesa parecchio, tanto più che Zingaretti è di solito molto sorvegliato nelle polemiche interne. Anche in quelle con il governo. In queste ore, per esempio, non ha voluto dire una parola sul caso Calabria – i tre commissari straordinari alla sanità saltati in meno di dieci giorni – in cui Palazzo Chigi ancora annaspa. C’è chi sospetta Sassoli di aver lanciato una suggestione per attirarsi il favore dei Cinque stelle. È una «riserva della Repubblica», sul suo nome si fanno ipotesi per il futuro Colle. O persino per palazzo Chigi, in chi valuta ipotesi di una sostituzione in corsa. Ipotesi che da Bruxelles vengono smentite con fastidio.

A schierarsi con il presidente dell’europarlamento è invece la sinistra Pd. Il ministro Peppe Provenzano ne ha rilanciato su Twitter le riflessioni. Il responsabile economico Emanuele Felice le ha difese sul Domani. Ieri mattina se ne è discusso anche in una riunione del gruppo dem di Bruxelles. Tutti d’accordo con Sassoli, o quasi. Ma poi a esporsi contro il segretario sono in pochi. «Il debito comune europeo deve diventare una soluzione permanente, il Mes va rivoluzionato e vanno modificati i trattati per rimuovere il diritto di veto che spesso blocca decisioni fondamentali in Europa», scrive Andrea Cozzolino su Huffington Post. E questo dibattito «attraversa la discussione del campo progressista in tutto il continente», spiega anche Massimiliano Smeriglio, «È arrivato il momento di definire nuove regole e parametri e rendere definitivo l’indebitamento comune può essere un buon punto di partenza per le riflessioni che questa pandemia ci impone. Vi sono sul tavolo proposte e idee», «valutare e discutere è un compito che spetta alla politica italiana ed europea».

A Roma Sassoli si guadagna la solidarietà di Leu. Che guarda anche alle recenti proposte dell’ex premier Enrico Letta, oggi presidente dell’Istituto Delors, sulla necessità di cambiare governance al Mes, che contiene miliardi inutilizzati, e di spostarla sulle istituzioni Ue. «In qualunque nazione del mondo le indicazioni del presidente del parlamento europeo e dell’Istituto Delors sarebbero state raccolte e supportate».

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