Un endocrinologo è stato nominato presidente della Covip, la commissione che vigila su 338 miliardi di euro di fondi pensione. La nomina di Mario Pepe è arrivata grazie alla sponsorizzazione del deputato leghista e re delle cliniche private Antonio Angelucci, suo amico personale. Il mondo della sanità, del resto, è a stretto contatto con i fondi pensione. Ma il curriculum di Pepe ha imbarazzato gli uffici del ministero del Lavoro. Decisivo il ruolo del sottosegretario leghista Durigon
La nomina dell’ex deputato di Forza Italia, Mario Pepe, di professione endocrinologo, alla presidenza della Commissione di vigilanza sui fondi pensione (Covip) è arrivata tra mille dubbi sui requisiti. Tra mail di richieste di chiarimento del ministero del Lavoro di Marina Elvira Calderone, preposta a firmare il decreto, e le perplessità della Corte dei Conti, che ha atteso molto tempo prima di provvedere alla registrazione. Dopo il primo invio del curriculum, a fine novembre gli uffici ministeriali preposti hanno chiesto un’integrazione da parte di Pepe per indicare le esperienze professionali e le competenze maturate nel settore.
Documenti necessari per portare avanti l’iter: a inizio dicembre era in programma il consiglio dei ministri per la nomina. E un altro documento, visionato da Domani, attesta che per lungo tempo non c’è stato il timbro dei magistrati contabili sul decreto firmato dal presidente della Repubblica.
«Ora non posso rispondere, ci aggiorniamo nei prossimi giorni», taglia corto Pepe che attacca quando gli chiediamo del suo curriculum. Dopo la concisa telefonata non ha risposto ai messaggi.
Fondi pensione e sanità
Una vita in politica, berlusconiano doc, impegnato nella difesa strenua dei vitalizi, quando gli assegni per i parlamentari furono ridotti, lamentava un orizzonte nel quale la politica l'avrebbero fatta solo i ricchi. Ora è tornato. Con una nomina da 162mila euro all’anno. Al di là dei grandi poteri che gli sono piovuti addosso: dovrà dialogare da pari con la Banca d’Italia e la Consob. Grazie a una partita politica che ha visto in campo il deputato leghista e imprenditore, Antonio Angelucci, in tandem con il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, potentissimo vice del partito di Matteo Salvini.
Pepe ha quindi scalato la presidenza della Covip. La questione ha raggiunto i piani alti di palazzo Chigi, chiamato a prendere una posizione, e il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che per legge deve decidere di concerto con il ministero del Lavoro di Calderone l’assegnazione dell’incarico.
Sul tavolo c’era il nome di un altro candidato, gradito a Giorgetti: l’ex eurodeputato della Lega, Antonio Maria Rinaldi, docente di economia noto per le posizioni euroscettiche. Sembrava tutto fatto. Era pronto a entrare in consiglio dei ministri. A quanto risulta a Domani, era stato contattato dai “cacciatori di teste” del partito ed era stata sondata la sua disponibilità. Rinaldi è sempre stato della Lega, ma non aveva grossi sponsor. Ed è rimasto bruciato.
Per lui è arrivata, dopo la nomina come presidente del gruppo Trevi, la società operativa nell'ingegneria del sottosuolo, partecipata da Cassa depositi e prestiti (attraverso Cdp Equity). Alla guida di Covip è quindi approdato Pepe. Angelucci ha sponsorizzato il nome del vecchio amico, nonostante di formazione sia endocrinologo. Oltre alla stima personale, Angelucci ha sempre a cuore le attività imprenditoriali della sua famiglia.
Il mondo della sanità, centrale per il “re delle cliniche private”, è spesso a stretto contatto con i fondi pensione, che detengono un’importante liquidità. Con sempre maggiore frequenza, infatti, i fondi compiono operazioni economiche con strutture sanitarie, lasciando – in caso di accordo – la gestione nelle mani di chi decide di vendere.
Uno dei casi è quello dell’Enpam, la cassa di previdenza dei medici, che in passato ha investito (come riportato nei bilanci) 87 milioni di euro nel complesso ospedaliero del Fatebene fratelli di Milano, attraverso il fondo Aesculapius, e in altre strutture, come una clinica ospedaliera ad Arezzo e una Rsa a Bologna. Non ci sono all’orizzonte operazioni di questo tipo, ma i più maliziosi sostengono che è sempre meglio avere un interlocutore affidabile.
La casella Covip è centrale in quanto commissione vigilante sui vari fondi, che secondo gli ultimi dati ammontano a 338 miliardi di euro. La guida dell’organismo ha perciò un prestigio e un potere. Un combinato disposto che ha lanciato Pepe e cancellato l'opzione Rinaldi. L'economista ha rappresentato la fase “no euro” di Salvini. Alle europee 2024 non si è nemmeno ricandidato.
Pepe è invece un amico personale di Angelucci. I due si vedono anche al di là degli impegni di lavoro, hanno hobby e passioni comuni. La consuetudine tra è di vecchia data. Sono stati pure insieme in parlamento. Pepe è peraltro medico di professione (specializzato per la tiroide). Parla la stessa lingua professionale, nel mondo sanitario, di Angelucci.
A questo punto Durigon, secondo quanto raccontano a Domani, si è messo in moto per seguire la vicenda da vicino. Pepe ha predisposto la documentazione per evitare ulteriori rilievi e per scongiurare critiche sulle carenze del curriculum. Allo stesso tempo Durigon ha avviato unGiorgia Meloni, Giovanbattista Fazzolari, che non avrebbe avuto ragioni per eccepire sull’incarico assegnato a Pepe.
a moral suasion su palazzo Chigi per convincere gli interlocutori della bontà della scelta. Questi dossier investono il sottosegretario e consigliere diDentro FdI preferiscono evitare screzi con Angelucci, proprietario di un polo editoriale di destra (sono suoi i quotidiani Libero, Il Tempo e Il Giornale). Superato l’ultimo ostacolo della presidenza del Consiglio, il primo step è stato il parere delle commissioni Lavoro di Camera e Senato, presiedute dai meloniani, Walter Rizzetto e Francesco Zaffini. In quella sede la maggioranza ha manifestato perplessità. Ma ha dovuto prendere atto della decisione del governo: un voto contrario sarebbe stata una sfiducia per Calderone, responsabile della nomina.
Durante l’audizione in parlamento Pepe non ha fatto nulla per diradare i dubbi sulle competenze. È arrivato comunque il voto positivo. Qualcosa ha frenato gli ingranaggi per l’insediamento. Di mezzo c’è stata l’interrogazione del deputato del Pd, Arturo Scotto, che ha raccolto i dubbi e ha sollevato il caso in parlamento.
Calderone ha difeso la nomina, ritenendola in linea con i requisiti richiesti. Senza menzionare i dubbi iniziali dei suoi uffici, e la richiesta di integrazione avanzata nei mesi scorsi del suo dicastero, né le perplessità della Corte dei conti, che ha registrato il decreto solo a inizio aprile. Un andamento che ha confermato i dubbi.
Agitazione al ministero
La vicenda ancora oggi mette in agitazione il ministero. Perché, e si torna al punto di partenza, il profilo professionale di Pepe non sembra adeguato al compito assegnato: la Covip vigila su una montagna di soldi. Per questo il ministero del Lavoro aveva preteso l’integrazione del curriculum vitae.
C’è stato un successivo invio, ma anche in questo caso non sono mancate le perplessità. Nel documento trasmesso non figurano esperienze dirette nell’ambito dei fondi pensione. C’è una generica indicazione di elaborazione di «progetti nel settore della sanità integrativa, collaborando con enti pubblici e privati, sostenendo la necessità di creare un’unica autorità di controllo del welfare integrativo».
Tra gli enti citati ci sono Inps, Inpdad e Ingv, ma senza riportare nemmeno i titoli dei progetti nell’ambito della previdenza complementare. Così come gli incarichi parlamentari nell’ambito risultano fumosi. Viene menzionato un ruolo di supporto tecnico, esterno, al «presidente della Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale», che è una definizione fumosa. Peraltro, viene evidenziata la discrepanza tra i documenti. Al momento della designazione il governo ha trasmesso la documentazione al presidente della Camera, Lorenzo Fontana.
Un elenco di esperienze lungo, che nella versione consultabile sul sito della Covip è stata asciugata. Manca il riferimento all’esperienza all’Ingv. Alimentando la sensazione di un curriculum vago ma utile a superare i rilievi ministeriali per un incarico che vale il controllo di centinaia di miliardi di euro dei fondi pensioni.
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