Le parole giuste per conquistare il Quirinale sono quattro, secondo Silvio Berlusconi: liberalismo, cristianesimo, europeismo e garantismo. Ecco perché il Cavaliere le ha spiegate in un libricino dalla copertina evocativa: lui solo, e con vent’anni di meno, su sfondo nero, mentre alza le braccia in segno vittoria verso la bandiera del suo partito e un titolo che più eloquente non si può come Io sono Forza Italia.

Rilegati, dentro ci sono gli interventi pubblicati dal Giornale tra la fine di agosto e la metà di settembre a firma del vecchio leader, in cui si dà corpo alle quattro parole d’ordine, tra una citazione del giurista Piero Calamandrei, un ricordo del congresso dei Popolari Europei, un riferimento a Benedetto Croce e uno alla rivoluzione liberale che era il sogno nel lontano 1994 della discesa in campo.

I destinatari

Più che la pubblicazione casalinga, però, il vero dato politico sono i lettori per cui il libretto è pensato e che lo hanno ricevuto in formato digitale via posta elettronica: Io sono Forza Italia, infatti, è stato recapitato ai deputati che a febbraio voteranno per il Colle. Nemmeno a dirlo, l’operazione è stata l’argomento principale da ogni lato dell’emiciclo di Montecitorio, facendo ulteriormente fibrillare gli animi già sovraeccitati.

«E’ cominciata l’operazione simpatia», l’ha bollata un deputato del Partito democratico. Una boutade di quelle a cui Berlusconi ha da sempre abituato, che però qualche nervosismo lo sta creando: nessun candidato al Colle aveva mai lanciato la sua candidatura in modo così sfacciato. E, in tempo di caos, chi sa quale effetto potrebbe produrre.

Il ragionamento del Cavaliere è quello di tornare ai fondamentali che da “uomo del fare” lo hanno portato alla politica, in un ritorno alle origini selettivo. Cancellati i processi, via anche gli scandali e il rischio del default economico che portò l’Italia ad un passo dal commissariamento. A rimanere ben chiari nella mente dei grandi elettori devono essere solo i valori trasversali, che dovrebbero evocare quel profilo istituzionale necessario per diventare il garante della Repubblica.

E pazienza se la mossa scardina qualsiasi regola non scritta, se sorpassa il dialogo interno alla coalizione di centrodestra e addirittura va a cercare uno per uno indistintamente gli esponenti di tutti i partiti. Se mai davvero salirà al Colle avrà tempo di fare il padre nobile, ora Berlusconi ha smesso i panni del politico e indossato di nuovo quelli del venditore: ha il suo slogan pubblicitario fatto di quattro parole, il suo pubblico di riferimento è chiaro e gli si rivolge direttamente, senza rispettare nemmeno gli alleati di centrodestra.

Il riciclo

Che il Cavaliere abbia ormai deciso di caricarsi in proprio la sua corsa al Quirinale, intendendola come una vera e propria campagne elettorale, è evidente. Irritato dalle dichiarazioni sibilline di Matteo Salvini e dai distinguo di Giorgia Meloni, il leader di Forza Italia si è stancato di rispettare gli equilibrismi di una coalizione che comunque non gli sarebbe sufficiente per ottenere il risultato.

Quindi ha deciso di muoversi in autonomia, con uno di quei colpi di teatro – dalla discesa in campo via televisione al discorso del “predellino” da cui fece nascere l’oggi defunto Popolo della Libertà – a cui ha da sempre abituato gli elettori. Anche a costo di urtare la suscettibilità di qualcuno, a partire dagli ortodossi dell’etichetta istituzionale.

E pazienza se la brochure è in realtà un regalo riciclato. Il libricino, infatti, era stato prodotto per festeggiare gli 85 anni festeggiati il 29 settembre (non a caso, nella penultima pagina del libretto si legge: “Finito di stampare a settembre 2021”) ed era già stato condiviso via social a tutti i follower. Oggi lo stesso opuscolo dalla grafica uscita direttamente dagli anni Novanta torna buono per lusingare i parlamentari: non certo quelli solidamente affiliati ai loro partiti di riferimento, quanto quelli dispersi nel gruppo misto o transfughi da forze politiche che si sono sgretolate nel corso della legislatura.

Da buon venditore, Berlusconi sa bene che il prodotto – la sua candidatura al Colle – non verrà comprato da tutti ma anche che la pubblicità serve proprio ad ammaliare chi ha risorse(voti, in questo caso) da spendere ma ancora non lo ha impegnato. A loro Berlusconi si offre, con la sua lista di valori trasversali e degli alleati che oggi vengono percepiti come ben più estremi di lui, dunque utile metro di paragone per spaventare chi non vuole soluzioni estreme. Alleati che, inoltre, non hanno un altro candidato con cui fargli concorrenza. In molti ne hanno riso, tutti però hanno registrato il nuovo elemento politico: Berlusconi punta a trasformare la corsa al Colle in una campagna elettorale di piazza e non più un conclave.

 

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