Mattia Santori,  ora vi occupate di cannabis. A parte le battute di Salvini, che vi è successo?

Ne parlavamo da tempo, perché checché ne pensino i partiti, la legalizzazione della cannabis è un tema molto sentito, perlomeno dalla base progressista. Una delle grandi incompiute del centrosinistra. Durante l’inverno abbiamo incontrato gli esperti di Meglio Legale e di EasyJoint, ed ora partiamo con questo Cannabis tour da Roma. Portiamo 6000 piantine di cannabis con la Collaborazione di Meglio Legale. Chiediamo la legalizzazione, ma sappiamo che in un paese come il nostro, arretrato e conservatore, servono dei passaggi intermedi ed è il motivo per cui la prima richiesta sarà una legge sull’autocoltivazione.

Ma perché siete passati dalle piazze all’erba?

Le sardine hanno il grande “difetto” di non ricercare incarichi politici-elettorali, e dunque la grande fortuna di non dipendere dal consenso elettorale. Per questo possiamo affrontare temi che il campo progressista non affronta per paura di pagarla. Ci possiamo permettere di marcare la destra e i conservatori che su questi temi fanno solo danni: raccontano una guerra alla droga che è falsa, e finiscono con criminalizzare i cannabis shop o i piccoli consumatori.

Non è la legalizzazione che sia in cima alle preoccupazioni del centrosinistra.

Rispetto agli Stati Uniti, dove ormai in molti stati la cannabis è legalizzata, siamo molto indietro. Una legge giace in Parlamento, in commissione giustizia della camera (primo firmatario Riccardo Magi, ndr), e dalla prossima settimana se ne parlerà.

È una proposta a Letta per avvicinare i giovani?

È una proposta al parlamento, che deve smetterla di fare finta di niente. A Roma alla manifestazione (oggi, ndr), ci sono rappresentanti del M5s, del Pd e di Leu.

Le diranno: meglio dire ai giovani di cercarsi un lavoro.

I consumatori in Italia sono circa sei milioni. Meglio che spendano soldi in maniera consapevole, attualmente l’unica via che hanno per procurarsela porta in un vicolo cieco, fatto di ombre e illegalità. Chi ha più consapevolezza sa che dietro questa illegalità c’è la criminalità organizzata e i narcotrafficanti. Però una grossa fetta di consumatori ne è ignara. Io sono pieno di amici che non si sono mai posti il problema di dove vanno a finire i loro soldi. Il successo dalla cannabis light, che pure è un palliativo, dimostra che è possibile far emergere una parte di questo mercato, tassarlo, creare consapevolezza ed educare i consumatori.

Lei si fa le canne?

Consumo cannabis quando capita, non me ne vergogno. È la cosa più normale del mondo. Ho sempre autocoltivato, finché ne avevo il tempo, proprio perché non mi andava che i miei soldi finissero in mano a chissà chi rischiavo la mia fedina penale, perché di questo si tratta. Ho coltivato per anni, ma non sono mai stato un grande consumatore, per cui una buona parte del raccolto la regalavo ai miei amici, per appassionarli all’autoproduzione.

È una svolta politica?

Sembra, perché la cannabis fa più rumore. È una battaglia di civiltà come tutte le altre che conduciamo, nei limiti delle nostre forze. Nel silenzio mediatico abbiamo affrontato diversi temi. Dal referendum alle assemblee green. A Patrick Zaki. Per il 16 giugno, il suo compleanno, insieme ad Amnesty International Italia, al comune di Bologna e all’università, inaugureremo una mostra lungo i portici di San Luca, per portare i volti di cinquanta prigionieri di coscienza di tredici paesi davanti agli occhi di fa la classica passeggiata fuoriporta bolognese. Portare l’ingiustizia dove regna la libertà, questo è il senso. 

Sulla cannabis ricomincia a litigare con Salvini?

Lui tende a semplificare, è l’unica arma che rimane ai probizionisti, che sono anacronistici. Quelli come lui faranno la stessa figura dei proibizionisti del ‘29 negli Stati Uniti. Negare il problema non lo risolve. Figure come quelle di Salvini presto saranno considerate fuori dalla storia.

Al momento a Salvini non si può dire che vada male. E se ha perso qualche punto di consenso, lo ha perso a favore di Giorgia Meloni.

Intanto gli va peggio di quando siamo nati noi. Abbiamo dato vita al movimento delle sardine proprio per il timore di uno sfondamento maggioritario della Lega, che non c’è stato. Prima delle elezioni in Emilia Romagna io già raccontavo ai giornalisti che stavano resuscitando un uomo politicamente finito ma nessuno mi credeva. Poi è iniziata la fase calante di cui tutti oggi si accorgono. Certo dipende da quello che succede anche da quest’altra parte.

Ripeto: Salvini perde consensi ma li consegna a Meloni.

I fatti in politica non sono i sondaggi. I fatti sono in politica sono elettorali. Le ultime elezioni non raccontano di un centrosinistra in grande forma, ma certo non si può dire che la destra sia messa meglio. E sono convinto che alle prossime amministrative avranno grosse difficoltà. 

Allora parliamo di “quest’altra parte”. Partecipate alle amministrative?

Sì, abbiamo aspettato di vedere come si consolidava il fronte progressista. Per fortuna i segnali sono interessanti. L’effetto Manfredi (il candidato di Pd e M5S a Napoli, ndr) si sta allargando e noi siamo contenti di partecipare in modi diversi nelle città alla campagna elettorale. Dipenderà dalle città e dai contesti, le forme le vedremo più avanti. L’idea è fare un salto in avanti per capire come essere utili e portare più civismo dentro le giunte comunali, i consigli comunali, dai paesi di 8mila abitanti fino alle grandi metropoli. Dobbiamo aspettare gli esiti delle primarie, speriamo vadano in questa direzione.

Entrerete nelle liste?

Lo stiamo prendendo in considerazione. Ci sono tanti modi di essere utili nelle elezioni, abbiamo dimostrato di essere ottimi alleati nelle campagne elettorale. Potremo presentare nostri candidati in alcune liste, o sostenere alcune persone, non necessariamente sardine. Non siamo un movimento antipolitico, sappiamo che non ci si può lamentare della politica se poi non ci si propone per rinnovarla.

Alle primarie di Bologna sostenete Matteo Lepore.

Ci sentiamo rappresentati dal suo percorso, guarda al coinvolgimento del civismo non solo a parole. Rappresenta quella stessa cerniera che abbiamo provato a costruire fra la politica istituzionale e politica dal basso. A Bologna si gioca la partita fra due idee di centrosinistra. Quello che strizza l’occhio agli industriali e ai partiti moderati e quella che non rinuncia a un’identità sociale ed ecologista.

Il Pd è ancora un «marchio tossico», come avete sostenuto alle dimissioni di Zingaretti?

L’effetto Letta ha ristabilito che il grande valore del Pd è la sua base, fatta di militanti, cervelli, corpi, emozioni. Letta e il suo staff, con la consultazione interna, lo hanno evidenziato.  È un grande segno. Il Pd smetterà di essere un marchio tossico quando diventa attrattivo. Stiamo sperimentando ancora, ma è la ragione per cui siamo pronti a lavorare insieme, anche candidandoci, per portare nuova linfa.

Entrerete nelle agorà proposte da Letta?

Vediamo. Se ci sarà un progetto comune, se la direzione sarà quella di rafforzare il campo progressista ci saremo.

E invece i Cinque stelle di Conte, se mai davvero nasceranno?

Conte è un uomo coraggioso, un pezzo da Novanta. Aveva tante strade facili e ha scelto la più difficile. Molto nobile da parte sua. Ha fatto dei passi da gigante come tante persone nel movimento Cinque stelle. Un movimento che è stato molto bullizzato e che ora sta cercando di spogliarsi di alcune zavorre ideologiche.

Anche il paese ha subìto loro, visto che governano dal 2018.

In alcuni tratti i Cinque stelle hanno praticato una politica maldestra, che però non cambierei mai con una politica dannosa da Berlusconi a Salvini, passando per la Santanchè. Credo che se riusciremo a disintossicarci dall’antigrillismo e riconosceremo quello che è stato fatto di buono sarà anche grazie a Conte. Ha un grande consenso nel paese, Nicola Zingaretti lo ha capito prima di tutti.

Oggi chi sono le sardine?

Abbiamo duecento attivisti in tutta Italia, e altre centinaia di simpatizzanti molto attivi che ci sostengono. Non abbiamo fatto un tesseramento perché siamo un flusso di pensiero, un’appartenenza a un’idea. Capisco che i media non riescano a capirlo ma sono convinto che sia la nostra forza. Anche se le prossime elezioni potrebbero cambiare questo equilibrio e dovremmo essere molto attenti perché sarà una fase delicata.

I media forse solo chiedono chi comanda da voi, e a nome di chi.

Le sardine sono una cooperativa di sbattimenti. In un primo momento ci sono stati anche gli arrampicatori politici. Oggi chi si sbatte di più conquista autorevolezza interna.

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