Appropriarsi di un argomento, a dispetto delle regole del parlamento, per farlo disperdere tra i faldoni che occupano i banchi della commissione Giustizia al Senato, dove la Lega si muove silenziosa per fermare un tema caro ai Radicali: la legalizzazione della cannabis.

Una strategia volta a rallentare, se non abbandonare del tutto, anche la legge sulla morte volontaria medicalmente assistita, il cosiddetto “fine vita”, invisa ai partiti di destra. Il leghista e presidente della commissione Giustizia, Andrea Ostellari, ha preso una decisione che, regolamenti alla mano, è molto discutibile: da martedì anche palazzo Madama ha iniziato a occuparsi del tema della regolamentazione degli stupefacenti, cannabis compresa, nonostante lo stesso sia in discussione dal 2020 nella commissione omologa della Camera.

Discutibile perché secondo le norme interne, i due rami del parlamento non possono occuparsi degli stessi argomenti. Si rischia una sovrapposizione e soprattutto di bloccare i lavori durante la consueta “navetta”, cioè il passaggio di una legge da una camera all’altra. Nel caso in cui si discutessero due leggi simili o uguali, si imporrebbe un dilemma: quale legge ha la precedenza sull’altra?

Strategie leghiste

Un complicato meccanismo di regole e prassi parlamentari che riguarda anche la legge sul fine vita. Un accordo politico raggiunto all’interno della maggioranza – Pd, M5s, Leu da una parte e i partiti di centrodestra dall’altra – ha stabilito che a palazzo Madama si vada avanti con l’esame del testo.

Martedì sono stati scelti quattro relatori, tra cui il senatore leghista Simone Pillon, noto per le sue tesi conservatrici e anti eutanasia. Lo stesso accordo, però, comprenderebbe anche la cannabis: se Pd, M5s e Leu hanno ottenuto un passo in avanti sul fine vita, la destra, con la Lega capofila, avrebbe chiesto e ottenuto che in commissione Giustizia si discuta il proprio testo, che prevede l’aumento delle pene carcerarie per chi spaccia e fa uso di stupefacenti, cannabis inclusa.

Un accordo che, se applicato in tutti i suoi dettagli, potrebbe compromettere la discussione di entrambe le leggi, e obbligare Pd, M5s e Leu a subire le strategie del centrodestra. Alcuni senatori Pd negano che l’accordo sia legato al testo della Lega e spiegano invece che è riferito, più in generale, al tema degli stupefacenti. Eppure il partito di Matteo Salvini va in tutt’altra direzione e ha già annunciato che il ddl di riferimento sarà proprio il suo.

Tra Senato e Camera

Ostellari, un po’ a sorpresa, ha inserito nel calendario della sua commissione sette disegni di legge che trattano l’impiego farmaceutico della cannabis e la sua legalizzazione (sono due a firma del Pd), molto simili a quello in discussione a Montecitorio, la tossicodipendenza (M5s) e l’inasprimento delle pene legate agli stupefacenti (Lega e Forza Italia). Contemporaneamente a Montecitorio i deputati continuano a discutere il testo base sulla cannabis del presidente della commissione Giustizia, Mario Perantoni. Una proposta frutto di una lunga sintesi raggiunta tra i partiti di maggioranza che, a loro volta, avevano firmato e depositato una serie di testi di legge distinti.

Martedì Perantoni ha depositato i suoi emendamenti, in quanto relatore ha la facoltà di proporre modifiche in qualsiasi momento. Ieri i deputati avrebbero dovuto iniziare a votarli ma il centrodestra ha chiesto un rinvio. 

Insomma, il lavoro dei deputati, se pur lentamente, va avanti. Questo elemento, però, non è servito come deterrente all’iniziativa di Ostellari. «L’avvio al Senato dell’esame di un testo sugli stupefacenti verrà usato come ulteriore argomento dilatorio», ha detto il deputato di +Europa, Riccardo Magi.

L’azione della Lega è in contrasto con il regolamento del Senato, che al comma 3 dell’articolo 51 stabilisce: «Quando sia posto all’ordine del giorno di una commissione un ddl avente un oggetto identico o strettamente connesso rispetto a quello di un progetto già presentato alla Camera, il presidente del Senato ne informa il presidente della Camera per raggiungere le possibili intese». Al momento l’iter per raggiungere l’intesa non è stato avviato. Il presidente della Camera, Roberto Fico è stato informato ieri, la presidente di palazzo Madama sta “riflettendo”. «Casellati ha già parlato con il presidente Ostellari, oggi lo farà con Annamaria Parente (presidente della commissione Sanità, ndr). Poi prenderà le sue decisioni», hanno detto dalla presidenza.

Non solo, Perantoni, durante l’ufficio di presidenza, riferendosi al Senato ha chiesto di evitare deliberazioni confliggenti. Segnalerà il fatto al presidente Fico perché valuti di attivare la procedura delle intese prevista anche dal regolamento della Camera.

Il nodo del testo Lega

Le forzature della Lega non finiscono qui. Martedì il presidente Ostellari ha fatto diffondere un comunicato dal titolo: “Droga, via a esame riforma, si parte da testo Lega”. Si riferiva al disegno di legge a firma del capogruppo Massimiliano Romeo che aumenta le pene. Ma in realtà, al momento, la commissione Giustizia non ha preso nessuna decisione a riguardo. Il testo dal quale partire non è una scelta di poco conto: generalmente, quando in parlamento si discute un macro tema com’è quello sugli stupefacenti, si è spesso in presenza di diversi disegni o proposte di legge presentati dai partiti. E c’è sempre una fase in cui le forze politiche cercano di mettersi d’accordo su quale testo utilizzare come base. In molti altri casi, si decide di scriverne uno ex novo, che tenga conto di quelli in archivio. Se non tutti, almeno una parte. Ecco, al momento, questo passaggio in commissione Giustizia al Senato non è avvenuto, nessuna decisione è stata presa.

L’accordo sul fine vita

L’accordo politico potrebbe aprire vie differenti, ma molto dipenderà dalla decisione che prenderà la presidente Elisabetta Casellati. Certo è che se la strategia leghista andasse in porto, il partito di Matteo Salvini potrebbe ottenere due vittorie. La prima: discutere al Senato una legge che aumenta le pene carcerarie per chi detiene droga, inclusa la cannabis, farlo nella commissione guidata da un suo fedele senatore (Ostellari) che ha la facoltà di scegliere i relatori e approntare il calendario, e di conseguenza frenare la proposta di legge in discussione alla Camera. La seconda: rallentare la legge sul fine vita.

L’accordo con il resto della maggioranza ha previsto la scelta di quattro relatori, decisione straordinaria rispetto alla prassi parlamentare: le commissioni che esaminano la legge sono due, oltre la Giustizia c’è anche la Sanità. I relatori avrebbero dovuto essere altrettanti. Il raddoppio, dunque, è già un segnale di come andranno le cose nei prossimi mesi. Più persone ci sono da mettere d’accordo, più tempo servirà per concludere l’esame della legge. Ma alla fine della legislatura mancano solo dieci mesi.

Sullo sfondo il fatto che uno dei relatori scelti sia anche uno dei leghisti più intransigenti che questa legislatura ha conosciuto, il senatore Pillon. Basta ricordare la sua battaglia, insieme a Ostellari, contro il ddl Zan sul contrasto all’omofobia.

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