Vannacci snobba la Lega. E sul Veneto Salvini promette l’impossibile

Come da pronostico, lo si è notato di più perché non è andato. Il generale ed eurodeputato, nonché vicesegretario della Lega Roberto Vannacci non si è presentato al fortino storico del partito in via Bellerio per il federale convocato da Matteo Salvini. All’inizio si era vociferato di un suo possibile collegamento telefonico, invece nemmeno questo è stato possibile. Ufficialmente, colpa degli impegni al parlamento europeo in quel di Strasburgo. Ufficiosamente, la sua assenza mostra quanto Vannacci poco si interessi delle liturgie del partito di cui ha preso la tessera ad aprile scorso. Toscana, il disastro Vannacci affonda la Lega. Meloni e FI sorridono Il generale Del resto all’ordine del giorno c’era soprattutto l’analisi dei risultati delle prime tre tornate di regionali in vista delle prossime tre con la tappa fondamentale del Veneto. E non è un mistero che sul banco degli imputati molti leghisti della prima ora vorrebbero mettere proprio il generale, plenipotenziario della campagna elettorale in Toscana finita con un flop della Lega sprofondata al 4,3 per cento e fanalino di coda della coalizione di centrodestra. Non è l’unica contestazione che gli ortodossi muovono al vulcanico Vannacci: ormai sono evidenti e non piacciono per nulla i movimenti del suo cosiddetto movimento “Mondo al contrario”, una sorta di partito nel partito con propri affiliati e tesserati pronti alla scalata ostile dei membri storici, soprattutto nelle liste elettorali. Meglio allora non esserci: chi lo conosce bene, sa che il generale è abile nell’arte di svicolare, ignorando ciò che non considera di suo interesse. «Il suo accordo è con Salvini», è l’analisi, con riferimento a come la sua candidatura alle Europee con exploit di voti sia stato il salvagente del segretario per mantenere la Lega sopra l’8 per cento. Prima del federale, tuttavia, Salvini stesso ha tentato di abbassare la temperatura interna proprio sulla Toscana: «Non è colpa della sfortuna o degli elettori. Quindi tutti noi abbiamo sbagliato qualcosa? Si, io in primis». La Lega imbarazza la maggioranza sul consenso informato Eppure, la sua assenza indebolisce proprio Salvini, che si trova con un convitato di pietra che non riesce nemmeno a portare al tavolo. Non a caso l’unica indiscrezione che esce dalla riunione è un suo virgolettato sugli aderenti al Team Vannacci: «Possono essere solo un'associazione culturale, non possono essere soggetti politici». Nè, soprattutto, «chiedere candidature». Le assenze di persona, tuttavia, sono molte anche se giustificate: manca il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, impegnato nel braccio di ferro sui numeri della finanziaria; mancano anche i veneti Luca Zaia e Alberto Stefani, impegnati sul territorio per l’inizio della campagna elettorale. Tutti però si collegano e lanciano il loro messaggio in un partito che tuttavia è dilaniato dal conflitto interno e diviso in almeno tre tronconi, con negli occhi la paura che la crisi non sia momentanea ma un declino ormai difficilmente arginabile. Giorgetti ha chiesto anzitutto la calma. Illustrando le linee generali della manovra, ha invitato i leghisti a «diffidare delle bozze» e di aspettare il testo finale. Un modo per dire di non alimentare allarmismi e polemiche e il riferimento sembra essere alla nuova possibile imposta al 26 per cento su affitti brevi e Airbnb. Istat: nel 2050 in pensione a quasi 69 anni, più anziani al lavoro Manovra e Veneto Eppure, proprio la legge di bilancio è stata l’obiettivo di Salvini, con il consiglio federale che ha dato mandato al segretario e ai capigruppo di intervenire in fase di conversione «per valutare l’aumento del contributo delle banche che sarà destinato al sostegno di sanità, famiglie e imprese». Un modo per rianimare la polemica (e ottimo distrattore mediatico) stuzzicando Forza Italia. Nel comunicato ufficiale si sono elencati i desiderata: piano straordinario di assunzioni per le forze dell’ordine, detassazione di straordinari e sostegno previdenziale. Poi ancora interventi in materia di sicurezza come la «stretta sui ricongiungimenti familiari, permesso di soggiorno a punti per espellere chi commette reati e stretta sui centri islamici». Una ripresa delle battaglie storiche, che possa rinfrancare i militanti e dare qualche arma in campagna elettorale alle regionali. Dietro questi proclami, però, si nascondono le due vere paure ed entrambe riguardano il Veneto. Salvini vuole essere «il primo partito» e a livello nazionale «confermarci seconda forza del centrodestra» (che però rischia già ora di non essere più), ma la mancanza di una lista Zaia non verrà di certo colmata dalla candidatura dell’ex governatore come capolista in tutte le province. Lui stesso è evidentemente rimasto poco soddisfatto di questo compromesso, fermo restando che il suo futuro non si è ancora delineato ma certo non sarà a fare il consigliere semplice in regione. Risultato: il sorpasso di Fratelli d’Italia è più che una probabilità. Sempre dal Veneto e più in generale dal Nord, poi, si stanno alzando venti di secessione: non da Roma, ma dalla Lega nazionale. L’ipotesi di creare una confederazione sul modello Cdu tra Lega del Nord e Lega salviniana viene ripetuto ormai anche pubblicamente da uomini di fiducia di Zaia: Salvini in una recente intervista a stroncato il progetto, ma difficilmente basterà a cancellarlo. La sintesi del federale è quella di sempre: bocche cucite se non per professioni di unità dietro il segretario e manifestazioni di ostentata tranquillità. Zaia, addirittura, è arrivato a dire che «di Toscana non si è parlato». La facciata, però, è sempre più scrostata. Il blocco del Nord si fa forza nell’essere l’ultimo baluardo leghista dopo che il partito nazionale è arrivato terzo in Toscana, Marche e Calabria; Vannacci ostentatamente ignora i riti leghisti e costruisce internamente le sue falangi. La debolezza maggiore, allora, rimane a casa del segretario e i posti vuoti intorno a lui sono un segnale inequivocabile del malessere che vi alberga. Tutti contro Meloni. In Veneto e Campania è una sfida tra alleati