La legge di bilancio non è un test per trovare una possibile maggioranza in vista delle elezioni del presidente della Repubblica, assicura Matteo Salvini, che non vuole prendere posizione sulle manovre dei partiti intorno al Quirinale. Eppure, le sue proposte per emendare la legge di bilancio sono rivolte a tutti, anche oltre i confini del centrodestra.

Piuttosto, la manovra diventa l’occasione, secondo il segretario della Lega, di smantellare un pezzo alla volta il reddito di cittadinanza. La misura bandiera del Movimento 5 stelle dovrebbe servire a finanziare una lunga serie di iniziative, dall’ampliamento della platea che avrebbe accesso alla flat tax, alzando il limite da 60 a 100mila euro, all’aumento delle pensioni a chi ha invalidità gravi, un provvedimento che costa 750 milioni di euro.

Salvini ne vorrebbe poi destinarne altri 50 a un fondo per l’autismo, ma è chiaro che al di là del merito delle misure, l’idea di presentare le proposte della Lega in conferenza stampa ha un peso politico.

Non mancano infatti gli attacchi alle modifiche alla misura previste dal testo uscito dal Consiglio dei ministri: «Non va bene un decalage da cinque euro al mese in caso di mancata accettazione di una proposta di lavoro, c'è qualche miliardo da destinare ad altre voci di spesa», facendo riferimento all’intenzione del governo di ridurre progressivamente il contributo a chi non accetta gli impieghi mediati dai centri di collocamento e le agenzie interinali. Segue a stretto giro l’attacco diretto: «Chiederò al presidente Draghi se dopo la cabina di regia sui “furbetti” del Superbonus ci sarà tempo anche per una cabina di regia sui “furbetti” del reddito di cittadinanza» , che «sono centinaia di migliaia», aggiunge.

Le difficoltà

Salvini è in affanno e deve mostrare all’elettorato una Lega forte che incide sulle decisioni del governo spingendo su misure identitarie come flat tax e rottamazione: il Carroccio vorrebbe infatti riaprire i termini della misura oppure lanciarne una nuova tranche, la quater. 

Lo stesso discorso vale per la sentenza del Consiglio di stato di martedì sera che prevede l’applicazione della direttiva Bolkestein sulle concessioni balneari, e quindi la messa in vendita delle spiagge dal 2023. «Faremo di tutto per tutelare il sacrificio di centinaia di migliaia di lavoratori. Una sentenza che dice al parlamento che smetta di essere parlamento, di fare le leggi, francamente» è una «sentenza imbarazzante, una cosa da quarto mondo. Ho sentito il ministro Garavaglia e il sottosegretario Centinaio. Convocheranno una riunione a breve per risolvere il problema che altri hanno creato».

«È improbabile che qualcosa di tutto ciò possa andare in porto», dice un parlamentare.Soprattutto sui balneari, non è chiaro quale possa essere a questo punto, di fronte a una sentenza del Consiglio di stato e alla volontà del presidente del Consiglio, lo spazio di manovra rimasto. Del programma della Lega sovranista, in realtà, quasi niente sembra realizzabile in quest’alleanza di governo. «Continuiamo a prendere schiaffi, nel migliore dei casi portiamo a casa le misure sui disabili, ma tanto a quelle si accodano subito tutti».

Lontani da Chigi

Nessuno crede alla possibilità di strappare a Draghi più di quanto non appaia nel testo concordato nel Consiglio dei ministri e revisionato giusto stamani. Tanto meno restando lontano dalla cabina di regia sulla manovra convocata martedì da Draghi: la Lega, infatti, non è stata convocata. «Io non sono permaloso, sicuramente la Lega è il perno del governo, diciamo che certe dimenticanze stupiscono...», dice il segretario. 

Salvini durante la conferenza stampa in cui presenta le misure su cui la Lega vuole tener la barra dritta appare visibilmente teso. I parlamentari lo attribuiscono agli ultimi scontri: il segretario è reduce dal faccia a faccia col suo vice, Giancarlo Giorgetti, con cui le tensioni erano salite oltre il livello di guardia nelle ultime settimane. Che accanto alle beghe interne Salvini continui a dover incassare ben poco a livello governativo preoccupa il segretario, che prova a rilanciare, oltre che sulle misure della manovra, anche sull’energia. Per sfuggire al caro bollette, infatti, Salvini propone di tornare al nucleare iniziando a investire fin da questa legge di bilancio. «Vediamo se a livello parlamentare si riesce a tirare fuori nuove risorse per contenere il rincaro. Con un emendamento in questa direzione introdurremo un ragionamento che riguarda il futuro», un’idea che però sarebbe ancora in stato embrionale.

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