«Le sue dichiarazioni dopo la strage di Crotone sono suonate a tutta Italia indegne di un ministro, disumane, inaccettabili e non adeguate al ruolo». L’esordio da segretaria di Elly Schlein a Montecitorio è di quelli con il botto, chi si aspettava un cambio di toni dal Pd shakerato dal voto delle primarie ha la sua brava soddisfazione: l’ex deputata semplice (in realtà non è ancora ufficialmente proclamata ma Letta le ha concesso un simbolico scambio di consegne) parte con un doppio gancio. Il primo colpo va dritto al ministro dell’interno Matteo Piantedosi, che è anche sfortunato: a forza di rimandare la sua relazione sulle linee programmatiche del dicastero – siamo a quattro mesi dall’insediamento – finisce per farla in commissione Affari costituzionali della Camera nel momento peggiore, dopo le sue dichiarazioni indigeribili sui naufraghi morti nella strage di Steccato di Cutro (Crotone), l’ultima è una ineffabile sgridata ai papà e alle mamme che si sono imbarcate in quella tremenda navigazione: «La disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo la vita dei propri figli», ha detto.

Schlein fa sapere in largo anticipo che interverrà, e quando prende la parola chiede le dimissioni del ministro: «Le persone che partono fuggono da qualcosa, da situazioni che lei dall’alto dei suoi privilegi non ha mai vissuto neanche da lontano. Queste dichiarazioni hanno trasformato le vittime in colpevoli. Chi è lei per stabilire che cosa giustifichi o meno la disperazione se la scelta è tra il rischio di morte per tortura o il rischio in mare?».

L’altro affondo è per la premier Giorgia Meloni: sottolinea «l’assenza grave» della sua voce in questa vicenda, e anche in quella del pestaggio degli studenti a Firenze: «Quella è stata una aggressione di tipo squadrista». Sabato Schlein sarà in piazza a Firenze alla manifestazione indetta da «Priorità alla scuola».

Ci saranno gli studenti e gli insegnanti, ma anche i sindacati e Giuseppe Conte. Anche in questo caso c’è in ballo una richiesta di dimissioni al ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, e anche in questo caso per lei si tratta della prima volta in un corteo da segretaria.

Schlein riesce a dare l’idea di un fronte delle opposizioni. Nulla di concreto ancora, ma gli interventi, uno dopo l’altro, evocano la suggestione di un ritrovato filo comune. Lei interviene dopo Riccardo Magi di Più Europa, che per primo pronuncia la parola «dimissioni» e inchioda il ministro a richiesta di chiarimenti sulla catena di comando dei mancati soccorsi ai naufraghi. Il ministro barcolla: «Se adesso lo dicessi sarebbe come fare un’accusa». Rincarano la dose il rossoverde Filiberto Zaratti e il grillino Stefano Colucci. Il Terzo Polo non c’è (assenze per forza maggiore, viene assicurato), ma c’è il tweet di Carlo Calenda: «Sarebbe saggio per il governo chiedergli un passo indietro».

Ora le opposizioni riflettono su una mozione di sfiducia individuale, ma non avrebbe i numeri e per di più produrrebbe l’effetto di ricompattare la maggioranza attorno al ministro. E invece nella maggioranza in molti, da Forza Italia fino al partito della premier, cominciano a capire che il salviniano Piantedosi è un gaffeur seriale e rischia di infilare Palazzo Chigi in più problemi di quanti ne risolva. Comunque presto la scena di ieri si ripeterà in aula, dove Piantedosi ha promesso che andrà a riferire.

Per il momento l’opposizione porta a casa una buona performance. E Schlein un buon primo passo da leader, che le riesce nonostante la gazzarra post-gazebo che ha intorno a sé: entro l’assemblea del 12 marzo deve comporre la sua squadra, e farlo in modo tale da non produrre disimpegni da parte degli sconfitti di Stefano Bonaccini. Il quale assicura ai suoi che «darà una mano», anche se a ieri il confronto fra i due non era ancora fissato: spetta alla segretaria fare la prima mossa. E presto: farla a decisioni prese sarebbe uno sgarbo e una sfida.

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