L’immagine è quella di una mongolfiera. Oggi è in fase di preparazione, dal 5 luglio al 31 agosto il decollo, dal primo settembre al 31 dicembre il viaggio. L’atterraggio da gennaio. Le Agorà democratiche volute da Enrico Letta vengono raccontate così. Avranno una vita incrociata con le campagna elettorale per le amministrative, e un destino incrociato con il voto.

Le conoscono già i due vicesegretari Irene Tinagli e Peppe Provenzano, i ministri, i tre caprigruppo (di Camera, Senato e del gruppo di Bruxelles). Ieri sono state presentate ai segretari provinciali e in settimana saranno discusse con i gruppi parlamentari e con sindaci. «È l’inizio di un percorso», spiega Letta ai suoi interlocutori, «le vostre idee sono per noi indispensabili per dare corpo a questo che può essere il più grande esercizio di democrazia partecipativa della politica italiana. Le Agorà rafforzano, non sminuiscono, la funzione di mediazione sociale e presidio di democrazia che la Costituzione riconosce ai partiti». E ancora: «È un modo per rigenerarci tutti e per essere nella società in questo tempo complesso». Del resto, spiega Letta, l’esigenza di aprire il partito è venuta dalla consultazione dei circoli con i vademecum.

Democrazia partecipativa

«È l’esperimento di un metodo innovativo e di democrazia partecipativa su larga scala», spiega Michele Bellini, il giovane capo staff che insieme a lui ha costruito le Budapest European Agorà nel 2019, con ragazzi di tutti i paesi del Consiglio d’Europa, cui ha partecipato anche Romano Prodi.

L’ispirazione ulivista è fortissima. Bellini spiega «il tentativo di rinnovare la democrazia con la partecipazione» che non è – sottolinea – la democrazia diretta che si vuole sostituire alla democrazia rappresentativa, e qui il riferimento è ai Cinque stelle, ma «un modo per supportarla», «per approfondire e allargare gli spazi del dibattito e della proposta, non per semplificare discussioni su temi complessi», e qui il riferimento invece è ai referendum sulla giustizia. Un viaggio – e auspicabilmente un atterraggio – per fondare uno spazio di confronto e in sostanza rifondare un centrosinistra largo, «utile anche definire meglio la nostra identità».

Nella fase pilota partiranno le prime Agorà, i filoni di riflessione a grandi linee sono «ripensare e rinnovare la nostra democrazia» e «politiche pubbliche», da ciascun filone discendono macroaree giù sino al dettaglio, ciascun partecipante – che aderisce a una carta di valori e versa un minimo di un euro – deciderà a quale discussione partecipare. L’adesione sarà di ciascun singolo. Ognuno potrà proporre un’agorà oppure, attraverso una mappa interattiva, aderire a una già approvata. Potrà essere territoriale o tematica, e lavorare in presenza, online e formato ibrido. Dovrà rispettare un metodo basato su tre momenti: apprendimento, discussione sintesi e proposte. L’organizzatore alla fine farà una sintesi delle proposte emerse, che verranno «processate» da un mix di intelligenza umana e artificiale.

La piattaforma

Il cuore del meccanismo è una piattaforma digitale ispirata a quella utilizzata dall’Unione europea per la Conferenza sul futuro dell’Europa, già in uso 80 città di 20 diversi paesi (è quella che usa anche Barcellona), che garantisce privacy e sicurezza, con software open source. La gestione resta in capo al Pd ma – viene spiegato fin nei dettagli tecnici – siamo agli antipodi di Rousseau.

Una scommessa capitale, per Letta. All’inizio della sua segreteria aveva indicato l’obiettivo dei centomila partecipanti, una cifra colossale per questi tempi. Il prerequisito è comunque un numero importante di non iscritti al Pd. Il patto è che la partecipazione conterà. «Io mi impegno a garantirlo», spiega ancora Enrico Letta. Gli «output» saranno trasformati in proposte politiche, i cittadini avranno un ruolo di indicazione delle priorità. E i partiti, non solo il Pd, dovranno tenere le orecchie e le braccia aperte.

E il Pd?

Il progetto sarà sottoposto alla direzione e all’Assemblea nazionale. Ma intanto sarà discusso anche durante le Feste dell’Unità. Letta cercherà di convincere il partito ad aprirsi ed essere complementare a questo percorso. «Un atto di coraggio», così viene definito il processo in un documento interno, un processo «sull’intelligenza collettiva, l’antidoto al correntismo e alla Torre di Babele, a patto che il partito si rafforzi e sia ben organizzato: né liquido, né pesante, ma solido nei valori e sincero nelle relazioni», da sviluppare «attraverso la partecipazione: di iscritti e non iscritti. Attraverso la condivisione delle decisioni e delle candidature, mai imposte. E attraverso l’ascolto».

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