I presidenti delle regioni hanno scritto una lettera a Mario Draghi sul decreto anti-Covid, per loro non è detta l’ultima parola su scuola e coprifuoco. Nella missiva la Conferenza delle regioni e delle Province autonome capitanata dal presidente leghista del Friuli Venezia-Giulia, Massimiliano Fedriga, ha dato «la disponibilità per un incontro urgente prima della pubblicazione del provvedimento» in Gazzetta Ufficiale. L’aumento dal 60 al 70 per cento della presenza minima obbligatoria in classe per le scuole superiori – «in contrasto con la posizione concordata» – e la possibilità che ci sia il coprifuoco dalle 22 alle 5 fino al 31 luglio hanno portato alla ribellione. Mercoledì la Lega ha deciso di non dare voto favorevole in consiglio dei ministri al decreto, e ieri il leader Matteo Salvini preconizzava sventure per l’Arena di Verona: «Folle mettere a rischio la stagione estiva dell’Arena di Verona, impossibile da pianificare con il coprifuoco alle 22 fino a luglio e un limite a 1.000 per gli spettatori» ha twittato, anche se il ministro della cultura Dario Franceschini ha assicurato che sono possibili deroghe al numero degli spettatori.

Anche sul limite orario agli spostamenti non è escluso che il governo possa intervenire successivamente, il decreto legge infatti prevede un tagliando a metà maggio, ma la preoccupazione è rimasta e nella lettera i presidenti hanno chiesto espressamente di aggiungere un’ora: «In ragione dell'approssimarsi della stagione estiva caratterizzata dall'ora legale e, in considerazione della riapertura delle attività sociali e culturali si propone di valutare il differimento dell'interruzione delle attività e della mobilità dalle ore 22 alle ore 23».

Le richieste

Nello specifico, le Regioni e le Province autonome chiedono di «estendere, nel rispetto dei protocolli di prevenzione, i servizi di ristorazione anche al chiuso, eliminando ogni differenza di trattamento derivante dagli orari di somministrazione», fin dal 26 aprile, «le palestre al chiuso per le lezioni individuali», di «inserire un'apposita previsione per la riapertura delle piscine al chiuso», di «consentire la ripartenza del settore wedding», di «anticipare l'apertura dei parchi tematici e dei mercati» e di «uniformare le date di riapertura degli spettacoli all'aperto e degli eventi sportivi all'aperto».

I ristoratori cercano appoggio

I ristoratori, alcuni dei quali nelle scorse settimane hanno portato avanti le loro proteste fino alle porte di Montecitorio, non accettano di riaprire al pubblico solo all’aperto, e cercano una sponda: «Chiederemo a Fedriga e agli altri presidenti delle Regioni di valutare e predisporre tutte le direttive per autorizzare i locali Covid-free» ha detto con una nota Giancarlo Banchieri, il presidente nazionale delle imprese di ristorazione Fiepet Confesercenti. Per loro potrebbe essere un’idea usare il “Green Pass” previsto per i viaggi. La capacità dei dehors, lamentano, non rende la ripartenza economicamente sostenibile. Anche per il clima: «Al danno, oltretutto, si aggiunge la beffa di un meteo che si preannuncia difficile per tutta la settimana di ‘ripartenza’».

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