Uno spostamento a destra, dai telegiornali fino ai programmi di intrattenimento, passando per le trasmissioni di approfondimento. La Rai è attesa da una serie di cambiamenti con l’offensiva di primavera da parte del governo Meloni. Insomma, il desiderio di «cambiare la narrazione del paese», manifestato dal sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi, sta per prendere forma. E dire che i dati sugli spazi informativi sono molto favorevoli per l’esecutivo e i partiti di maggioranza che lo sostengono. Sono lasciate appena le briciole alle opposizioni, che in alcuni casi non riescono nemmeno, tutte insieme, a raggiungere il 20 per cento della copertura informativa nei tg. Il Tg2 si dimostra in particolare a trazione meloniana.

I dati Agcom

I dati del mese di febbraio, raccolti dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom), confermano la visibilità garantita al centrodestra nel suo complesso. Su tutti spicca la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che nelle edizioni del Tg1 di febbraio ha coperto un tempo di parola pari al 18,4 per cento, considerando partiti e attori istituzionali. Significa che la sua voce è andata in onda per 16 minuti e 51 secondi. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha avuto uno spazio del 4,6 per cento, poco sopra i quattro minuti.

Ancora più visibilità è stata riservata ai rappresentanti del governo, siano ministri o sottosegretari: hanno parlato durante le edizioni del telegiornale, oggi diretto da Monica Maggioni, per il 26,4 per cento degli spazi di informazione politica. Fin qui si tratta dell’esecutivo. Tra le forze della maggioranza, a Fratelli d’Italia (oltre ai ministri e al presidente del Senato, Ignazio La Russa) è stato garantito l’8,5 per cento di dichiarazioni all’interno del Tg1.

Dietro ci sono la Lega di Matteo Salvini, attestata al 6,2 per cento, e Forza Italia al 4,2. Lo 0,8 per cento, invece, è stato concesso ai centristi del raggruppamento Noi Moderati che fa riferimento all’ex ministro Maurizio Lupi.
Le edizioni del Tg1 di febbraio hanno riservato in totale il 19,2 per cento degli spazi di parola alle forze di opposizione nel loro insieme. Il Pd ha dichiarato in video l'8,6 per cento del tempo, superando gli altri partiti, grazie soprattutto allo svolgimento delle primarie che hanno portato alla vittoria di Elly Schlein. Il Movimento 5 stelle ha avuto il 5,9 per cento di tempo di parola, mentre il terzo polo si è fermato al 2,5 per cento. All’Alleanza verdi sinistra è toccato l’1,4 per cento, a +Europa lo 0,8.
I dati sono leggermente diversi per le edizioni principali del Tg1 considerate dall’Agcom, quelle delle ore 13.30 e delle 20. Meloni ha avuto una copertura di poco inferiore al 14 per cento, i ministri del 21,8. Tra i partiti è in vetta FdI con il 10,05 per cento, leggermente davanti al Pd sotto il 10, al M5s (all’8,4 per cento), e alla Lega al 7. Le minoranze, in questo caso, hanno portato a casa un 25 per cento di “voce” durante le edizioni più importanti.

Tg2 a tutto Meloni

Lo strapotere mediatico dell’esecutivo è ancora più palese sul tempo di notizia, che è lo spazio riservato ai fatti relativi a determinate figure istituzionali o a partiti politici. Tenendo in considerazione tutte le edizioni di febbraio del Tg1, la presidente del Consiglio e il governo insieme hanno sfiorato il 50 per cento: il 32 per cento è stato garantito a Meloni e il 17,32 a ministri e sottosegretari. Staccato il capo dello Stato Mattarella, al 12,6 per cento. Per quanto riguarda i partiti, anche in questo caso il Pd ha colto i benefici del congresso, ottenendo l’11,4 per cento, davanti a Fdi al 6,6 e a Forza Italia al 5,4 per cento.

Tuttavia, sono state ridotte le notizie relative al Movimento guidato da Giuseppe Conte, fermo al 3,5 per cento. Dietro, con il 2,8, il terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi. In sintesi: nonostante la spinta dei dem, rappresentata dal congresso, le minoranze parlamentari non sono riuscite a raggranellare il 20 per cento degli spazi di notizia.
Il vento ha soffiato alla spalle del centrodestra pure per il Tg2, ora diretto da Nicola Rao erede dell’attuale ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano e candidato alla direzione del Tg1. Il tempo di parola concesso alla presidente del Consiglio è stato del 21,2 per cento a cui si è sommato il 20,5 per cento dei componenti dell’esecutivo. Fratelli d’Italia ha fatto sentire la propria voce per il 15,5 per cento del tempo, contro il 9,1 del M5s e l’8 del Pd, che ha sopravanzato la Lega, al 6,5 per cento.

Un trend non dissimile si registra sulle edizioni principali del Tg2 (ore 13 e 20.30): mettendo insieme premier, governo e FdI si vola sopra il 51 per cento di copertura. Per quanto riguarda i tempi di notizia, la sola Meloni ha coperto il 35 per cento degli spazi complessivi del telegiornale di Rao.

Emergenza senza Vigilanza

Una situazione abbastanza diversa riguarda il Tg3 di Mario Orfeo. Alla presidente del Consiglio è stato garantito un tempo di parola del 13 per cento, poco più alto del 12,7 per cento del governo. Fratelli d’Italia ha collezionato comunque il 12,1 per cento, mentre la Lega ha raggiunto l’8,6 per cento e FI il 6,9. Nel complesso è arrivata maggiore visibilità alle opposizioni, che conteggiando le varie forze politiche hanno superato il 30 per cento, con il Pd al 15,5 per cento, il M5s all’11,3, il terzo poco al 3,9 e Avs al 2,6 per cento.

«La vera emergenza è sotto gli occhi di tutti ed è il problema dell'informazione Rai, in particolare del tg1 e del tg2», dice Vinicio Peluffo, deputato del Pd, componente della prossima Vigilanza Rai. «Di fronte di questa situazione, è ancora più grave che la maggioranza blocchi la partenza della commissione», aggiunge e sostenendo che il centrodestra «prende a pretesto qualsiasi episodio per aggredire giornalisti che conducono trasmissioni importanti». C’è, infine, un filo rosso che unisce tutti i telegiornali Rai: l’Unione europea è ai margini dell’informazione, raggiungendo come “record” il 2 per cento del tempo di parola al Tg3. Giusto qualche rapido passaggio sui teleschermi.

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