- «La moderazione sta al moderatismo come la castità sta all’impotenza». La frase è di Mino Martinazzoli ed era rivolta a quella parte del suo partito che era più incline – forse fin troppo – alla prudenza e alla circospezione.
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In questa campagna elettorale di sedicenti “moderati” se ne vede in giro una discreta quantità. A destra e a sinistra. Paradossalmente appaiono un po’ meno compassati al centro, laddove un tempo la virtù della misura e la pratica del basso profilo furoreggiavano (si fa per dire).
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Il fatto è che ai nostri giorni tutti posano a moderati. Ma è una posa, appunto. E coloro che si ritengono più moderati degli altri tendono sempre più ad alzare la voce, come a voler trarre un vantaggio da quel copyright.
«La moderazione sta al moderatismo come la castità sta all’impotenza». La frase è di Mino Martinazzoli ed era rivolta a quella parte del suo partito che era più incline – forse fin troppo – alla prudenza e alla circospezione. Come a dire che si poteva essere moderati ma senza farne un feticcio, e tanto meno un’ideologia. Prima ancora, la moderazione andava ancor meno di moda. Luigi Sturzo invitava i cattolici del suo tempo a dirsi «temperati» e non moderati. E per tutto il Dopoguerra qu



