«Ho avvertito la difficoltà di trovare le parole adatte per esprimere a ciascuno di voi un pensiero augurale» sono giorni «in cui convivono angosce e speranze». Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a esordio del suo penultimo discorso di fine anno. Pandemia, agitazioni di governo e vaccini i punti che il presidente della Repubblica ha affrontato. E infine il no alla sua riconferma per altri sette anni nel 2022, quando lascerà il Quirinale. Quattordici minuti in tutto, ma uno dei più delicati: un discorso che è arrivato al termine di un anno segnato dalla pandemia. «Il 2021 sarà l’anno della sconfitta del virus e della ripresa».

Il virus «ci ha colpito prima di qualsiasi altro paese europeo», le solitudini «il pensiero straziante di chi moriva senza avere accanto i propri cari». Il presidente ha ricordato anche il rilassamento estivo: «Poi a settembre la seconda offensiva del virus».

Il vaccino

La pandemia ha scavato un solco, acuito le disuguaglianze e ha messo in discussione le prospettive di vita. Mattarella ha ricordato che il vaccino deve andare «ora a tutti e ovunque, senza distinzioni, dovrà essere consentito di vaccinarsi gratuitamente: perché è giusto e perché necessario per la sicurezza comune». Vaccinarsi «è un gesto di responsabilità e un dovere» specialmente per chi opera con i malati. «Io mi vaccinerò appena possibile, dopo le categorie che, essendo a rischio maggiore, debbono avere la precedenza».

Il presidente ha ringraziato i medici, gli infermieri e gli operatori sanitari, ma anche tutti i cittadini: «Vorrei infine dare atto a tutti voi – con un ringraziamento particolarmente intenso - dei sacrifici fatti in questi mesi con senso di responsabilità», e ha chiesto di non abbassare la guardia: «Vorrei sottolineare l’importanza di mantenere le precauzioni raccomandate fintanto che la campagna vaccinale non avrà definitivamente sconfitto la pandemia».

Europa e Italia

In vista della ripresa le scelte dell’Unione europea poggiano su basi nuove: «Questo richiama la responsabilità», e ancora «serietà, collaborazione e senso del dovere per proteggerci e ripartire». Il piano europeo può permettere «di superare fragilità strutturali. Cambiamo ciò che va cambiato mettendoci coraggiosamente in gioco». La solidarietà «base necessaria per la sopravvivenza».

I prossimi mesi saranno decisivi per uscire dall’emergenza: «Non sono ammesse distrazioni. Non si deve perdere tempo. Non vanno sprecate energie e opportunità per inseguire illusori vantaggi di parte. Questo quel che i cittadini si attendono», un richiamo all’ordine sulle agitazioni di governo. Il presidente ha richiamato anche al dovere civile e morale: «Tutto questo richiama e sollecita ancor di più la responsabilità delle istituzioni anzitutto, delle forze economiche, dei corpi sociali, di ciascuno di noi. Serietà, collaborazione, e anche senso del dovere, sono necessari per proteggerci e per ripartire».

Il presidente ha messo da parte le polemiche sulla gestione della pandemia: «Si poteva fare di più e meglio? Probabilmente sì, come sempre. Ma non va ignorato neppure quanto di positivo è stato realizzato e ha consentito la tenuta del paese grazie all’impegno dispiegato da tante parti. Tra queste le Forze Armate e le Forze dell’Ordine che ringrazio».

Adesso «non siamo in balìa degli eventi. Ora dobbiamo preparare il futuro».

Gli appuntamenti

In questa prospettiva sarà molto importante, nel prossimo anno, il G20, «che l’Italia presiede per la prima volta: un’occasione preziosa per affrontare le grandi sfide globali e un’opportunità per rafforzare il prestigio del nostro Paese». Ma non solo, anche il settimo centenario della morte di Dante, il centosessantesimo dell’Unità d’Italia, il centenario della collocazione del Milite Ignoto all’Altare della Patria e i settantacinque anni della Repubblica. Un mix di appuntamenti culturali e storici.

Mattarella ha ringraziato Papa Francesco: «A lui rivolgo l’augurio più sincero per l’anno che inizia». Ha fatto poi i complimenti ai goriziani per la designazione di Gorizia e Nova Gorica, congiuntamente, a capitale europea della cultura per il 2025. «Si tratta di un segnale che rende onore a Italia e Slovenia per avere sviluppato relazioni che vanno oltre la convivenza e il rispetto reciproco ed esprimono collaborazione e prospettive di futuro comune». Un messaggio per le zone di confine «di tante parti del mondo, anche d’ Europa, in cui vi sono scontri spesso aspri e talvolta guerre anziché la ricerca di incontro tra culture e tradizioni diverse».

Quello che inizia, ha detto, «sarà il mio ultimo anno come Presidente della Repubblica. Coinciderà con il primo anno da dedicare alla ripresa della vita economica e sociale del nostro Paese. La ripartenza sarà al centro di quest’ultimo tratto del mio mandato». Il presidente della Repubblica allontana così ogni ipotesi di riconferma per un ulteriore settennato.

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