Venerdì la compagnia aerea Ita Airways, la nuova Alitalia, ha comunicato di aver scelto i canali di vendita Amadeus «al fine di soddisfare al meglio le esigenze dei clienti». Sempre che i clienti ci siano. A giudicare da una serie di fatti, la clientela di Ita scarseggia. Mentre negli uffici della compagnia di Fiumicino stilavano il comunicato per Amadeus, sulle piste di Malpensa è successo un episodio che a memoria di piloti e dipendenti della vecchia Alitalia sentiti da Domani non ha precedenti.

Per il volo 604 delle 13,40 di giovedì 28 aprile diretto all’aeroporto John Fitzgerald Kennedy di New York i passeggeri prenotati erano uno.

Per fortuna poi all’unico cliente se ne sono aggiunti una trentina con il codesharing cosicché alla fine l’aereo, un Airbus 330 matricola EIEJG con una capienza di 250 posti, non è partito proprio vuoto del tutto.

Dallo schedulato di cui il nostro giornale ha potuto avere una copia risulta che tra gli imbarcati 7 hanno viaggiato in business, 4 in classe media e 21 in economica. Far viaggiare un aereo di quelle dimensioni con quel livello di riempimento equivale a un rovinoso rovescio economico.

Voli vuoti

I portavoce della compagnia ammettono la debacle e forniscono una spiegazione che involontariamente peggiora il quadro: a Malpensa, dicono, succede che Ita ha difficoltà a riempire gli aerei perché in quello scalo si concentra la concorrenza delle maggiori compagnie europee e tener loro testa è un’impresa, mentre negli altri aeroporti la percentuale di riempimento è in «linea con il piano industriale». Che è come ammettere che Ita la sfanga solo dove non ha concorrenza o ce n’ha poca.

Il caso limite del volo verso New York con un acquirente unico non è affatto isolato.

Qualche giorno prima è capitato che su un volo da Roma a Miami i passeggeri fossero appena una cinquantina, sul volo di venerdì per Londra una ventina. E anche sui voli interni ci sono indizi non proprio rassicuranti rispetto alla percentuale di riempimento.

I voli tra Roma e Catania che negli ultimi anni, ai tempi di Alitalia, erano uno dei pochi motivi di soddisfazione della compagnia insieme al collegamento tra Roma e Milano, ebbene anche sui Roma-Catania per Ita non è più la festa di una volta.

Alitalia prima di passare il testimone trasportava circa 20 milioni di passeggeri l’anno, ma viste le performance c’è da sospettare che quel livello, che già era molto modesto, possa essere confermato dalla nuova compagnia di Fiumicino.

Il Covid e la guerra in Ucraina non c’entrano nulla con quel che sta succedendo a Ita perché dopo la lunga parentesi della pandemia le altre compagnie si stanno rapidamente riprendendo e rivedono i livelli del 2019.

Nello stesso giorno in cui il volo Ita per New York ha ottenuto il record negativo di un solo biglietto venduto, il volo Iberia da Madrid sempre diretto a New York è partito praticamente a pieno carico, mentre la compagnia low cost Ryanair non ce la fa a tener testa alle richieste, ha superato i livelli del 2019 e non ha personale sufficiente alla bisogna.

Le mire sull’Italia

I vecchi pretendenti che nel 2018 avrebbero voluto mettere le mani su Alitalia fallita e che per un motivo o per l’altro non hanno raggiunto il loro scopo, si stanno rifacendo sotto convinti che proprio le difficoltà evidenti di Ita lascino spazio nel trasporto aereo italiano a nuove iniziative imprenditoriali accanto a quelle già esistenti di Ryanair, Easyjet o Vueling.

Uno di questi pretendenti è German Efromovich, un ebreo polacco trasferitosi da anni in Colombia dove ha fondato una compagnia aerea di successo, la Avianca, che ha poi venduto all’americana United Airlines per un miliardo di dollari.

Con parte di quella liquidità Efromovich punta all’Italia e proprio qualche giorno fa in un albergo di Fiumicino ha presentato la sua nuova compagnia italiana che si chiama Aeroitalia e che con il socio banchiere Marc Bourgade coltiva progetti ambiziosi.

L’amministratore è Gaetano Intrieri, un tecnico del ramo che, conti alla mano, ha avuto il merito di constatare per primo che Alitalia era di fatto fallita nonostante tutte le insistenti dichiarazioni ufficiali di segno opposto. Un po’ di tempo dopo Intrieri era diventato consigliere del ministro Cinque Stelle Danilo Toninelli per gli aspetti del trasporto aereo e in quella veste aveva avanzato proposte per il salvataggio e il rilancio della compagnia di bandiera. Né lui né Toninelli sono stati ascoltati e Alitalia non si è più ripresa.

Ora Intrieri si riaffaccia sul business dei voli con una compagnia che prevede di poter contare su una flotta di 25 aerei nel 2023 e oltre ai voli interni punta a collegare l’Italia con il Sud e Nord America.

Sul mercato italiano dei voli si è infilata anche una compagnia francese, la Compagnie che vola con un modello innovativo puntando alla ricca clientela degli uomini d’affari del nord Italia offrendo da Malpensa verso New York solo voli in classe business su Airbus 320 per il lungo raggio con interni riconfigurati. Il suo punto di forza sono i prezzi decisamente concorrenziali, tipo 1.500 euro andata a ritorno.

In questo clima di rinnovato interesse per il trasporto aereo italiano si sta facendo avanti anche Air Dolomiti, una compagnia italiana di proprietà della tedesca Lufthansa, la grande azienda aerea che in accordo con la Msc di Gianluigi Aponte sta trattando l’acquisto di Ita.

Air Dolomiti sta allestendo una nuova compagnia che si chiama Discover e ha come obiettivo non i voli interni italiani, ma il feederaggio, cioè il collegamento di vari aeroporti italiani con i grandi hub europei.

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