Guerini: «Pd e M5s non possono evitare ancora a lungo il tema della difesa. Il leader? Da solo non basta»

«Dire adesso se parteciperemo o no a un contingente per la sicurezza dell’Ucraina risponde solo alla paura di perdere voti». Per Lorenzo Guerini, presidente del Copasir, comitato per i servizi di sicurezza, e deputato Pd, sbaglia Giorgia Meloni a dire che l’Italia non parteciperà al contingente dei volenterosi. Perché «se si arriverà a una tregua, o a una pace, bisognerà capire». Per esempio, spiega, «capire quali saranno le condizioni della tregua, le garanzie di sicurezza per l’Ucraina e chi le dovrà fornire. Poi si potrà valutare se farne parte. Ma decidere oggi è assolutamente prematuro». E già questa non è esattamente la posizione del suo partito. Venerdì se ne sentiranno altre, di posizioni diverse dal Pd, alla riunione di un gruppo di riformisti dem, a Milano, a cui Guerini partecipa. Si intitola “Crescere”, si parlerà di economia. Ma è un sempre un buon auspicio per una minoranza che intende pesarsi. Orlando: «Pd, serve un congresso vero. I riformisti? Troppo reticenti» Trump non consegna i Tomahawk a Zelensky. Nel Pd vi sareste divisi su una difesa di Kiev che presuppone l’attacco oltre i confini? L’Ucraina deve poter difendersi nella maniera più efficace possibile. E l’evoluzione della guerra ha già portato Kiev a colpire anche in profondità il territorio russo, soprattutto sui depositi di munizioni e sulle infrastrutture energetiche russe. Deve essere chiaro che fare pressione su Putin è l’unico modo per portarlo a una tregua, o comunque a un’ipotesi di trattativa. L’obiettivo per tutti noi è la pace. Ma senza pressione su Putin rischiamo di affidarci a una speranza vana. Kiev deve arrivare al tavolo della pace nelle migliori condizioni possibili, per conseguire una trattativa che abbia, per quanto possibile, il carattere della giustizia. Non concedendo a Putin ciò che non deve essere concesso. E con chiarezza sulle garanzie di sicurezza per l’Ucraina, che saranno fondamentali anche per l’architettura di sicurezza europea. Putin potrà sorvolare i cieli europei per partecipare a un eventuale vertice? Se l’obiettivo è raggiungere la pace, questo non mi sembra il tema fondamentale. Ma in questo momento faccio fatica a constatare che Putin voglia sinceramente fare la pace. Aumento del debito e inflazione, usare il riarmo per crescere è la risposta sbagliata Fa bene Meloni a chiedere lo scorporo della spesa militare dai parametri Ue? Il governo lo aveva presentato come un grande risultato. Ma a oggi non mi pare che intenda utilizzare questa possibilità perché non ci sono gli spazi finanziari per poterlo fare. Nel voto della finanziaria l’opposizione, e il Pd, si divideranno sulle spese militari? Intanto aspettiamo la legge di Bilancio. Sugli investimenti per la difesa spero che il governo presenti in modo chiaro al parlamento e all’opinione pubblica ciò che intende fare. La mia posizione è chiara: ero ministro della Difesa con Conte, il cui governo ha invertito la rotta, producendo per la prima volta il fondo pluriennale per la difesa e alzando la spesa complessiva. Abbiamo trovato un’intesa allora, dobbiamo farlo anche in futuro. Il rafforzamento della difesa è un tema fondamentale per il futuro dell’Europa e per la sua autonomia strategica, e passa anche per le scelte di bilancio nazionali. Da cui l’Italia, chiunque governi, non può chiamarsi fuori. Di nuovo le opposizioni hanno votato risoluzioni diverse sulla politica estera. Come farete a mettere insieme il centrosinistra? Unire le opposizioni è condizione necessaria, ma la costruzione di un’alternativa credibile di governo è un passo ulteriore e altrettanto necessario. E questo passa anche per una composizione sulla politica estera. Facciamo bene a sottolineare le differenze che ci sono a destra, ma dobbiamo dirci con altrettanta trasparenza che anche nel centrosinistra il lavoro da fare è ancora molto. E va fatto. Non pensando di espungere dal confronto fra noi i grandi temi della politica estera o della difesa, perché nell’attuale disordine internazionale ci sono imposti dalla realtà storica. E immaginare un confronto con il paese che eluda il confronto su questi temi e non cerchi, con la fatica della politica, punti di sintesi, sarebbe un grave errore. C’è tempo per farlo, ma questo lavoro fa fatto. Con la solidarietà politica necessaria tra noi, senza posizionamenti che mirino all’immediato tornaconto elettorale o che puntino a mettere in difficoltà le posizioni più serie e responsabili. Così non si farebbe un servizio al paese. E neanche al centrosinistra. Non disturbare il manovratore: l’opposizione secondo Meloni Serve un tavolo? Dopo le regionali e il referendum sulla giustizia? Il centrosinistra, a partire dai suoi leader, deve darsi un metodo che consenta di confrontarsi e costruire insieme il progetto comune per l’Italia. Senza egoismi che lo impediscano e che non ci fanno fare passi in avanti. Pur comprendendo le difficoltà di alcuni a essere contenuti in uno schema troppo stringente. Venerdì a Milano lei parteciperà a una riunione della minoranza della minoranza del Pd. Non rischiate di avere meno peso di prima? Io sono interessato a rafforzare la discussione nel Pd. Il confronto ci fa bene: l’esercizio del pluralismo rafforza la proposta politica del Pd, che è quello che conta. Questo è l’obiettivo che io, con altri, mi sono dato. A Milano ci confronteremo su questioni di merito sui temi della crescita e del welfare. Nessuno abbia timori. Un partito che avesse paura di discutere sarebbe debole, come sono deboli i partiti del leader si sono affermati negli ultimi anni. Nella nostra storia abbiamo sempre valorizzato il pluralismo interno: a questo principio e a questa storia intendo attenermi, portando un contributo serio, responsabile e rispettoso. Farete una nuova corrente che contesta a Schlein di rincorrere Conte, e a Bonaccini di essere troppo cedevole con Schlein? Per quanto mi riguarda, non ho recriminazioni verso nessuno e non ho da insegnare niente a nessuno. E non sono interessato alle polemiche o ai personalismi, allontanano solo le persone. Dobbiamo essere tutti impegnati perché il Pd sia il baricentro forte del centrosinistra per le prossime elezioni. Per questo dobbiamo rafforzare sempre più il profilo del Pd come partito di cui gli italiani si possano fidare, credibile, capace di assumersi le sue responsabilità. Il pluralismo è un tratto identitario del Pd. Ma vanno evitate le semplificazioni A proposito, i toni di Schlein sulle conseguenze della destra al governo sono stati troppo alti? Le destra non faccia vittimismo. Perché chi ha definito l’opposizione peggio di Hamas è stata la sua leader. Questa delegittimazione reciproca però non fa bene a nessuno, innanzitutto alla democrazia. Il centro si coagula. Lo guarda con interesse o con sospetto? C’è bisogno di un’alleanza larga, per essere competitivi e parlare con mondi distanti da noi. E quindi ciò che rafforza il centrosinistra è benvenuto. Ma non nella logica della divisione di compiti. Il Pd, il più grande partito della coalizione, deve rivolgersi a tutto il paese, pur nel più pieno rispetto degli alleati a cui però non appalta “pezzi di rappresentanza”. Non basta semplicemente portare “i nostri” a votare. Così, peraltro, si rischia di perdere. Governo e legge elettorale, non è il caso di inventarsi un trucco all’italiana Non rischia di indebolire la candidata Pd, Schlein, nelle eventuali primarie per la premiership? Le elezioni sono lontane. Non sappiamo ancora quale sarà la legge elettorale con cui andremo a votare. Con l’attuale, il tema non si pone. E non do per scontato che cambi la legge: nel centrodestra il dibattito è ancora lontano dall’essere risolto. Nel caso cambiasse, ci saranno le primarie. Ma prima ancora, la sfida del governo passa per la credibilità della proposta dell’alleanza. Nel centrosinistra dovremo definire il metodo di lavoro, la condivisione del progetto politico e la direzione per raggiungere chi non vota, che è un nostro dovere democratico. Lo faremo. La nuova minoranza chiederà un congresso? Il congresso è nelle cose: si farà quando lo dice lo Statuto del Pd. Certo ci potrebbe essere il tema della coincidenza fra il momento congressuale e quello della campagna elettorale. Lo vedremo, non è un tema di venerdì mattina. Nel frattempo il confronto si svilupperà nelle sedi che già ci sono. Voterà sì o no al referendum costituzionale sulla riforma della magistratura? Voterò contro la riforma.