Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio pensa a una poltrona nel prossimo parlamento offerta dal segretario del Pd Enrico Letta, ma prima di decidere – e capire come la prenderebbero i politici che lo hanno seguito nella sua scissione dal Movimento – si trova ancora una volta a fare i conti con il suo passato social. E con i video in cui attaccava il Pd per essere “il partito di Bibbiano”.

È bastata l’ipotesi di una sua candidatura nel collegio blindato di Modena per riaccendere le polemiche. A partire proprio dal Pd di Bibbiano che, attraverso il suo segretario, ha detto all’Ansa di aspettarsi delle scuse. Ma per cosa? Facciamo un riepilogo

Il partito di Bibbiano

Tra giugno e luglio 2019, all'indomani dello scandalo “Angeli e Demoni” sui presunti affidi illeciti nella val d'Enza Reggiana, Di Maio aveva fatto partire una campagna contro i dem. Allora era leader del Movimento 5 stelle e vicepremier.

Non sono bastati il governo giallorosso e le larghe alleanze del governo Draghi a far dimenticare quando con veemenza prendeva le distanze dal Pd: «Io col partito che in Emilia-Romagna toglieva i bambini alle famiglie con l'elettroshock per venderseli non voglio avere nulla a che fare», diceva, a pochi giorni dalla crisi del governo gialloverde e dell’alleanza proprio con i dem.

Zingaretti e l’Emilia Romagna

Non era stato semplicissimo anche il rapporto tra Di Maio e l’allora segretario del Pd Nicola Zingaretti. Lo stesso Zingaretti su cui adesso Letta fa affidamento, dato che «ha sempre vinto». 

Nel 2019 Di Maio gli riservava post poco concilianti, sempre in riferimento alla vicenda di Bibbiano, condividendo quelli ufficiali del Movimento: «La sua risatina nervosa (di Zingaretti, ndr) e le sue accuse al Movimento 5 stelle dicono tutto dell'imbarazzo Pd rispetto alle drammatiche vicende in cui è coinvolto un loro sindaco. Voteranno no alla nostra proposta di Commissione d'inchiesta sugli affidi dei minori? DIFFONDETE AL MASSIMO».

Il 27 giugno 2019 è stato arrestato il sindaco di Bibbiano Andrea Carletti, per poi essere rilasciato. Gli è poi stato revocato anche l’obbligo di dimora. A giugno 2022 è partito il processo che lo vede imputato per abuso di ufficio, mentre è stato prosciolto dalle accuse di falso.

Di Maio prendeva le mosse dall’arresto per attaccare tutto il Pd dell’Emilia Romagna: «Quello che viene spacciato per un modello nazionale a cui ispirarsi sul tema della tutela dei minori abusati, il modello “Emilia” proposto dal Pd, si rivela oggi come un sistema da incubo: bambini ”selezionati” e sottratti illegittimamente alle famiglie, per poi venire consegnati in una sorta di “affido horror” a personaggi discutibili, tra i quali titolari di sexy shop, pedofili, gente con problemi mentali».

Visto che Di Maio affrontava la questione con larghezza anche in tv, il Pd aveva deciso di passare alle vie legali e querelarlo per le affermazioni «demenziali» e soprattutto perché, diceva, «accostare a fatti gravissimi l'identità del Pd è un atto irresponsabile e falso». Dopo l’alleanza aveva deciso di ritirare la querela.

Anche se nel Pd c’è chi trova molto poco probabile che l’ex pentastellato venga piazzato alle prossime elezioni in un collegio emiliano, il Pd di Bibbiano non ha dimenticato e nemmeno perdonato, e chiede ancora le sue scuse: «Inutile negarlo, non nascondo che la nostra comunità locale abbia sofferto tanto e che da Di Maio si aspetterebbe ancora delle scuse», ha detto all'Ansa Stefano Marazzi, segretario del Pd di Bibbiano.

© Riproduzione riservata