Malvaldi: «Il boicottaggio di Più libri più liberi? È un regalo. Passaggio al bosco va allontanata se vende libri anticostituzionali»

«Quando una cosa non ci sta bene, secondo me prendere il pallone e andare via è un gesto che denota scarsa fiducia nelle proprie possibilità di discussione», dice Marco Malvaldi parlando del boicottaggio da parte di alcuni intellettuali della fiera. Il ministro della Cultura Alessandro Giuli durante l’inaugurazione andata in scena ieri alla Nuvola di Fuksas – con l’assenza del sindaco di Roma Roberto Gualtieri che pure ha scelto di disertare per lo stesso motivo – ha detto che «la posizione che ritengo più ragionevole è quella dell’Aie. Si può giudicare nel peggiore dei modi o inaccettabile un punto di vista di un editore, quale che esso sia, però la risposta più giusta è non censurare e non assentarsi dal dibattito pubblico». Il ministro ha spiegato di «non credere» che la presenza di Passaggio al bosco vada contro i principi della Costituzione, «altrimenti non sarebbero stati in grado di accedere alla Nuvola». Secondo Malvaldi, il boicottaggio, che sia degli autori o della politica, non è una soluzione. C’era proprio bisogno dei libri che edita Passaggio al bosco a Più libri più liberi? Partiamo dal fatto che gli esempi non sono solo buoni, ma anche cattivi. Per esempio Léon Degrelle (di cui Passaggio al bosco ha in catalogo La rivoluzione delle anime, ndr) scrive atrocità agghiaccianti. In La nostra Europa, per dire, scrive: «Ammiro sempre di più Hitler, questo genio totale sotto il profilo politico, militare e anche sociale». Si tratta di opinioni che vanno contro la Costituzione italiana e contro vari documenti che la casa editrice ha firmato impegnandosi nel partecipare a questa fiera. Quindi, se cose di questo genere sono in vendita allo stand di Passaggio al bosco, l’Associazione italiana editori ha tutte le ragioni di allontanarli per essere venuti meno a un impegno. Quindi non interverrebbe con una censura ma con un divieto ex post. Laddove si fanno parlare le persone e vendere i libri e in quelle parole è contenuto un reato o una contravvenzione a quelle che sono gli accordi firmati, le si invita a levarsi dalle palle. Altrimenti sono come le stesse cose che dico di combattere. Walter Lippmann diceva che la verità è un metodo: non si può avere la verità in tasca, ci si arriva seguendo un approccio costante. Che passa anche da non censurare le idee più abbiette: in quella maniera si scopre il bluff. Cioè? Sono convinto che la stragrandissima maggioranza delle persone nel leggere cose tipo «Hitler è un genio» rabbrividisca, giustamente. Così viene fuori l’assurdità di quelle cose. Quindi il boicottaggio non è una soluzione. Io mi presento, voglio vederti alla prova dei fatti e verificare se hai contravvenuto a una regola che tu stesso hai firmato. Boicottare significa dargli importanza. In secondo luogo già la storia ci dice che quando ci si ritira sull’Aventino si fa un errore, no? Ritirarsi non mi piace perché mi sa di resa, mi sa di “non sono in grado di controbattere alle tue idee”. Dunque è d’accordo con il ministro Giuli, che ha detto «meglio contestare che censurare o addirittura assentarsi». Parzialmente. Censurare non è gusto mai, assentarsi è una libera scelta, la posso capire ma non la condivido. Ma il grosso distinguo che è importante da ricordare è la potenziale contravvenzione all’accordo con l’Aie. La sinistra ha allontanato il concetto di censura parlando di «tutela». È un approccio che le piace di più? Tutela da cosa? I libri di Léon Degrelle, come quelli di altri personaggi agghiaccianti, sono in vendita da anni nelle librerie. Ho letto parecchi di questi libri stupendomi del grado di bassezza morale e di abiezione che vi era contenuto, ma al tempo stesso scoprendo che queste cose esistono. La protezione, la tutela è un qualcosa che va fatta nei confronti del minore, della persona non in grado di intendere e di volere. Questione di saper distinguere? Se si parla di tutela si insinua che io non sia in grado di distinguere un discorso sensato da una stronzata. Il mondo è fatto anche di persone che non la pensano come noi ed esprimono idee che vanno contro la legge. È molto importante sapere che queste cose esistono e saperle riconoscere. Bisogna vedere che titoli sono presenti in fiera. In catalogo ci sono anche elogi di AfD, discorsi di Benito Mussolini. Non è che sia un reato pubblicare i discorsi di Mussolini, il problema è presentarli come esempi da seguire. Sicuramente questa casa editrice qualche cosa da spiegare ce l’ha. Ma bisogna essere in grado di discutere in modo razionale, perché altrimenti – lo dico da persona di sinistra – si fa un grosso regalo a questi estremisti, li si trasforma in vittime. L’assessore alla Cultura di Roma, Massimiliano Smeriglio, ha detto che andava individuato «un limite». Ha lanciato una provocazione: «E se Hamas avesse proposto uno stand?» Anche in quel caso, li si prende e li si accompagna fuori. Non è una questione di destra o di sinistra, è questione di contenuti contro la Costituzione, di un mancato rispetto di un accordo. E poi, vado alla fiera di Roma da anni, così come vado al Salone di Torino, sa quante case editrici agghiaccianti ho visto? Mi fa un po’ strano che certe persone si sono svegliate solo l’anno scorso e quest’anno. Accanto alla casa editrice Sellerio, per anni, alla Fiera di Roma c’è stata la casa editrice Il Borghese, che pubblicava testi fascisti. Non ho mai sentito nessuno dire mezza parola. Riguarda anche chi boicotta? Questa polemica arriva dopo che non ho sentito da alcuni personaggi, che oggi non vengono alla fiera, mezza parola di dissenso rispetto al gruppo di persone che sono entrate nella sede della Stampa per devastarla, non mi piace. C’è anche un altro “regalo” che arriva all’estrema destra dalla vittimizzazione, la possibilità di contestare la presenza di case editrici schierate all’estrema sinistra. Anche lì, mi dimostrino che Red Star Press stampa cose che vanno contro la Costituzione. Finché sono idee, possono essere agghiaccianti quanto ci quanto ci pare. Qual è allora il modo giusto per difendere la democrazia? Attraverso la legge. Attraverso gli accordi e le regole stabilite: una delle regole della democrazia è che non tutto si può dire. Fare apologia di fascismo è reato. Se delle persone vendono dei libri che commettono un reato, sono responsabili di aver stampato quei libri e a questo deve pensare un giudice. Quindi i libri andrebbero vietati? È un destino che ad alcuni testi di Léon Degrelle è già toccato. Alcuni di questi titoli sono stati proibiti in Belgio per vari anni. Per altro, parliamo dell’opera e non dell’uomo. Un uomo può essere in grado di fare cose ghiaccianti e sublimi. Alessandro Stradella è stato un omicida e un grandissimo compositore. Caravaggio è stato un omicida e un grandissimo pittore. Quindi le regole da applicare sono quelle che la stessa democrazia ha instaurato. Questo metodo si deve applicare in maniera spietata agli altri come a noi. E su questo siamo ancora un pochino indietro.