Le antenne politiche dei popolari europei sono rivolte verso Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia. C’è una rete che parte dalla Germania, dal leader della Cdu Friedrich Merz e dal presidente del Ppe Manfred Weber, passa dal Belgio e dalla Spagna, attraverso Charles Michel e Roberta Metsola, finisce in Grecia, con il premier Mitsotakis, che ritiene fondamentale includere Fratelli d’Italia nella costruzione del nuovo centrodestra europeo.

Il ragionamento che si fa tra Bruxelles e Strasburgo è semplice nell’idea e complesso nello svolgimento. Nel 2024 ci saranno le elezioni europee, il Ppe compete con il Pse per essere il primo gruppo del parlamento, ma allo stato attuale i partiti popolari in Europa sono deboli e c’è il rischio che il centrodestra arrivi dietro al centrosinistra che può contare non soltanto sui socialisti e il gruppo della sinistra europea, ma anche probabilmente su liberali e verdi come primi interlocutori.

Per evitare questo scenario è necessario, nella visione di Weber, avere un grande partito della destra italiana all’interno del perimetro popolare perché, sul piano dei seggi, è ciò che può garantire la vittoria del centrodestra europeo, sarebbe a dire la formazione del più numeroso gruppo del parlamento.

Perché cercare di allargare i confini oltre i partiti moderati e cristiano-democratici? Perché i popolari europei oggi appaiono senza linfa politica, troppo deboli nel messaggio e inclini al compromesso con la sinistra, incalzati dalla destra populista e da quella conservatrice e nazionalista nelle fasce più deboli della popolazione.

La mossa politica

Mentre a sinistra unità e alleanze sono possibili, il Ppe ha sempre rifiutato il dialogo con la destra più estrema. Il vento sta cambiando dato che la leadership popolare si rende conto che senza una qualche forma di cooperazione con le nuove destre non si va più da nessuna parte.

Ecco allora che prende forma l’operazione Meloni, di cui il colloquio tra la premier italiana e Weber della scorsa settimana è la punta dell’iceberg. Il piano è quello di staccare i partiti più moderati del gruppo conservatore europeo (Ecr), presieduto al momento dalla stessa Meloni, da quelli più estremisti, come ad esempio il PiS polacco.

Fratelli d’Italia, oggi primo partito del Bel paese e assurto a destra di governo, è nel mirino di questa strategia. Ciò significa forse che il partito di Meloni entrerà nel Ppe? Niente affatto, per ora ciò che i leader popolari vogliono è portare Fratelli d’Italia e i suoi eletti non dentro il partito, ma semplicemente dentro il gruppo parlamentare.

Il numero è potenza, soprattutto nelle assemblee elettive, e un accordo di questo genere con Meloni probabilmente garantirebbe ai popolari di essere i più numerosi a Bruxelles e quindi i più influenti. Basta che Fratelli d’Italia e qualche altro partito meno euroscettico dell’attuale gruppo Ecr si sgancino per transitare nel gruppo parlamentare popolare.

Ciò che si offre in cambio a Meloni è un ricco e lauto pasto politico, cioè quello di diventare l’artefice della vittoria del centrodestra alle prossime elezioni europee. Che, in altri termini, significa essere in prima fila per scegliere il prossimo presidente della Commissione Europea ed influire sulla composizione della stessa.

Nel mentre alla presidente del Consiglio italiana si garantiscono sponde nell’establishment di Bruxelles, la difesa dello stesso Weber delle politiche migratorie del nuovo governo italiano e il cordialissimo incontro con Michel ne sono un esempio chiaro, e la certificazione dell’affidabilità e della moderazione di Fratelli d’Italia da parte del Ppe.

In difficoltà sul piano dei consensi e della proposta politica, i popolari europei cercano di non lasciar scivolare verso l’estremo i conservatori più ragionevoli e di governo come Meloni offrendo di portarli dentro la propria vecchia e ancora ramificata rete di potere.

Nei prossimi mesi è evidente che la premier italiana verrà invitata a parlare agli eventi e ai meeting dei popolari europei, che ci sarà un dialogo serrato tra gli esponenti di governo di Fratelli d’Italia e Weber, e che fino a che questa operazione sarà percorribile Meloni sarà protetta dai popolari. L’operazione è spregiudicata, di alta ingegneria politica, e non è facile che riesca.

Meloni dovrebbe tagliare i ponti col passato, rompere con un gruppo europeo conservatore che l’ha accolta e valorizzata, far saltare alleanze magari non sempre positive per la sua immagine ma certamente leali, finire in un gruppo pieno di moderati e democristiani. La politica è l’arte dell’impossibile. E Meloni ha già fatto vedere di quale capacità camaleontica è capace quando si tratta di vincere e governare. Per questo motivo un Fratelli d’Italia “quasi-popolare”, contro ogni pronostico, forse sarà possibile.

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