Manovra e rinvii: è già pioggia di decreti attuativi

L’ultima manovra economica, approvata a dicembre 2024, attende ancora l’emanazione di più della metà dei decreti attuativi: ne mancano 58 sul totale di 109 previsti. Una situazione che tiene bloccati circa 2,3 miliardi per il triennio 2025-2027: oltre 300 milioni di euro fanno riferimento all’anno che sta per finire, il resto è spalmato sul prossimo biennio. Milioni nel cassetto Tra questi ci sono i 50 milioni di euro all’anno per «il nuovo sistema di garanzia per il monitoraggio dell'assistenza sanitaria» e, per restare nell’ambito della sanità, i 250 milioni di euro (in tre anni) per le risorse da erogare alle regioni virtuose con le liste d'attesa. E ancora: risultano in stand-by i 300 milioni di euro (in tre anni) per «contribuire alle spese sostenute dai comuni per l'assistenza ai minori per i quali sia stato disposto l'allontanamento dalla casa familiare» e i 60 milioni per la riqualificazione sismica in favore dei nuclei familiari la cui abitazione principale sia risultata vulnerabile. Sono alcuni degli esempi di soldi teoricamente stanziati, ma che non possono essere ancora spesi. Dunque, non basta lo spin ottimistico del dipartimento per l’attuazione del programma, affidato al sottosegretario, Giovanbattista Fazzolari, che pure si sta dando da fare per smaltire gli arretrati: il governo Meloni fatica a dare piena attuazione alle norme. La manovra delle liti, al Mic è scontro totale tra Lega e meloniani Decreti in manovra La nuova legge di Bilancio non si annuncia più agevole: è appena avviata al Senato e già contiene 54 provvedimenti attuativi (tra decreti ministeriali e testo dell’Agenzia delle Entrate), che dovranno dare reale esecuzione alle norme. Un numero destinato ad aumentare nel corso dell’iter parlamentare: molti emendamenti rimandano spesso alla normazione secondaria, specie quando si tratta di fondi da ripartire. Difficile immaginare che il numero complessivo possa restare sotto i 100. Insomma, la finanziaria parte già con il piede di rimandare più in là la sua piena realizzazione e la messa in circolazione di tutte le risorse a disposizione. Un grande classico. Rossi a Montecitorio con il capogruppo FdI in Vigilanza Filini. Rai: «Sul tavolo riforma e manovra, era lì da direttore delle relazioni istituzionali» Intanto, i partiti stanno già vagliando i possibili correttivi da fare in parlamento. Forza Italia mira a vincere la battaglia sugli affitti brevi, cancellando la disposizione sull’aumento dell’aliquota dal 21 al 26 per cento. Il leader di FI, Antonio Tajani, vuole anche ottenere l’ampliamento della platea per il taglio dell’Irpef, portando la riduzione dell’aliquota dal 35 al 33 per cento ai redditi fino a 60mila euro. Era un obiettivo durante la trattativa con il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, resta un target da raggiungere in parlamento. «Possiamo provare a lavorarci, ma con i saldi che abbiamo, a saldi invariati, senza trovare altre coperture, mi sembra complicato», ha detto il sottosegretario all’Economia, Federico Freni, longa manus di Giorgetti nell’esame delle varie manovre. Parole che sanno di frenata. Le schermaglie a mezzo stampa stanno, però, per finire. La legge di Bilancio sta entrando nel vivo con una settimana sempre particolarmente attesa, quella che dà l’effettivo via all’iter: il fuoco di fila delle audizioni. Da lunedì, infatti, le commissioni riunite di Camera e Senato riceveranno associazioni di categoria e organismi indipendenti per raccogliere i cahiers de doléances sul testo incardinato a palazzo Madama. Una lista che, dalle richieste delle forze dell’ordine al mondo della cultura, si annuncia piuttosto lunga. Tajani: militari italiani nella Striscia? Solo con l’Onu