Le parole che Marina Berlusconi ha rilasciato al Foglio arrivano dopo giorni di discussioni intense, all’interno del centrodestra, che hanno riguardato il tema dei diritti (su tutti la battaglia sul fine vita) ma anche la collocazione internazionale di una maggioranza divisa tra sostenitori di Donald Trump e moderati in perenne stato di agitazione. «Spero davvero che il paese che è sempre stato il principale garante dell’Occidente non abbia ora un presidente che ambisce a diventare lui il rottamatore dell’Occidente stesso», ha detto la figlia del Cavaliere aggiungendo di sostenere le battaglie civili per il matrimonio egualitario e il fine vita.

È il secondo atto di una sorta di manifesto politico liberale che la presidente di Finivest aveva già in parte delineato in un’intervista al Corriere della Sera a giugno: «Se parliamo di aborto, fine vita o diritti Lgtb, mi sento più in sintonia con la sinistra di buon senso. Ognuno deve essere libero di scegliere». Parole rilanciate sui social da Francesca Pascale, ex compagna di Silvio Berlusconi e accolte da Forza Italia come «un manifesto liberale concreto e di grandissimo respiro».

Posizioni che in molti hanno letto come messaggi chiari all'indirizzo del partito guidato da Antonio Tajani (non a caso la componente più liberale ha festeggiato con una lunga serie di commenti) e della premier Giorgia Meloni che al contrario, per quanto riguarda Trump e, soprattutto, i diritti civili, sembra pensarla molto diversamente dalla presidente di Mondadori.

Il paradosso

Ma le sue parole sembrano anche un avvertimento, un po’ “stonato”, a sé stessa e al fratello Pier Silvio Berlusconi che sono saldamente al timone del gruppo Mediaset. Cioè la televisione che in questi anni ha fatto da megafono a una certa propaganda e che ultimamente va più d’accordo con un certo trumpismo che con le aperture liberali.

Una televisione che riesce a mescolare, nel grande calderone dell’infotainment, i migranti di Lampedusa con il suo record di sbarchi, il paese diviso sulla questione dell’“utero in affitto” e ancora borseggiatrici, gender, sostenitori dei dazi trumpiani. Nonostante Pier Silvio Berlusconi abbia cercato di dare una sterzata “progressista” alle reti del Biscione con l’assunzione di Bianca Berlinguer e Myrta Merlino, i talk di Cologno Monzese continuano a offrire una visione del mondo che piace molto ai patrioti del Make Europe Great Again.

Rete 4 ne è senza dubbio la sua più alta rappresentazione. Fuori dal coro, condotto da Mario Giordano può vantare di essere stato il primo programma italiano a dedicare una puntata al concetto di remigrazione, il piano per deportare chi non si è integrato, compresi cittadini di seconda o terza generazione. «Si può praticare? Lei che ne pensa della remigrazione?», ha chiesto Giordano al generale Roberto Vanncci.

Mentre Paolo Del Debbio, più moderato, a Dritto e rovescio offre ogni giovedì un parterre di ospiti sovranisti che vanno dall’europarlamentare leghista Silvia Sardone agli opinionisti patrioti come Maurizio Belpietro («L'elezione di Trump è il trionfo della democrazia»). Tutti a commentare le dichiarazioni dei sostenitori italiani di Trump a New York: «Non siamo preoccupati per i dazi, se fai un buon prodotto la gente viene ugualmente».  C’è poi Quarta Repubblica condotto da Nicola Porro. Tra gli ospiti spesso compaiono Daniele Capezzone e Marina Terragni, negazionista dell’esistenza delle persone transgender in linea con il tycoon. Insomma tanta preoccupazione per le sorti dell’Occidente da parte di Marina Berlusconi, ma gli ascolti televisivi valgono bene un’eccezione.

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