La sindaca di Roma in attesa della sentenza d’appello, i pm la accusano di falso in atto pubblico. «Correrò anche in caso di condanna». Ma Pd e M5S sperano di trovare un candidato comune
- La trasformazione definitiva del Movimento 5 Stelle in partito-uguale-agli-altri non si è compiuta con gli Stati generali di metà novembre.
- I seguaci di Beppe Grillo hanno da tempo abbandonato gli antichi pudori, e mostrano senza imbarazzi novecentesche divisioni in correnti, zuffe sugli «organi collegiali», lotte democristiane per le poltrone.
- L’esito giudiziario non è solo una questione cittadina: la barcollante alleanza giallorossa che regge il governo Conte, senza intese politiche nelle grandi città che vanno al voto nel 2021, è destinata a logorarsi ancor di più in caso di campagna elettorale fratricida.
La trasformazione definitiva del Movimento 5 Stelle in partito-uguale-agli-altri non si è compiuta con gli Stati generali di metà novembre. Ma due giorni fa. Quando la sindaca di Roma Virginia Raggi ha chiarito a Rainews24 che anche se venisse condannata per falso in atto pubblico non solo non si autosospenderebbe dall’M5s, ma andrebbe avanti senza ritirare la sua candidatura alle comunali di primavera: «La città ha bisogno di una guida sicura, io sono onesta, sto portando avanti provvedimenti c



